di András Hajdú

(Traduzione da: Corvinak)

Oltre a Fidesz-KDNP, un piccolo partito, Mi Hazánk Mozgalom (“Movimento per la nostra patria”), che si è staccato da Jobbik nel 2018, è considerato l’altro vincitore delle elezioni parlamentari del 2022.

Il risultato di lista del partito, sopra la soglia di sbarramento del 5%, ha rappresentato una sorpresa per due motivi. La guerra in Ucraina, alla fine di febbraio, ha spostato l’agenda politica in una direzione per nulla favorevole a Mi Hazank: il conflitto ha polarizzato l’opinione pubblica in due direzioni, rafforzando la natura bipolare della competizione politica, e per settimane ha messo in secondo piano tutte le questioni politiche (ad esempio la risposta all’epidemia di Covid, gli scandali politici) su cui si basava la campagna di Nostra Patria.

Di conseguenza, con poche eccezioni, i sondaggi indicavano il partito sotto la soglia di sbarramento. Inoltre, sulla base dell’esperienza delle precedenti elezioni parlamentari, un’affluenza di circa il 70% il giorno delle elezioni sembrava essere un fattore sfavorevole ai partiti minori. Tuttavia, il 3 aprile 2022, Nostra Patria ha facilmente superato la soglia di sbarramento, raccogliendo più di 330.000 voti, con la stragrande maggioranza dei suoi candidati nei collegi uninominali arrivati terzi.

Il segreto del successo del partito in queste elezioni va ritrovato nella capacità di comprendere la situazione politica, nell’attuazione riuscita e disciplinata della strategia elettorale, e nella peculiarità unica del suo carattere, del passato e del comportamento dei suoi politici, su cui ha potuto costruire per diventare un attore stabile nella politica ungherese.

Nascita e organizzazione di Nostra Patria

Il Movimento Mi Hazánk è un attore distintivo nel sistema partitico ungherese. Nel 2018, alle elezioni interne di Jobbik, László Toroczkai perse contro Tamás Sneider per 46 a 54. A seguito di ciò avvenne la scissione, ma il nuovo partito creato dai fuoriusciti aveva un retroterra molto più profondo di questo conflitto, anche al momento della sua fondazione.

Fin dall’inizio degli anni ’90, c’è stato in Ungheria un gruppo di elettori che non solo erano delusi dal cambio di regime, ma erano anche molto arrabbiati per il modo in cui i processi sociali ed economici si stavano sviluppando. È stato questo gruppo che ha creato e mantenuto il Partito della Giustizia e della Vita Ungherese (MIÉP), guidato da István Csurka, per più di un decennio; ma molti di loro hanno anche sostenuto il Partito dei Piccoli Proprietari (FKGP) di József Torgyán. L’élite politica di questi partiti e un numero significativo dei loro candidati provenivano da quello strato sociale, i cui membri sentivano di non aver ricevuto una vera compensazione per la nazionalizzazione comunista, di essere stati imbrogliati durante la privatizzazione e di non aver visto una profonda svolta politica e culturale. Dopo la disintegrazione del FKGP e poi del MIÉP, molti di loro sono diventati sostenitori di Fidesz o sono diventati passivi. Altri hanno visto in Jobbik, che è diventato un partito nel 2003, un attore che poteva portare avanti negli anni 2000 un programma politico che, paradossalmente, pur essendo radicato nella delusione degli anni ’90, era basato sia sulla nostalgia del periodo tra le due guerre sia su una tradizione politica critica verso il sistema (ad esempio Endre Bajcsy-Zsilinszky, il movimento degli scrittori popolari).

Diversi politici che hanno giocato un ruolo centrale nel successo iniziale di Jobbik e in quello attuale di Mi Hazánk sono legati a questo milieu politico.

László Toroczkai era già stato candidato per il MIÉP a Szeged nel 1998; ma ci sono diversi altri politici in Mi Hazánk in passato attivi non solo in Jobbik, ma nei decenni precedenti anche in altre organizzazioni legate alla destra radicale (per esempio HVIM, MÖM) o nello stesso MIÉP. Perciò, la cerchia che ha organizzato il partito (principalmente László Toroczkai, Dóra Dúró, Előd Novák) aveva una notevole esperienza su come costruire una comunità su una rete di gruppi locali e fonti di notizie alternative, che o non ottiene visibilità nei media mainstream o, se la ottiene, viene ritratta sotto una luce negativa. Non è una coincidenza che la dinamica della campagna di Nostra Patria, i molti eventi locali e l’atmosfera che vi regnava ricordassero a molte persone la campagna per il Parlamento europeo di Jobbik nel 2009.

LEGGI ANCHE
Cosa ha detto Orban a Tucker Carlson

In relazione al retroterra organizzativo del partito, vale la pena notare che aveva avuto successo nelle elezioni comunali del 2019 in diverse contee. Ottenne consiglieri comunali (ad esempio a Eger, Miskolc, Tatabánya), rappresentanti dell’assemblea regionale (in 6 contee) e persino alcuni sindaci. I singoli candidati di maggior successo furono quelli con qualche carica politica locale (per esempio Dávid Dócs, László Toroczkai), oppure conoscenza del collegio ed esperienza politica per essersi presentati in varie elezioni precedenti nella stessa circoscrizione (per esempio István Apáti).

Alcune caratteristiche dei risultati elettorali di Nostra Patria

I passati risultati elettorali di MIÉP e Jobbik, in molti modi correlati a quelli di Nostra Patria, erano caratterizzati da differenze regionali molto marcate. La base del MIÉP era concentrata principalmente a Budapest e nella contea di Pest; nei distretti di Buda addirittura riuscì a raddoppiare il sostegno nazionale. Jobbik, d’altra parte, era più forte soprattutto nelle regioni dell’Ungheria del nord e della Grande Pianura settentrionale, che prima del 2009 erano caratterizzate dal dominio della sinistra, basato sull’impatto sociale e sul “retaggio” dell’ex agricoltura industriale su larga scala. Per molti aspetti, queste aree sono diventate i perdenti della trasformazione economica che ha accompagnato il cambio di regime (nota come crisi di trasformazione), la quale, insieme ad altre fonti di tensione (ad esempio la disoccupazione, i problemi di rimborso dei prestiti in valuta estera, il conflitto con i rom negli anni 2000), ha creato una nuova opportunità per l’agenda anti-élite e anti-zingari di Jobbik, annunciata intorno al 2009/2010. Nel decennio del 2010, il partito seppe ottenere seri successi nella regione transdanubiana, soprattutto nelle città industriali (per esempio Dunaújváros, Tapolca).

Nel caso di Nostra Patria, osserviamo una situazione nuova, diversa da quella di Jobbik per molti aspetti. Con l’eccezione di Budapest (4,11%), il partito ha ottenuto ovunque risultati superiori al 5%. Un “asse” può essere identificato lungo il fiume Tisza, dove il sostegno è ben al di sopra della media nazionale, ma non ci sono quelle differenze tra i risultati nelle contee che caratterizzavano Jobbik. Il sostegno alla lista Nostra Patria in tutte le contee è stato tra il 5-8%, con il miglior risultato nella contea di Nógrád (7,66%), mentre la quota di voti a Heves, Jász-Nagykun-Szolnok e nelle tre contee meridionali della Grande Pianura è salita sopra il 7%. Nelle elezioni europee del 2019, solo nella contea di Jász-Nagykun-Szolnok aveva ottenuto un risultato superiore al 5%; il che, insieme ai parziali successi nelle elezioni locali, riflette il risultato di un processo di costruzione rapido, consapevole ed efficace.

Domande sul futuro del partito

Sotto molti aspetti, Nostra Patria entra nell’attuale legislatura in buona posizione. I suoi politici hanno esperienza in tutti i campi, il loro stile e programma sono noti, e sono in sintonia con la base che ha costruito una rete per mobilitare e raggiungere la soglia anche con un’affluenza del 70%. Quest’ultima è di particolare importanza, anche perché ha dimostrato durante la campagna di poter fornire al partito un forte sostegno pure quando l’agenda dei media mainstream nazionali non si concentra su temi che in linea di principio creerebbero un ambiente favorevole a Nostra Patria.

A meno di fratture all’interno della cerchia che ha fondato e gestisce attualmente il partito, è improbabile che si assista a un significativo calo di popolarità.

Lo spazio di manovra del partito potrebbe essere influenzato soprattutto dalle dinamiche tra le formazioni di opposizione nei prossimi anni. Avendo subito un’altra sconfitta su larga scala, è in dubbio quale strategia seguirà Jobbik: se tenterà di ricostruirsi un profilo indipendente o se si impegnerà infine come alleato di DK (Coalizione Democratica) nella lotta di potere all’interno dell’opposizione. Se Jobbik continuerà a perseguire la strategia degli ultimi due anni, e se i partiti dell’opposizione dipingeranno ancora (come nella comunicazione post-elettorale) “l’Ungheria rurale” come l’arcinemico da sconfiggere, potrebbe essere possibile per Mi Hazánk guadagnare in pochi anni il livello di sostegno che Jobbik aveva 4-5 anni fa. Tale situazione, tuttavia, segnerebbe un nuovo capitolo nella storia del sistema partitico ungherese.

Ricercatore del Centro Studi Politici, Scuola di Scienze e Storia Sociali del Mathias Corvinus Collegium (MCC) di Budapest.