di Nicola De Felice

Fame e blackout stanno scatenando una crisi economica senza precedenti nei Paesi origine di flussi migratori.

Le turbolenze innescate dall’aumento dei prezzi di cibo ed energia stanno attanagliando l’Egitto, il Bangladesh e la Tunisia, ai primi posti della classifica per gli sbarchi in Italia con 10.000 clandestini nel 2022, il triplo rispetto allo stesso periodo del 2020. Il tutto rischia di trasformarsi in uno “tsunami” apocalittico di sbarchi, grazie anche all’attrattiva presenza delle navi ONG tedesche, norvegesi e spagnole a ridosso delle coste libiche. L’Egitto ha 104 milioni di abitanti, mentre il Bangladesh, nazione più densamente popolata al mondo, ne ha 166 milioni.

L’aumento dei tassi di interesse negli Stati Uniti incrementa i costi di servizio e il debito pubblico di questi Paesi, indebitatisi per miliardi di dollari per combattere la covid. La crisi alimentare ed energetica dovuta alla cruda realtà della guerra in Ucraina sembra dover durare mesi e questo cocktail di rischi ha già spinto lo Sri Lanka al default, mentre altre economie emergenti sono in procinto di seguirne l’esempio. Altri problemi sono in arrivo: come il nuovo focolaio covid che sta bloccando i porti della Cina, con l’Europa e gli Stati Uniti spaventati da una possibile recessione. Per il FMI la guerra ucraina è come “un’onda sismica che impatta sull’economia globale” e la Banca Mondiale ha tagliato le previsioni di crescita globale annunciando la creazione di un pacchetto di recupero da 170 miliardi di dollari per le nazioni in crisi.

Lo Sri Lanka ha svalutato la sua valuta del 40% e sospeso il pagamento del debito estero, decidendo di utilizzare ciò che resta delle riserve per coprire le importazioni di cibo ed energia piuttosto che pagare gli investitori. Turchia, Egitto, Tunisia, Etiopia, Pakistan, Bangladesh sono in testa alla classifica dei mercati emergenti esposti al crollo finanziario a causa della guerra. I governi di questi Paesi hanno aumentato i prestiti per attutire l’impatto della pandemia e della guerra; ora il debito è detenuto da banche pronte a speculare sul rischio e a ritirare i prestiti a causa del rallentamento delle economie e del valore dei titoli di Stato. È probabile che l’aumento degli oneri finanziari diventi più pressante man mano che la Fed, per combattere l’inflazione interna, alzerà i tassi di interesse sui Treasury statunitensi, obbligazioni governative considerate beni rifugio per molti Stati in via di sviluppo.

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Le banche centrali di Egitto e Tunisia stanno alzando i tassi per tentare di controllare i prezzi, ma è bene ricordare che solo un decennio fa l’aumento dei prezzi dei generi alimentari contribuì a guidare i cambi di regime. In Bangladesh il governo sta tagliando l’elettricità alle famiglie e all’industria perché non può più acquistare carbone e gas. Il governo tunisino, a corto di liquidità, ha aumentato i prezzi del carburante 4 volte nell’ultimo anno e il turismo è sparito. I venditori della medina scherzano sul fatto che la marijuana si compra più facilmente della farina. In Egitto, il più grande importatore mondiale di grano, la scomparsa delle forniture russe ed ucraine ha colpito duramente. La sterlina egiziana è stata svalutata di oltre il 15% e il presidente El-Sisi ha esortato il popolo ad accontentarsi di pasti meno ricchi nel rompere il digiuno del Ramadan.

Aspettiamoci dunque un’estate calda e, con questo Ministro all’Interno, prepariamoci al peggio, sperando che il bel tempo arrivi il più tardi possibile.

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Senior Fellow del Centro Studi Machiavelli. Ammiraglio di divisione (ris.), già comandante di cacciatorpediniere e fregate, ha svolto importanti incarichi diplomatici, finanziari, tecnici e strategici per gli Stati Maggiori della Difesa e della Marina Militare, sia in Patria sia all’estero, in mare e a terra, perseguendo l'applicazione di capacità tese a rendere efficace la politica di difesa e di sicurezza italiana.