(Traduzione da: Heritage Foundation)
La Sinistra che abusa della scienza
Quando si trova di fronte ad argomenti politici divisivi, la sinistra ha la cattiva abitudine di indossare il suo immaginario camice da laboratorio, condurre una pessima ricerca e poi dichiarare che la scienza ha risolto la controversia a suo favore. Questa tendenza si è manifestata in tutta la sua evidenza durante la pandemia: se non obbedivate agli ordini pseudo-scientifici sulle mascherine, sul distanziamento sociale o sulla chiusura delle scuole, di certo volevate che la gente morisse.
Questo abuso politico della scienza sta emergendo di nuovo sulla questione della disforia di genere negli adolescenti. L’amministrazione Biden e i suoi alleati stanno proclamando che, se le cure “di affermazione del genere” (sotto forma di inibitori della pubertà e ormoni trans-sessuali) non saranno ampiamente e prontamente disponibili per i bambini che si trans-identificano, i giovani intrappolati in corpi che non sono conformi al loro sesso dichiarato si scoraggeranno e suicideranno.
Permettere ai bambini di essere transessuali salva la loro vita?
Di recente, l’ex portavoce della Casa Bianca Jen Psaki ha criticato una legge dell’Alabama, che limita la prescrizione di inibitori della pubertà e di ormoni trans-sessuali ai minori, in quanto interferirebbe con “l’assistenza sanitaria necessaria e salvavita”.
Tali commenti fanno eco a quelli di attivisti come Sarah Harte, secondo cui “le leggi e i sistemi che impediscono l’assistenza sanitaria per l’affermazione del genere contribuiranno ad aumentare i tassi di gravi problemi di salute mentale, compresi i decessi per suicidio”. I politici di Stati come California e Washington stanno rispondendo alle leggi, quali quella dell’Alabama, promuovendo una legislazione che renda più accessibili ai giovani gli inibitori della pubertà e gli ormoni trans-sessuali.
Ma – deja vu – la scienza utilizzata per giustificare tali tesi e riforme politiche è estremamente debole.
Perché gli studi pro-gender sono fallaci
Solo pochi studi esaminano la relazione tra trattamenti ormonali intersessuali e rischi di suicidio, confrontando i risultati degli adolescenti che hanno ricevuto tali cure con quelli che le hanno richieste ma non le hanno ricevute. Nessuno studio utilizza un modello di ricerca causale, come uno studio controllato randomizzato, che è tipicamente richiesto per l’approvazione dei farmaci. Molti di questi studi, invece, confrontano i minori che hanno ricevuto gli interventi con quelli che non hanno potuto ottenerli, riscontrando nei primi un minor tasso di tentativi di suicidio.
Questa ricerca presenta molti difetti. In primo luogo, tali studi si basano su sondaggi condotti su adulti trans-identificanti, reclutati da gruppi di supporto e di tutela dei trans. Quindi non sono rappresentativi di tutte le persone che hanno sperimentato la disforia di genere da adolescenti. In particolare, è meno probabile che questi studi includano persone che hanno risolto i loro problemi senza intervento medico, o persone che si sono pentite di aver assunto inibitori della pubertà e ormoni cross-sessuali.
Inoltre, il confronto tra le persone che hanno richiesto e ricevuto inibitori e ormoni e quelle che non hanno potuto riceverli non fornisce un quadro completo. Uno dei requisiti per ricevere questi interventi è essere classificati come psicologicamente stabili. Quindi, il fatto che la tendenza al suicidio sia più alta tra le persone che hanno cercato ma non sono riuscite a ottenere questi farmaci può dipendere dal fatto che siano state squalificate perché psicologicamente instabili quando li hanno richiesti. E gli studi esistenti non fanno alcuno sforzo per controllare le condizioni pregresse di salute mentale.
Il contro-studio di Heritage: più gender più suicidi
In un nuovo rapporto, pubblicato dalla Heritage Foundation, abbiamo condotto un esame più rigoroso della questione. Abbiamo scoperto che agevolare l’accesso ai trattamenti trans-sessuali senza il consenso dei genitori aumenta significativamente i tassi di suicidio. Si è ricorso a un esperimento politico naturale, derivante dal fatto che alcuni Stati hanno una disposizione legale che consente (almeno in determinate circostanze) ai minori di accedere alle cure mediche senza il consenso dei genitori, mentre altri Stati non hanno tale disposizione. Questa variazione nelle politiche statali precede l’introduzione degli inibitori della pubertà e degli ormoni trans-sessuali come interventi medici, iniziata negli Stati Uniti intorno al 2010 e accelerata intorno al 2015.
Abbiamo confrontato i tassi annuali di suicidio giovanile negli Stati che permettono ai minori di accedere alle cure senza il consenso dei genitori con quelli negli Stati che non lo fanno. I dati non mostrano alcuna differenza tra questi due gruppi di Stati per oltre un decennio, prima del 2010, anno in cui inizia l’uso degli inibitori della pubertà e degli ormoni trans-sessuali. Intorno a quel periodo, emerge una differenza nei tassi di suicidio e il divario accelera dopo il 2015, quando i trattamenti trans-sessuali diventano più comuni.
Entro il 2020, si registra un aumento del 14% nei tassi di suicidio tra i giovani negli Stati che consentono ai minori di accedere alle cure senza il consenso dei genitori, rispetto agli Stati che non lo fanno. L’accesso facilitato ai bloccanti della pubertà e agli ormoni cross-sessuali da parte dei minori ha di fatto esacerbato i tassi di suicidio.
È importante notare che non osserviamo alcuna differenza, tra questi gruppi di Stati, nei tassi di suicidio tra i giovani adulti, non influenzati dalle politiche rivolte ai minori. I tassi di suicidio accelerano solo tra questi ultimi. L’aumento relativo dei tassi di suicidio si verifica solo dopo l’introduzione di trattamenti trans-sessuali e la traiettoria dell’aumento corrisponde alla diffusione di questi interventi.
Ridare il controllo ai genitori
Alla luce di questi elevati rischi di suicidio, i governi statali e quello federale dovrebbero invertire la tendenza a rendere gli inibitori e gli ormoni più ampiamente e rapidamente disponibili per i minorenni. Abbiamo scoperto che facilitare l’accesso a questi trattamenti senza il consenso dei genitori è particolarmente pericoloso. Ciò suggerisce che i legislatori dovrebbero invece adottare una legge sui diritti dei genitori, per garantire che questi ultimi siano informati e coinvolti in tali decisioni critiche riguardanti i loro figli.
Nonostante quello che ci dicono gli attivisti di sinistra, la scienza non dimostra che i bloccanti della pubertà e gli ormoni trans-sessuali siano necessari per prevenire i suicidi. Anzi, dimostra semmai il contrario.
Senior Research Fellow al Center for Education Policy di Heritage Foundation, USA. Ph.D. in Governo (Harvard University), è stato professore e preside del Dipartimento di Riforma Scolastica presso l'Università dell'Arkansas.
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