di Daniele Scalea

Ci scusiamo sinceramente per qualsiasi offesa possa essere stata causata dalla nostra campagna festiva.

Le nostre borse con orso di peluche non avrebbero dovuto essere presentate con bambini in questa campagna.

Abbiamo immediatamente rimosso la campagna da tutte le nostre piattaforme.

Ci scusiamo per aver mostrato documenti inquietanti nella nostra campagna. Prendiamo la questione molto seriamente e stiamo intraprendendo azioni legali contro le parti responsabili della creazione del set e dell’inclusione di elementi non autorizzati nel servizio fotografico della campagna primaverile 23. Condanniamo fermamente qualsiasi forma d’abuso sui minori. Siamo dalla parte della salvaguardia e del benessere dei bambini.

Quella che avete appena letto è la “storia” che campeggia nel profilo Instagram del marchio di moda franco-spagnolo “Balenciaga”. Profilo Instagram da oltre 14 milioni di seguaci che è stato diligentemente svuotato d’ogni altro contenuto. Dal profilo Facebook, meno seguito, è sparita solo la campagna incriminata – di cui si dirà tra poco – mentre il profilo Twitter dell’azienda non esiste più (Balenciaga aveva infatti deciso di cancellarlo dopo l’acquisizione da parte di Elon Musk, impegnato a garantire la libertà di parola nel celebre social).

Se vi informate solo sui media “ufficiali”, è probabile vi stiate chiedendo: che cosa succede col marchio di moda? Bambini? Abuso sui minori? A cosa si riferisce il comunicato sopra riportato?

Bambini e orsetti sadomaso

Partiamo dall’inizio. Alcuni giorni fa Balenciaga ha avviato la promozione della collezione primavera-estate 2023. Essa includeva anche un servizio fotografico con protagoniste due bambine, apparentemente di un’età compresa tra i 4 e i 6 anni. Il servizio non è più visibile nel sito e nei canali di Balenciaga, ma le foto si possono trovare altrove su Internet: ad esempio in questo articolo del “New York Post” (una delle poche testate ad ampia diffusione ad avere trattato la questione).

Il servizio fotografico conteneva alcuni dettagli inquietanti, che subito sono stati notati da utenti di Twitter:

Il primo e più evidente è che le bambine sono fatte posare con borse a forma d’orsetto di peluche adorno con indumenti chiaramente sadomaso. Oltre alla già evocativa cinghia di cuoio, un orso ha bracciali, cavigliere e collare sempre in cuoio nero e con spuntoni. Il collare è chiuso da un lucchetto e, a completare l’inconfondibile outfit, c’è un top a rete. Il secondo modello di orso ha un altro indumento sadomaso e quello che assomiglia a un tanga nero.

Indubbiamente un abbinamento infelice – per usare un eufemismo – con delle bambine così piccole. Cosa riconosciuta anche da Balenciaga nel suo contrito comunicato di cui sopra. Ma il peggio, ahinoi, deve ancora venire.

Un documento inquietante

In informatica si è soliti chiamarle “Easter eggs“, “uova di Pasqua”. Si tratta di contenuti bizzarri e semi-nascosti inseriti dai progettisti nei loro programmi. Anche il servizio fotografico di Balenciaga ne contiene uno: ma non fa affatto ridere. Tutt’al più accapponare la pelle.

In una delle foto, che mostra una scrivania piena di documenti disordinati, se ne intravede uno. Si riconoscono espressioni come “sexual intercourse” e “pornography”. Dalla piccola porzione visibile si è potuto dedurre trattarsi di un testo che parla di una sentenza della Corte Suprema americana, quella del caso Ashcroft v. Free Speech Coalition. Si tratta forse di una mera coincidenza, ma risulta inquietante alla luce dello scellerato abbinamento di cui sopra.

In quel caso risalente al 2001-2002, infatti, la Free Speech Coalition (che, a dispetto del nome, è un’associazione che promuove la pornografia) si appellava contro una legge del 1996, il  Child Pornography Prevention Act. Tale norma metteva al bando anche il materiale pedopornografico prodotto al computer senza il coinvolgimento di bambini reali. La Corte Suprema diede ragione alla Free Speech Coalition, segnando un indubbio successo per i fruitori di pornografia infantile.

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Balenciaga si è scusata, dunque. Ma se il problema stava solo in un singolo servizio fotografico, perché ha cancellato tutto il materiale nel proprio seguitissimo profilo Instagram? Probabilmente perché la vicenda aveva dato la stura a meticolose ricerche su tutte le campagne, cercando qualsiasi possibile dettaglio controverso. Come in questo caso:

L’immagine riguarda ancora la collezione primavera 2023. Apparentemente è innocua: una donna in posa a una scrivania. Su di essa, però, si nota il libro Fire from the Sun del pittore belga Michael Borremans. Senza il contesto finora narrato, nessuno avrebbe dato peso alla scelta. Ma alla luce di quanto avvenuto, ha destato perplessità che in quel libro Borremans abbia raffigurato bambini nudi, talvolta coperti di sangue, intenti a giocare col fuoco o con arti umani amputati (anche alcuni bambini vi appaiono amputati).

Nella stessa foto, un altro libro che si può notare è The Cremaster Cycle di Matthew Barney. Un ciclo artistico comprensivo di film, foto, sculture che prende il nome dal muscolo responsabile della posizione dei testicoli in rapporto alla temperatura esterna. Ricorrenti sono le allusioni e i riferimenti ai primi sviluppi sessuali.

Mere coincidenze innocenti, senza dubbio. Ma che sollevano ancora più polverone sulla scia dello scandalo che ha colpito il marchio di moda.

Conclusioni

Lasciamo ai lettori valutare le responsabilità di Balenciaga rispetto alla vicenda narrata. Di certo essa è preoccupante poiché avviene in un momento in cui forte è la spinta alla precoce iper-sessualizzazione dei bambini: il riferimento è alla teoria gender inculcata fin dalla più tenera età, agli interventi di cambio di sesso nei giovanissimi, all’infiltrazione di pedofili nell’associazionismo LGBTQ, al tentativo di sdoganare la pedofilia.

L’attenzione su quanto sta avvenendo dev’essere massima. Il nostro Centro Studi fa la sua parte denunciando puntualmente ogni spinta pro-pedofilia che si registri in Italia e nel mondo.

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Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.

Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).

Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.