di Redazione

Esponenti di Ong immigrazioniste hanno interrotto, durante un festival cinematografico a Napoli, la proiezione di un documentario critico verso la loro attività. Una vicenda che rappresenta una volta di più l’intolleranza d’una precisa parte politica, il suo desiderio di censurare e zittire gli oppositori e – di conseguenza – la necessità di una legge a tutela della libertà d’espressione come quella recentemente proposta dal Centro Studi Machiavelli.

I fatti sono avvenuti al Festival del Cinema dei Diritti Umani, che si è svolto a Napoli nei giorni scorsi con il finanziamento (si legge nelle locandine) della Regione Campania. Il Festival, come si può dedurre dal nome e confermare dalla lettura del sito, ha un orientamento ideologicamente marcato. Ciò malgrado, quest’anno aveva previsto la proiezione (fuori concorso) del documentario L’urlo di Michelangelo Severgnini.

Quella di Severgnini non è certo catalogabile come un’opera “di destra” o peggio “razzista” e nemmeno ostile ai migranti. Sovente affida proprio a questi ultimi la parola. Ma va comunque contro la narrazione “ortodossa” poiché mostra il ruolo delle mafie nel traffico di esseri umani, il fatto che molti migranti disposti a tornare nei Paesi d’origine siano costretti a rimanere in Libia nella lunga (e spesso vana) attesa di imbarcarsi verso l’Europa.

La proiezione del film al suddetto Festival, il 25 novembre, è stata interrotta dopo circa 20 minuti dalla rabbiosa reazione di rappresentanti ufficiali di Ong presenti tra il pubblico. Secondo il racconto fatto da Severgnini stesso,

uno delle Ong si è alzato in piedi urlando, si è recato presso la console e quindi ha intimato ai tecnici di sospendere la proiezione. Ha preso il microfono, se l’è fatto aprire e ha cominciato a parlare. […] Ha costretto il tecnico a farlo [spegnere il videoproiettore, ndr].

In questo video si può vedere cosa è successo dopo l’interruzione, con diversi esponenti delle Ong che si impossessano a turno dei microfoni vomitando la loro rabbia contro il film, il regista (presente in sala) e gli organizzatori, spesso ricorrendo a insulti volgari (“regista dei miei coglioni”) o ad accuse risibili (“antisemita”, non si sa bene perché).

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Ora, non possiamo da questo filmato né dal racconto di Severgnini giudicare se quanto avvenuto rientri nell’ambito della nostra proposta di legge, ossia se vi sia stata violenza, anche “impropria”, per bloccare la proiezione (gli organizzatori del resto non hanno opposto resistenza ma si sono subito piegati ai contestatori). Anche se potessimo giudicare, non intenderemmo sostituirci ai giudici. Ma una cosa è certa: quanto avvenuto testimonia del clima di censura e prevaricazione, che porta a zittire gli altri, impedendo convegni di natura culturale prima ancora che politica. La qual cosa ci rammenta dell’importanza di una norma come quella proposta dal Centro Studi Machiavelli per tutelare la libertà di parola.

Rilanciamo dunque il concreto invito all’azione già rivolto ai nostri lettori, invitandoli a:

  • leggere e condividere il nostro “MachiavelliPolicy“, che abbiamo già provveduto a distribuire ai parlamentari;
  • scrivere ai propri rappresentanti in Parlamento, invitandoli a leggere e considerare la nostra proposta (è  possibile cercare i parlamentari che vi rappresentano e i rispettivi indirizzi e-mail a questa pagina per la Camera e a questa per il Senato: entrambe permettono di filtrare i risultati per collegio d’elezione);
  • effettuare una donazione al Centro Studi per finanziare l’attività di divulgazione e peroramento della proposta.

Possiamo riuscire, nei cinque anni di questa legislatura, a tradurre in legge la nostra proposta, così finalmente frustrando la prepotenza di quanti vogliono zittire i “dissidenti” impedendo convegni ed eventi politico-culturali.