di Patty Jane Geller

(Traduzione da: Heritage Foundation)

Il nuovo rapporto del Pentagono sulla potenza militare cinese fornisce indicazioni preoccupanti sull’entità della crescita dell’arsenale nucleare del regime comunista. Viene descritta una nazione decisa a moltiplicare le proprie forze nucleari.

Innanzitutto, il rapporto del 2022 rivela che la Cina potrebbe schierare 1.500 armi nucleari entro il 2035. Ciò equivarrebbe di fatto all’arsenale degli Stati Uniti, che dispongono di circa 1.550 armi nucleari (come da limiti previsti nel trattato New START con la Russia). Il rapporto dell’anno scorso stimava che la Cina avrebbe avuto 1.000 testate entro il 2030; ma la nuova previsione rivela l’intenzione cinese di raggiungere la parità nucleare con gli Stati Uniti, se non di sorpassarli.

In secondo luogo, il nuovo rapporto afferma che il rafforzamento nucleare della Cina – già descritto dal comandante del Comando Strategico degli Stati Uniti come una “rivoluzione strategica” – ha subito un’accelerazione. Vale la pena ricordare che nel 2020 il Pentagono aveva stimato che la Cina avrebbe raddoppiato il suo arsenale di circa 200 armi nucleari nel corso del decennio. Il rapporto del 2022 ci svela che la Cina lo ha già fatto – e in appena due anni.

In effetti, questa accelerazione corrisponde alla previsione dell’Ammiraglio Charles Richard, comandante del Comando Strategico USA, secondo cui “qualunque sia la stima temporale che la comunità di intelligence vi fornisce su qualsiasi cosa proveniente dalla Cina, dividetela per due e forse per quattro e vi avvicinerete alla risposta giusta”.

Queste stime aggiornate ricordano inoltre agli Americani che non sappiamo quando la Cina fermerà la sua espansione nucleare. Non sarebbe saggio pensare che il regime si fermerà a 1.000 testate nel 2030 e nemmeno a 1.500 nel 2035. Date le ambizioni cinesi di diventare una potenza militare di primo piano e di soppiantare gli Stati Uniti sulla scena mondiale, cosa le impedirebbe di sorpassare la parità con gli USA e di cercare di raggiungere la superiorità nucleare?

Tuttavia, gli Stati Uniti non dispongono attualmente di forze nucleari in grado di scoraggiare una minaccia nucleare cinese di queste dimensioni. Le dimensioni e la composizione del deterrente nucleare statunitense sono state elaborate intorno al 2010, basandosi sull’ipotesi di un contesto più benevolo rispetto a quello attuale. All’epoca, quando si decideva del futuro nucleare degli Stati Uniti, si pensava che la Cina avrebbe mantenuto la sua storica strategia di “deterrenza minima”. Nessuno aveva previsto la rapida espansione nucleare a cui assistiamo oggi. Con l’aumento delle minacce nucleari, cresce anche la preoccupazione che le forze nucleari statunitensi non siano sufficienti a fronteggiare un contesto di minacce nuovo e dinamico.

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In terzo luogo, il rapporto del Pentagono rileva il deliberato sforzo cinese per ampliare la produzione di testate. In particolare, sottolinea la crescente capacità di Pechino di produrre plutonio, il materiale necessario per un’arma nucleare. L’accesso al plutonio è stato considerato da alcuni analisti come un fattore limitante per il programma nucleare cinese. Ma il rapporto del Pentagono indica che la Cina è determinata a porvi rimedio. Sebbene il rapporto non descriva in dettaglio la produzione di testate da parte della Cina, stima una forza dispiegata di 1.000 testate entro il 2030, che crescerà fino a 1.500 testate schierate entro il 2035; ciò potrebbe suggerire una capacità produttiva approssimativa di circa 100 testate all’anno nel 2030.

Questo sarebbe un fatto significativo. A titolo di paragone, gli Stati Uniti non sono in grado di produrre testate nucleari perché non hanno la capacità di produrre noccioli di plutonio, che costituiscono il nucleo di qualsiasi arma nucleare. Al momento gli Stati Uniti stanno lavorando per ricostituire la capacità di produrre noccioli di plutonio, con l’obiettivo di produrne 80 all’anno. Ma si prevede che questa capacità sarà pienamente operativa non prima del 2032. Insomma: il rapporto del Pentagono suggerisce che la Cina continuerà a possedere una maggiore capacità di produzione di testate anche se gli Stati Uniti raggiungeranno pienamente i propri obiettivi di produzione.

Inoltre, l’obiettivo di produrre 80 noccioli all’anno si basa sulla necessità di sostituire le armi esistenti prima che invecchino. Gli Stati Uniti hanno un numero considerevole di testate in riserva, ma anche queste richiederebbero nuovi noccioli di plutonio. In altre parole, la produzione statunitense di noccioli di plutonio consentirà agli Stati Uniti di sostituire le forze esistenti, mentre la produzione di armi da parte della Cina aumenterà drasticamente il suo arsenale.

Un vantaggio cinese nella capacità di produrre testate fornisce al presidente Xi Jinping un percorso verso la superiorità nucleare, qualora decidesse di perseguirla. Gli Stati Uniti, da parte loro, avrebbero poche opzioni di risposta se la Cina, giunta a 1500 testate, dovesse decidere di non fermarsi.

Mentre la Cina continua a migliorare le infrastrutture per sostenere l’espansione nucleare, l’America potrebbe dover rivalutare i propri piani di produzione di testate per assicurarsi di poter tenere testa alla crescente minaccia nucleare cinese.

patty jane geller

Analista senior sulla deterrenza nucleare e la difesa missilistica per Heritage Foundation (Washington DC). B.A. in Government (Georgetown University) e M.A. in Military operational art and science (Air Command and Staff College), in precedenza ha lavorato presso il Congresso degli Stati Uniti.