di Luca Ruggeri
La Cina costituisce oggi una realtà economica di grandi dimensioni, la seconda economia a livello mondiale, ma appare caratterizzata da contraddizioni importanti agli occhi degli investitori occidentali, come peraltro già segnalato su questo sito.
Alcuni episodi hanno infatti reso più cauti gli investitori, in particolar modo gli ostacoli posti, nel 2020, all’offerta pubblica di Ant Group, braccio finanziario del gruppo Alibaba che fa capo al magnate Jack Ma, e più in generale l’attività volta a sminuire il peso e l’autonomia delle big tech rispetto al partito comunista. Un ulteriore episodio che ha contribuito a creare dei dubbi ed a far crescere la percezione del rischio Paese nei confronti della Cina è stata l’imposizione alle società di tutoring dopo-scuola della natura non-profit, in quanto accusate di contribuire alla denatalità cinese stanti i pesanti costi chiesti alle famiglie per una formazione scolastica integrativa, considerata necessaria per poter accedere alle migliori scuole in un contesto formativo estremamente competitivo. La decisione del governo cinese ha quindi cancellato con un tratto di penna un promettente settore nel quale si erano riversati diversi investimenti esteri. Tale decisione ha visto anche la proibizione del finanziamento del settore in oggetto attraverso le VIE (Variable Interest Entities) di cui si dirà in seguito.
Il mercato azionario cinese ha aumentato le proprie dimensioni e, pur se assai più limitato rispetto all’importanza dell’economia reale, costituisce oggi oltre il 43% dell’indice MSCI EM mentre i titoli tecnologici cinesi hanno un rilevante peso nell’indice mondiale MSCI ACWI – ESG Leaders Index. Il mercato obbligazionario cinese è oggi il secondo mercato obbligazionario mondiale per dimensioni, dietro solo a quello statunitense.
Il governo cinese ha operato alcune iniziative per aumentare l’apertura del sistema finanziario al fine di attirare capitali stranieri: pensiamo, ad esempio, per il mercato azionario alla creazione dello Shanghai Stock Connect e dello Shenzhen Stock Connect. Nel settore obbligazionario la banca centrale cinese sta ampliando l’accesso al mercato a selezionati operatori esteri. Il contesto complessivo è comunque ancora lontano dall’essere un mercato finanziario aperto.
A questo punto risulta naturale chiedersi, in questo panorama, quali siano gli strumenti utilizzati dalle imprese cinesi per attirare risorse finanziarie da altri Paesi.
Le società cinesi, in particolar modo le società tecnologiche, per raccogliere capitali esteri, anche attraverso la quotazione negli USA ed Hong Kong, utilizzano ampiamente le VIE, tipicamente con sede in paradisi fiscali tra i quali spiccano le isole Cayman.
Le VIE sono società, controllate dalla società madre cinese, che stringono con la stessa società madre una serie di accordi che attribuiscono loro ampi diritti nei confronti di quest’ultima, configurando talora quasi una sorta di controllo. Le VIE vengono quindi quotate e raccolgono capitali per la società madre. Lo schema delle VIE, operativo dagli inizi del 2000, consente alle società cinesi di evitare l’ingresso diretto di soci stranieri nel proprio capitale e di raccogliere nel contempo ampie risorse finanziarie come dimostrato da casi eclatanti quali Alibaba, Tencent e Baidu.
Le dimensioni del fenomeno sono state quantificate da un recentissimo studio (China in Tax Havens di C. Clayton, A. Coppola, A. Dos Santos, M. Maggiori e J. Schreger) pubblicato dal The Global Capital Allocation Project. Il report sottolinea come le società collegate alla Cina contribuiscano per più della metà delle azioni e per circa un quinto delle obbligazioni alle emissioni complessive da parte dei paradisi fiscali, in primis le isole Cayman ma anche le Bermuda e le Isole Vergini. Lo studio quantifica, per le sole isole Cayman, l’importo di quanto raccolto da società che fanno capo ad operatori cinesi, con riferimento sia ad azioni che obbligazioni, in 1.239 miliardi di dollari USA al dicembre 2020. Si tratta di una gran massa di denaro che sfugge alle statistiche ufficiali che descrivono i flussi e gli investimenti tra singoli Paesi e che vede quale principale provenienza gli USA.
Questa modalità di utilizzo dei paradisi fiscali pone diverse tematiche su diversi livelli; ci limitiamo a segnalarne alcune che ci paiono di particolare rilievo.
Lo schema delle VIE periodicamente torna all’attenzione in riferimento ai rischi del singolo investitore, in quanto pone ovvi dubbi circa gli strumenti giuridici per il recupero del proprio investimento in caso di default della società madre cinese. Sotto questo profilo si attendono le evoluzioni della saga del gruppo immobiliare Evergrande.
Più in generale è lecito chiedersi se l’utilizzo delle VIE sia un primo passo in vista dell’apertura del sistema finanziario cinese o solo una sorta di escamotage per evitare l’effettivo ingresso degli investitori internazionali nel capitale delle grandi imprese nazionali.
Su un diverso piano appare evidente che i legami finanziari della Cina con il resto del mondo, in particolare con gli USA, sono di maggior rilievo rispetto a quanto non possa apparire ad una prima analisi e ciò, tra le molteplici conseguenze, rende più difficoltosa una “weaponizzazione” della finanza in funzione di strumento di pressione nei confronti della Cina rispetto, ad esempio, a quanto avvenuto con la Russia.
Ricercatore senior del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Economia, ha lavorato per oltre venti anni presso una grande banca italiana ed attualmente svolge la propria attività quale direttore generale presso un investitore istituzionale.
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“VIE” – “Variable Interest Entities”?
„…under Chinese law, foreigners cannot own shares in most domestic sec#tors, so a quasi legal mechanism known as a variable interest entity (VIE) was created to allow foreign investment in Chinese companies via offshore entities. According to one estimate, almost 80 percent of foreign investment in Chinese companies occurs through VIEs, located largely in offshore holding companies in the Cayman Islands…“ https://www.investopedia.com/terms/v/variable-interest-entity.asp
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“Legally ambiguous ‘VIE’ structure means foreign investors don’t technically own overseas-listed Chinese stocks – and that could spell disaster…To skirt China’s restrictions on foreign investment in certain industries,
many firms adopt a complex VIE structure which falls into a legal grey area… Beijing has so far remained silent on the subject, but if it decided to clamp down, the effects would be devastating…” https://www.scmp.com/busi#ness/markets/article/3114557/legally-ambiguous-vie-structure-means-foreign-investors-dont
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“… “We are believers in Asia, believers in Hong Kong, and we are growing this office as part of our ‘global Hausbank’ strategy,” Campelli said (Fabrizio Campelli, head of investment banking at Deutsche Bank). “Our corporate clients in Europe are very keen to play here in Asia and they want a partner like us to help them do that,” said Campelli. “That’s why we’re committed to this region for the long-term.”
There is record private equity dry powder to the tune of US$2.5 trillion [2.500 miliardi di dollari] waiting to be deployed, according to PricewaterhouseCoopers….”
https://www.scmp.com/business/companies/article/3228268/deutsche-bank-bulks-team-dozens#new-hires-german-lender-sets-sights-deal-making-asia
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“I have an account with HSBC in Shanghai,” said Mobius, (founder of Mo#bius Capital Partners, “since 1987”) in an interview published on March 2nd, 2023: “I cannot withdraw my money. The government limits the drai#nage of the money flow from the country.”… “I cannot explain why they do this… they build all possible barriers.”…”They don’t say: ‘No, you can’t get your money out’. But they say: ‘Give us all the records of the past 20 years about how you have earned this money’ … that’s crazy.”
commento:
“decoupling of our economy from the economy of China” is only a pipe dream / un sogno / ein Hirngespinst.
Janet Jellen: “decoupling of our economy from the economy of China is theoretically impossible” (10.07.2023, Pechino).
Regards
Pierre LeBlanc