di Nicola De Felice

Se l’obiettivo strategico è quello di stabilizzare e ricostruire gli Stati rivieraschi della sponda sud del Mar Mediterraneo al fine di tutelare gli interessi nazionali, africani ed europei, vincolati alla preservazione delle fonti di approvvigionamento energetico nonché di sconfiggere, una volta per tutte, le organizzazioni criminali che gestiscono il mercato degli esseri umani, lo Stato italiano adotti determinate linee d’azione da concordare con l’Ue, l’Onu, gli Stati di provenienza, gli Stati di transito dei migranti clandestini nonché con gli Stati di bandiera delle navi Ong, passando dalla dimensione organizzativa e giuridica nazionale a quella multinazionale.

Le convenzioni di riferimento principali sono la Legge del Mare delle Nazioni Unite e la Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale adottata a Palermo, entrambe ratificate dal Parlamento italiano. In sostanza, una vera e propria operazione civile e militare internazionale, che preveda quale conditio sine qua non il consenso ed il coinvolgimento diretto dei governi della sponda sud del Mediterraneo riconosciuti dall’Onu, l’aggregazione di nazioni europee, l’istituzione di hot-spot in Africa – non distanti dagli Stati di origine – finanziati dall’Onu, gestiti e controllati dall’Ue per la definizione della protezione internazionale e dell’eventuale concessione dell’asilo politico.

Per chi non ne abbia diritto, l’Ue pianifichi e programmi il rientro – volontario o forzato – negli Stati di origine previ accordi bilaterali che includano clausole persuasive di carattere economico, militare, diplomatico e di cooperazione commerciale. Siano condivisi con le locali forze dell’ordine il comando e controllo, la sorveglianza, il pattugliamento misto nelle acque territoriali. Lo scopo primario dell’operazione sia quello di interdire e debellare la tratta degli esseri umani e ogni discendente tentativo di migrazione illegale e clandestina dalla Libia e dalla Tunisia verso l’Europa. L’obiettivo secondario sia il blocco di tutte le attività illegali che si svolgono via mare, dato che il contrasto al terrorismo e alle minacce alla sicurezza energetica, ai gasdotti terrestri e sottomarini, alle navi trasporto combustibili, ai porti di carico e stoccaggio o altro, è già un compito istituzionale della Nato.

In analogia all’accordo in vigore per la Somalia, dove con l’operazione Atalanta della missione civile-militare “Eunavfor Somalia”, l’Ue, con il consenso del governo somalo, contrasta la minaccia dei pirati e di altri traffici illeciti attraverso l’interdizione navale nelle acque territoriali somale, il personale militare coinvolto nell’operazione nel Mediterraneo trattenga e trasferisca le persone sospettate di aver commesso atti illeciti e sequestri le imbarcazioni nonché le armi e le attrezzature ritrovate a bordo. Le persone sospettate di aver commesso tali atti siano giudicate presso lo Stato membro Ue che le ha catturate, dallo Stato di appartenenza della nave mercantile sequestrata oppure, in applicazione di specifici accordi con l’Ue siglati dagli Stati rivieraschi, discrezionalmente dalle Autorità di tali Paesi.

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La Forza navale europea dell’operazione Atalanta opera in una zona compresa tra il Mar Rosso, il Golfo di Aden e parte dell’Oceano Indiano, Isole Seychelles incluse, che rappresenta una zona di mare che per grandezza è simile a tutto il Mar Mediterraneo. In merito agli Stati di bandiera delle navi Ong come la Germania e la Norvegia che insistono nell’indicare l’Italia quale unico punto di approdo, incoraggiando con il loro fattore attrattivo il business della tratta degli esseri umani, rispettino il Regolamento Ue di Dublino che impone a quegli Stati – ove avviene il primo passaggio illegale della frontiera europea – la responsabilità della protezione internazionale di eventuali profughi e del collegato asilo politico. Il complesso delle regole internazionali ed europee pone in capo allo Stato di bandiera l’obbligo – sanzionabile sul piano del diritto internazionale – di esercitare un’efficace funzione normativa ed effettivi poteri di controllo, di certificazione e sanzionatori a tutela di interessi ascrivibili alla comunità internazionale nel suo complesso, come la vita umana o l’ambiente marino. Senza una bandiera una nave non può navigare.

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Senior Fellow del Centro Studi Machiavelli. Ammiraglio di divisione (ris.), già comandante di cacciatorpediniere e fregate, ha svolto importanti incarichi diplomatici, finanziari, tecnici e strategici per gli Stati Maggiori della Difesa e della Marina Militare, sia in Patria sia all’estero, in mare e a terra, perseguendo l'applicazione di capacità tese a rendere efficace la politica di difesa e di sicurezza italiana.