di Redazione
Sabato scorso (20 maggio 2023) Eugenia Roccella, Ministra per la Famiglia, avrebbe dovuto presentare il suo libro presso il Salone del Libro di Torino. Manifestanti di estrema sinistra, provenienti dalle famigerate organizzazioni “Non una di meno” e “Extinction Rebellion”, hanno inscenato una contestazione finalizzata ad impedire lo svolgersi della manifestazione. In ultimo, la presentazione del libro non ha potuto avere luogo, conculcando così la libertà d’espressione della Ministra e degli altri relatori.
A seguito di quest’azione, 29 estremisti sono stati denunciati per violenza privata.
Com’è ampiamente spiegato nel nostro report Tutelare la libertà di riunione e manifestazione pubblica del pensiero tramite l’introduzione di un nuovo reato, il reato di violenza privata (art. 610 c.p.) è una fattispecie residuale, che include anche condotte bagatellari, e perciò è particolarmente mite nel minimo, non contempla la custodia cautelare in carcere e, a discrezione dell’autorità giudiziaria, può essere considerato reato così tenue da non essere nemmeno punito (art. 131 bis c.p.).
Non è dunque ardito prevedere che chi ha impedito alla Ministra e ad altri di parlare in pubblico potrebbe uscirne impunito, o punito in maniera insignificante. Con l’effetto di non dissuadere il ripetersi di simile condotte, finalizzate a impedire l’espressione di chi non condivide l’ideologia di tali soggetti.
Da ciò è derivata la proposta del Centro Studi Machiavelli di introdurre un nuovo specifico reato per chi, con violenza o minaccia, impedisca riunioni pubbliche o aperte al pubblico.
È evidente, almeno per noi, che il diritto a esprimere il proprio dissenso, o anche a contestare, non può tradursi nel violare l’altrui diritto, costituzionalmente garantito, di espressione. Intervenire per tempo, con precisione ed efficacia, su questo punto è imperativo, visto il montare di un estremismo di sinistra alimentato da ideologie che hanno particolare presa sui giovani. Questo tipo di violenza politica, finalizzata a zittire chi dissente dalle suddette ideologie, trova già ampia giustificazione nel dibattito pubblico. Ovviamente, le medesime condotte, se poste in atto contro soggetti di sinistra, non sono tollerate ma accolte da allarmi per il presunto “ritorno del fascismo”. Basti guardare al diverso modo con cui è stata narrata una concomitante contestazione, sempre al Salone del Libro, rivolta contro la biologa Antonella Viola: sebbene in questo caso il contestatore solitario si sia limitato a interloquire con “vivacità” con la Viola, senza impedire lo svolgimento della sua conferenza, la propaganda mediatica (che ha minimizzato, condonato o apertamente appoggiato il bavaglio imposto alla Roccella) parla all’unisono di “aggressione” (vedi Open, Repubblica, Il Gazzettino o l’ANSA, tra i tanti).
Ciò significa una cosa precisa: se anche, sbagliando, si ritenesse lecito spingere il diritto a contestare fino a impedire l’espressione altrui, bisogna essere consci che tale “diritto” sarà garantito sempre e solo agli estremisti di sinistra. Gli altri dovranno fare i conti con la demonizzazione mediatica, i “duri moniti” del Quirinale, le manganellate dei gendarmi e le “pene esemplari” dei tribunali.
Sostenere la nostra proposta di legge è dunque non solo giusto, ma anche pragmatico. Come farlo concretamente?
- leggendo e condividendo il nostro “MachiavelliPolicy“, che abbiamo già provveduto a distribuire ai parlamentari;
- scrivendo ai propri rappresentanti in Parlamento, invitandoli a leggere e considerare la nostra proposta (è possibile cercare i parlamentari che vi rappresentano e i rispettivi indirizzi e-mail a questa pagina per la Camera e a questa per il Senato: entrambe permettono di filtrare i risultati per collegio d’elezione);
- effettuando una donazione al Centro Studi per darci più strumenti di divulgazione e pressione.
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