Valerio Benedetti su “Il Primato Nazionale” riprende il dossier “Guerra Cognitiva. Una nuova minaccia ibrida “di Emanuel Pietrobon, evidenziando come in Italia ancora non si abbiano studi approfonditi su questi nuovi scenari strategici oltre al lavoro del Centro Studi Machiavelli.
Da quando esiste l’uomo, esiste la guerra. Da quando esiste la guerra, esiste la propaganda. A ben vedere, infatti, spesso i conflitti si vincono prima nella mente che sul campo di battaglia. Non a caso, dagli albori della civiltà, il morale delle truppe è sempre stato un aspetto decisivo per l’esito dei combattimenti. Tuttavia, nel corso della storia, le tecniche e le strategie della propaganda sono cambiate profondamente. Nel Novecento, ad esempio, le popolazioni civili sono diventate un vero e proprio obiettivo bellico: pensiamo ai bombardamenti terroristici per fiaccarne il morale. Dalla «guerra totale» novecentesca, poi, si è passati più di recente alle cosiddette «guerre ibride», che si conducono su più livelli e con armi spesso diversissime (dai carri armati alle sanzioni economiche, dagli attacchi cibernetici alla disinformazione). Ecco, in questo contesto, negli ultimi anni le superpotenze mondiali stanno affinando un nuovo tipo di conflitto, e cioè la «guerra cognitiva».
Che cos’è la guerra cognitiva
Sull’argomento, in Italia, si trova ancora poco o nulla. È per questo che risulta molto utile un nuovo dossier pubblicato dal Centro Studi Machiavelli. Scritto dal giovane analista geopolitico Emanuel Pietrobon, questo agile e informato documento ci aiuta a capire che cos’è una guerra cognitiva e perché, in Occidente e soprattutto in Italia, non siamo preparati a questa inedita forma di conflitto… CONTINUA A LEGGERE SU “IL PRIMATO NAZIONALE”
Laureato in Lettere e dottore di ricerca in Storia, è caporedattore del "Primato Nazionale". Saggista, il suo ultimo libro è Sovranismo: la grande sfida del nostro tempo (2021).
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