Si apprende dalla stampa nazionale che la CGIL e l’ANPI starebbero intonando il loro grido di battaglia contro il libro del generale Vannacci e contro il suo autore. Nel fare ciò le due organizzazioni di libero pensiero, danno prova concreta, se ancora ce ne fosse bisogno, della legittimità della tesi svolta dal generale Vannacci sul tema della “normalità”.
Pretenderebbero, infatti, le due organizzazioni dell’avanguardia di sinistra, risvegliatesi da un sonno profondo che le aveva avvolte nel periodo dei governi tecnici eteroimposti, che gli organizzatori degli incontri con il generale cancellassero le relative date, in quanto il contenuto del libro “rappresenta un brodo di coltura che alimenta fascismi vecchi e nuovi” (ANPI), un libro che “attraverso pensieri farneticanti, sessisti omofobi e razzisti di chiaro stampo fascista, ha caratterizzato il dibattito politico estivo”. Un giudizio moderato, equilibrato, all’insegna del rispetto delle idee altrui, che denota però una profonda incapacità di comprendere la causa ultima di quel richiamato effetto, che si sostanzia, appunto, nel dibattito estivo, originato da una sorta di legge del contrappasso che potremmo laicamente sintetizzare con la seguente formula, “chi di woke ferisce, di woke perisce”.
“Per parlare, chiedere il permesso a noi”
Una reazione non prevista dal pensiero dominante salottiero, intento oramai da anni a tentare di educare gli individui consumatori, all’evidenza con scarsi risultati, offrendo loro una visione della vita priva dei valori che hanno contrassegnato la civiltà, all’insegna oramai della instabilità affettiva e sessuale, e di un materialismo di risulta, ma facilmente prevedibile da chi si fosse posto in ascolto della oramai esile voce delle persone “normali”, intente nelle occupazioni quotidiane.
Ed è a queste persone, che rappresentano la maggioranza, che si rivolge con semplicità il libro del generale Vannacci, persone che fortunatamente avvertono ancora le proprie radici, il senso quasi perduto di comunità e che comprendono, nella loro affidabile e stabile semplicità, che ciò in cui hanno creduto, in primo luogo la tradizione, cui la stessa ANPI dovrebbe essere legata, sia inesorabilmente destinato a perdersi, ove non si metta riparo alla deriva ideologica imposta dai frequentatori dei dorati ritiri di Davòs. Non condivisibile quindi l’esigenza avvertita dagli organizzatori degli incontri con Vannacci, di giustificare nei confronti del predetto sindacato e della anzidetta associazione, l’inesorabilità dell’incontro, richiamando le molte prenotazioni ricevute, quasi si trattasse di una ipotesi di forza maggiore!
L’incoerenza dei contestatori
“No signori, non sopravvalutate gli attori“ (Marcello Veneziani). Non si tratta infatti di giustificare agli occhi degli sparuti contestatori la permanenza del momento di riflessione comune, accuratamente organizzato, ma, da un lato, di opporsi alla loro volontà di impedire intimidendo, come fossero portatori di un pensiero assoluto, e, dall’altro, di rappresentare, apertis verbis – richiamando altresì la oramai famosa risoluzione del Consiglio Europeo del 19.09.2019, che equipara il comunismo al nazismo -, come la contrarietà ideologica delle surrichiamate organizzazioni rappresenti una deriva di stampo comunista contro la libertà di parola e di pensiero, come tale da arginare, funzionale al pensiero dominante, contrario ad ogni carica asseritamente eversiva contro la “servitù volontaria”, descritta maestosamente da Etienne De La Boétie (“Discorso della servitù volontaria”). Ciò chiarito resta l’eterogenesi dei fini: la contestazione del libro e del suo autore da parte di una minoranza, nel rendere evidente la volontà della stessa di dare lunga vita ad un “mondo al contrario”, rafforza il sentire comune dei più che, in termini numerici, rappresentano quindi la “normalità”. Una normalità che salda nuovamente le persone, allontanando gli individui consumatori, e ricostruendo il senso di comunità.
Rifletteremo sul contenuto del libro con il generale Vannacci lunedì 23 ottobre 2023 alle ore 21:00 presso il teatro “ex Salesiani” di Figline Valdarno (Firenze), con il patrocinio del Centro Studi Machiavelli.
L’ingresso è libero ma è raccomandata la prenotazione (clicca qui per compilare il formulario oppure inviaci una e-mail).
Avvocato cassazionista con sede a Firenze, esperto in diritto civile societario e in diritto penale di impresa e contrattualistica. Laureato in Giurisprudenza all'Università degli Studi di Firenze.
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