di Emanuele Mastrangelo e Enrico Petrucci

Galles. Non censuriamo, solo buttiamo giù le statue

Una volta tanto non partiamo dalla Scozia. Stavolta è il governo del Galles che tenta di recuperare il tempo perduto in tema di wokkate rispolverando uno dei classici come la cancel culture nei confronti delle statue su pubblica piazza. Si tratta della finalizzazione di un programma che va avanti da diversi anni e ha lo scopo di «decolonizzare» lo spazio pubblico per «celebrare la diversità» della società contemporanea.

Dal punto di vista del governo gallese il termine “decolonizzazione”, riferisce il sempre ottimo Craig Simpson del Telegraph (1), si estende alla necessità di superare una rappresentazione bianca e occidentale dello spazio.

Il passo non è banale: la guerra culturale non è più solo quella contro i soggetti storici legati al fenomeno coloniale (quindi per loro stessa natura malvagi e degni di cancel culture), ma tutti coloro che rientrano tout court nella storia europea. Che – orpo! – è per il 99,9% colpevolmente bianca. D’altronde il Galles aspira a diventare «nazione anti-razzista» entro il 2030, e per farlo potrebbe essere necessario fare a meno di «soggetti divisivi» come gli eroi britannici delle guerre contro la Francia napoleonica, colpevoli magari di non essere stati contemporaneamente dei ferventi abolizionisti. Comunque le linee guida del regime gallese precisano che nessuno vuole censurare o cancellare la storia. Ah, allora, andiamo a letto tranquilli, stanotte.

Regno Unito. Dannata mentalità dell’epoca!

Altre due brevi dal Regno Unito: la sit-com della BCC Terry and June, andata in onda dal 1979 al 1987, riceverà un avviso in merito al linguaggio «discriminatorio» in uso all’epoca (2), mentre la serie di documentari sempre della BBC Civilisation del 1969 firmati da Kenneth Clark avranno un trigger warning perché propagandano la mentalità dell’epoca (3).

Insomma ancora qualche mese è non parleremo più di humor britannico, bensì di trigger warning britannico.

Germania. Voilà la Legge Munchausen per il «cambio di sesso»

Nel frattempo in Germania è stata approvata la nuova legge per semplificare il «cambio di genere», ovvero di sesso, nei documenti, che già da tempo prevedono una terza opzione oltre al classico maschio-femmina. La legge si pone nel solco della Ley trans spagnola, quindi non sono necessarie diagnosi o altro. In questa wokkata, due sono le super-wokkate rilevanti: dai 14 ai 18 anni serve il consenso dei genitori, ma sotto i 14 anni i genitori potranno comunque operare il cambio anagrafico, a differenza di altre legislazioni recenti come quella svedese che lo prevede solo a partire dai 16 anni. Quindi si dà letteralmente carta bianca ai genitori con sindrome di Munchausen (4). Interessante anche la presenza di una multa di 10.000 € per i colpevoli di deadnaming, ovvero il disvelamento dell’identità precedente. Chiamare le persone col loro nome costa caro.

Cionondimeno, la mentalità da bottegaio germanico della legge (approvata con 374 favorevoli, 251 contrari e 11 astenuti) ha dato una vita ad una norma che sicuramente non soddisferà i più intransigenti: i gestori di palestre potranno infatti applicare la massima discrezionalità nell’acceso agli spogliatoi… Insomma se la Fräulein sulla carta d’identità non fosse poi effettivamente così Fräulein dal vivo potrebbe essere costretta ad utilizzare lo spogliatoio maschile. Ancora peggio il fatto che se si cambia sesso e non si opta per la terza opzione si dovrà usare un nome coerente con il sesso desiderato (5). Quanta oppressione transfobica.

Canada. Non è tanto cambio di sesso, è più voglia di qualcosa di strano…

Dal Canada la notizia che il «transizionante» che desiderava avere sia un pene che una vagina avrà diritto all’operazione coperta dal servizio sanitario nazionale. Il caso riguarda un paziente nato maschio dell’Ontario che voleva transizionare per avere una vagina ma mantenere il proprio pene. L’uomo era aveva inizialmente vista respinta la sua richiesta di avere l’operazione coperta dal servizio sanitario, per la quale solo i costi di una «normale» riassegnazione aveva fatto ricorso e la corte si è pronunciata in suo favore: i chirurghi si dovranno così ingegnare per creare questa condizione di pseudo-ermafroditismo, che implicherà orrorifici trapianti di tessuto da una parte all’altra del corpo nel tentativo di costruire l’imitazione di vagina richiesta dal mutuato. (6). Ippocrate, cambia mestiere, qui non c’è più nulla da fare per te.

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Taiwan. La cancel culture che non ti aspetti

Per concludere un altro caso di statuaria su pubblica piazza e cancel culture che ha del paradossale. Se oggi si parla della questione di Taiwan e della riunificazione della Cina è perché Chiang Kai-Shek, il leader dei nazionalisti cinesi, sconfitto dai comunisti di Mao nel 1949 si ritirò nell’isola ex giapponese, governandola poi con pugno di ferro. Eppure il padre dell’indipendenza dell’isola non sembra essere amatissimo. Anche perché gli originari indigeni di Formosa pare se la passassero meglio sotto i colonialisti giapponesi che non coi nazionalisti di Chiang, che affluirono in massa nel dopoguerra. Inoltre, come ogni dittatura anticomunista che si rispetti, il regime del Generalissimo tenne l’isola sotto legge marziale fino al 1987 e si stima in circa 140.000 il numero di oppositori incarcerati, con 3.000 vittime di repressione. Così da qualche anno sono state rimosse alcune statue del Generalissimo, tutte preservate nel suo mausoleo o nel parco Yongkang, sebbene oltre 700 restino al loro posto. Quella della monumentale Memorial Hall della capitale gode anche di una guardia d’onore. Il Kuomintang, partito erede di Chiang Kai-Shek e i militari si oppongono, ma più voci sembrano dar credito al fatto che il Partito Democratico Progressista attualmente al governo stia per dare il via libera a una campagna di rimozione. (7)

Al solito, per i malfidati che non credono che queste pazzie siano cronaca vera, ecco le fonti:

(1) – Telegraph – Welsh Government says public art must be ‘decolonised’ or risk being removed

(2) – Telegraph – BBC’s Terry and June given trigger warning

(3) – Telegraph – Acclaimed BBC series Civilisation is given a warning over outdated attitudes

(4) – Linkiesta – Il protagonismo narcisista dei genitori convinti di avere figli trans

(5) – BBC – Germany eases gender change rules

(6) – Daily Mail – Ontario must pay for transgender hermaphrodite: Court sides with patient who wants a vagina to accompany the penis they were born with because they identify as both male and female

(7) – Il Post – A Taiwan ci sono ancora 760 statue del dittatore Chiang Kai-shek che potrebbero essere rimosse

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Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è redattore capo di "CulturaIdentità" ed è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa dellacancel cultureche sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).

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Saggista e divulgatore, tra le sue pubblicazioni Alessandro Blasetti. Il padre dimenticato del cinema italiano(Idrovolante, 2023). E con Emanuele Mastrangelo Wikipedia. L’Enciclopedia libera e l’egemonia dell’in­formazione (Bietti, 2013) e Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia(Eclettica, 2020).