di Daniele Scalea

La teoria gender all’attacco della natura e della società

La teoria gender è uno degli elementi fondamentali del complesso ideologico noto come wokeismo. Questa tesi, che separa completamente sesso (biologico) e genere (costrutto sociale), nega o minimizza la naturale distinzione tra uomo e donna, propria di una specie gonocorica com’è quella umana.

Studi scientifici dimostrano come le differenze fisiologiche tra i sessi portino a differenze comportamentali: vale a dire che la biologia influisce sul modo in cui la società viene a formarsi e regolarsi. Ad esempio, i maschi, fisicamente più forti, tenderanno a occupare quegli impieghi che valorizzano la forza fisica, mentre i ruoli che implicano una funzione accudente saranno naturale appannaggio delle femmine, istintivamente portate al ruolo materno. Allo stesso modo, in virtù del differente grado di attenzione verso le cose piuttosto che verso le persone, saranno prevalentemente uomini a fare i meccanici e prevalentemente donne a occuparsi di comunicazione o gestione del benessere altrui.

Il genderismo rovescia questo rapporto. Esso crede che la realtà sia essenzialmente soggettiva, percezione, e che si costruisca dunque nel rapporto sociale. La società “inventa” le differenze biologiche e impone performativamente ruoli e costumi ai suoi membri.

Questa dottrina, dimostrabilmente falsa, inventandosi un “genere” del tutto slegato dal dato fisico, attacca una relazione – quella tra uomo e donna – che dagli albori dell’essere umano regola il funzionamento della società, a partire da quel suo mattone fondamentale che è la famiglia. Per dirla brutalmente: la teoria gender crea maschi e femmine disfunzionali, inadatti alla formazione di una famiglia fertile e stabile.

Malgrado la diffusa credenza che il gender non abbia “nulla a che fare coi vecchi (veri) comunisti”, esso è comprensibile unicamente inquadrandolo nel proposito marxista di smantellare la nostra civiltà e ricostruirla su nuove basi distopiche.

Marx, Engels e il loro attacco alla famiglia

Sebbene molto sia cambiato dall’epoca di Marx, l’obiettivo fondamentale di smantellare la civiltà occidentale, vista come il principale ostacolo alla creazione di una nuova società comunista, è rimasto costante tra i suoi epigoni. L’attacco alla famiglia è un componente chiave di questo assalto più ampio.

Sebbene Marx ed Engels fossero meno espliciti di Fourier o Owen negli attacchi alla famiglia, i loro scritti rendono chiaro che la consideravano un prodotto dell’alienazione economica. Credevano che nello stato di natura esistesse una società fluida senza famiglie, in cui ogni uomo aveva accesso sessuale a ogni donna e viceversa. Secondo la loro visione, la famiglia fu costruita per consentire la trasmissione della proprietà dal padre al figlio. Nelle sue Tesi su Feuerbach, Marx dichiarò esplicitamente che “la famiglia terrena deve essere distrutta teoricamente e praticamente”. Marx ed Engels proposero l’educazione comune dei bambini fin dalla più tenera età e l’abolizione dell’eredità (che, ai loro occhi di economicisti, era la ragione ultima della famiglia). Con bambini e proprietà messi fuori gioco, la relazione tra uomini e donne, privata di qualsiasi significato legale, sarebbe diventata una semplice relazione di sesso e amore, destinata a svanire con il declino della passione fisica o il mutare dei sentimenti.

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Marxismo e femminismo

Sebbene non tutte le femministe siano state marxiste, il marxismo ha avuto un’influenza considerevole e ha in gran parte guidato la traiettoria del femminismo.

La seconda ondata ha collegato l’emancipazione femminile al superamento del capitalismo, visto come intrinsecamente patriarcale. In tale contesto, la teoria dell’eterosessualità come qualcosa di innaturale ma normativo è stata sviluppata da autrici quali Adrienne Rich. Sheila Jeffreys ha proposto che, poiché l’eterosessualità riflette il paradigma patriarcale della differenza, l’omosessualità dovrebbe essere promossa. L’omosessualità è quindi diventata un atto politico da promuovere e diffondere. Con Judith Butler, siamo giunti alla negazione del sesso biologico e all’invenzione del genere come mera identità costruita socialmente.

Può sembrare paradossale che l’esito finale del femminismo sia l’abolizione delle donne, come si può vedere nel mondo immaginato dal transgenderismo. Questa contraddizione è solo apparente se la inquadriamo all’interno della dialettica marxista. Il (trans-)femminismo culmina nell’abolizione dei generi proprio come la dittatura del proletariato doveva culminare nell’abolizione delle classi. Le donne, come il proletariato, sono semplicemente mezzi dialettici per raggiungere la sintesi finale, ossia il comunismo realizzato. Tesi-antitesi-sintesi…

Gender e rivoluzione

Molti conservatori continuano a pensare che l’ideologia gender sia estranea al marxismo. Così facendo, mancano di inquadrarla correttamente e non riescono a percepire la reale portata dell’attacco contro la nostra società. Il gender non è una semplice stramberia prodotta da una bolla accademica, per quanto ne abbia tutte le sembianze, ma è un elemento cardinale di una lotta pluri-secolare per cancellare le tradizioni occidentali, fare tabula rasa della nostra civiltà, ed edificare un “mondo nuovo”. Il fatto che la società “comunista” immaginata da una Judith Butler possa differire sotto molti aspetti da quella che avevano in mente Marx o Lenin è elemento secondario, per noi a cui interessa conservare l’esistente, se possibile migliorandolo ma certo non annichilendolo.

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Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.

Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).

Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.