di Emanuele Mastrangelo e Enrico Petrucci

Dopo il necessario periodo di pausa per l’organizzazione dei due eventi del Machiavelli, La forza terrestre e la sfida dell’innovazione e il 2° Convegno Machiavelli Cultura, torna il vostro affezionatissimo bollettino delle wokkate. Perché il wokeismo è come i peli sulle gambe di una donna: anche se vorresti dimenticarti che esistono, essi continuano a crescere e poi ti ritrovi coi calzettoni di lana sotto un vestitino d’organza rossa in pieno giugno.

Australia: ecco il Ministero per il Cambiamento del Comportamento Maschile

No, cari amici, non è un titolo clicbait. È la verità vera: la notizia arriva dall’Australia dove nel parlamento dello Stato federale di Victoria è stato istituito un “Segretariato parlamentare per il cambiamento del comportamento maschile”, “Men’s Behavior Change parliamentary secretary”, una sorta di ministro senza portafoglio, necessario secondo il primo ministro dello Stato per la “crisi nazionale” (national crisis) di violenza domestica. Si parla nientemeno che di “crisi nazionale” e per puntellare questo teorema si ammucchiano un po’ di cadaveri a casaccio: tra i casi citati dalla CNN anche l’accoltellamento di Bondi Junction a Sidney, Nuovo Galles del sud, nell’aprile del 2024. Lo spree killer, Joel Cauchi, era un senza fissa dimora con problemi mentali ed è stato ucciso dalla polizia. Essendo cinque delle sei vittime donne è stato ipotizzato che fosse nelle intenzioni del pazzo prendere di mira le donne in quanto tali (del sesto, maschio, chissenefrega).

Per il momento il ministro senza portafoglio al cambiamento del comportamento maschile resta un’iniziativa locale, ma certamente la vedremo presto replicata.

USA: eccolo, il vero volto del wokeismo

A proposito di accoltellatori fuori di testa su pubblica piazza, dagli Stati Uniti, Ohio, arriva un caso su cui non c’è davvero nulla da ridere. Vittima, un bambino di tre anni, accoltellato a morte. Un caso che dimostra come la giurisprudenza ormai sia causa (deliberata? Involontaria?) di un clima da anarco-tirannia. L’accusata del crimine (di cui esistono diversi video mentre si aggira con un coltello per un mall senza che nessuno abbia a che ridire forse per non urtare minoranze in seguito ai principi dell’intersezionalità: è infatti di colore e sovrappeso), si è presentata sprezzante e sghignazzante in tribunale. La donna era stata appena rilasciata tre giorni prima per un consulto psichiatrico. Il suo sorriso beffardo davanti al brutale e gratuito assassinio di un bambino ha sconvolto l’America. Ma per quella povera creatura macellata da una pazza da catena che invece era a piede libero nessuno ha proposto di inginocchiarsi.

 USA: orgoglio etero? Licenziato in tronco

Torniamo alla tragicommedia woke con una vicenda che arriva sempre dall’Ohio: un dipendente di una TV locale, la WFMJ TV, responsabile della comunicazione, è stato licenziato perché su Facebook nel Sacro Mese del Pride ha osato postare una vignetta Celebrate Straight Pride (“Celebra l’orgoglio etero”). L’abominevole meme mostrava una vecchia immagine pubblicitaria anni ’50 con una coppia di sposi (etero, ovviamente). Il dipendente è stato prontamente silurato.

Olanda: la parrucca di Gullit è razzismo

Ma veniamo alla cronaca spicciola delle wokkate e alle notizie di colore. Un gruppo di tifosi della nazionale olandese si è presentato sugli spalti mascherato da Ruud Gullit, pallone d’oro e grande atleta del Milan a cavallo degli anni ’80 e ’90, orgoglio del calcio olandese. I tifosi sono stati prontamente accusati di blackface e si è dovuto scomodare lo stesso Gullit per difenderli, affermando di essere onorato dell’omaggio.

Roma: E benvenuti a ‘ste stazioni…

Com’è noto, il servizio di trasporto pubblico di Roma, fra problemi oggettivi e inefficienze tutte capitoline, è abbastanza scadente. Ma per fortuna, la giunta Gualtieri si è finalmente decisa a recuperare il gap con le altre grandi città europee. La linea A della metro – quella che passa per il Vaticano – sarà ora fornita di un treno arcobaleno decorato dentro e fuori coi colori del pride. Così ora finalmente almeno in tema di queerness Roma batte Milano, che si limita alla bandiera arcobaleno sulle pareti della stazione metro di Porta Venezia. Non è dato sapere il budget dell’iniziativa, che sicuramente allieterà i sempre contenti pendolari romani, e li consolerà di una metro a orario ridotto (chiude alle 21), con un bel po’ di stazioni chiuse per lavori e molte altre prive di ascensori o scale mobili. E soprattutto del ventilato aumento dei biglietti previsto in autunno. E intanto l’ironia si spreca (in Italia è ancora legale, finché dura…): sui social si canta “E benvenuti a ‘ste stazioni…” sul motivetto della celebre stornellata di “Fracchia la belva umana”, mentre gli attivisti di ProVita e Famiglia fanno notare che il treno non binario pur sempre su un binario viaggia…

Regno Unito: rimuoviamo un po’ di statue, male non fa

In Scozia si torna a mettere in pratica la cara vecchia cancel culture, con statue da rimuovere in quel di Glasgow. La proposta è di sbullonare 11 monumenti per “ripensare lo spazio pubblico” e per effettuare dei restauri, e ovviamente non detto che tutte e 11 le statue tornino al loro posto. A rischio John Moore, riformatore dell’esercito britannico durante le guerre napoleoniche e ammirato anche da Bonaparte, e Colin Campbell, artefice della “Sottile linea rossa” di Balaclava, su cui si fermò l’avanzata russa durante la Guerra di Crimea. Due eroi che hanno reso il Regno Unito quello che è. Non erano coinvolti direttamente nel mercato degli schiavi, ma visto che sono rappresentanti delle armi britanniche sulla cui punta è avanzato colonialismo e imperialismo, nel dubbio meglio togliergli di mezzo.

Ma il Galles vuole fare anche di più, e secondo il Telegraph è questa la regione più woke d’Europa grazie ai laburisti. Nel piano di “decolonizzazione” dei musei del Galles si perseguirà un

“resoconto autentico e decolonizzato del passato, che riconosca sia le ingiustizie storiche sia l’impatto positivo delle comunità delle minoranze etniche” nonché di “raccontare storie attraverso la lente delle esperienze dei neri, degli asiatici e delle minoranze etniche”.

E siccome da decolonizzare ci sono anche i musei che raccontano delle miniere di carbone, come il National Coal Museum, in cui le ingiustizie sociali reali sono le bestiali condizioni di lavoro dei minatori gallesi ci aspettiamo che per renderlo “più inclusivo” si spiegherà che quegli sporchi minatori bianchi ed etero fornivano il carburante per il colonialismo britannico.

Ecovandali all’assalto

Continuano nel frattempo le iniziative di Just Stop Oil, con degli “attivisti” che con un estintore hanno lanciato della polvere arancione contro il sito megalitico di Stonehenge alla vigilia del Solstizio d’Estate. Similmente a Roma il collettivo Bruciamo tutto ha effettuato un’azione vandalica con della vernice rossa sulla scalinata di Trinità dei Monti. Alcuni attivisti erano già stati fermati il giorno prima, riferisce Fanpage, che racconta anche come siano state necessarie idropulitrici ad acqua calda per togliere la vernice. Vernice rossa che simboleggia il sangue dei cosiddetti “femminicidi”. Interessante il nome del collettivo, con il sottotitolo fuoco performativo come si apprende dalla loro pagina Instagram, e che sembra essere una sorta di permutazione del “distruggi tutto” ripreso dalla poesia Se domani non torno di Cristina Torres Cáceres del 2011 (diventata virale sui social dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin) innestata con il classico tema delle femministe: “tremate, tremate le streghe son tornate”.

Iniziative sempre meno apprezzate, anche se non mancano spin che cercano di rilanciare il fenomeno del vandalismo come azione politica. Lo fa indirettamente Il Post in un articolo che dal secondo paragrafo cerca di spiegare come i casi di oggi siano in continuità con un processo storico. Scrive Il Post: «Ma la deturpazione di opere d’arte, per quanto eccezionale, non è un gesto “nuovo” né recente nella storia dell’umanità: probabilmente è antico almeno quanto l’arte stessa, anzi». Vexata quaestio. Sull’argomento abbiamo già scritto, e basterebbe vedere come il fenomeno sia diventato più frequente negli ultimi anni.

Infine, circola virale un video sulla rete con un gruppo di non meglio identificati eco-cretini che cerca di fermare il traffico tendendo una corda su una superstrada. Gli incoscienti non pensano che se passasse un centauro su due ruote potrebbero decapitarlo, tuttavia incorrono in un immediato karma: l’arrivo di un pick-up a velocità sostenuta che si trascina corda con annessa attivista. Che prima che la corda si spezzasse fa un bel volo, rimettendoci probabilmente anche la funzionalità dei tendini del braccio.

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Italia: niente Dante, siamo Nuovi Italiani!

Tanto tuonò che piovve. Nel più classico dei casi della Finestra di Overton, dopo qualche anno dalle prime polemiche su Dante “antisemita”, “omofobo” e “islamofobo” innescate dall’Associazione Gherush92 nel 2012, qualcuno che ha dato retta a queste solenni scemità è finalmente uscito fuori. A Treviso, due studenti di terza media stranieri (un buddista e un mussulmano) sono stati esentati dalla loro docente dallo studio di Dante. A leggere la notizia come riportata dall’ANSA la questione sarebbe nata perché la  professoressa in questione avrebbe preferito chiedere il consenso scritto ai genitori trattandosi di un’opera a “sfondo religioso”. Immediata la reazione del ministero, tanto che la docente s’è messa in malattia per chiudere la vicenda. C’è da dire che la ruota di scorta in sostituzione di Dante era nientemeno che Boccaccio. Forse che per una famiglia islamica osservante sarebbe stato più adatta qualche salace novella boccaccesca alla Divina Commedia?

USA – Guai a dire che l’ISIS sono terroristi…

E questo conferma che l’Italia resta un paese arretrato e bigotto. Mica come il New Jersey dove una scuola si è scusata per aver definito in un test l’ISIS come “a terrorist organization that commits acts of violence, destroys cultural artifacts, and encourages loss of life in order to achieve its goal of global rule under strict Islamic Sharia law”. Per Giove! Un gruppo online di attivisti musulmani si è lamentato, e la scuola ha pubblicato una lettera di scuse. La notizia locale, ad oggi non smentita, è stata ripresa da diverse pagine social e dal New York Post.

Canada – “Ha detto utero!”

Cari lettori, mettetevi comodi perché questa è lunga da spiegare. Dalla sezione Fact Checking del sito Lead Stories apprendiamo con orrore che la Canadian Cancer Society non si sarebbe scusata con gli attivisti trans e non-binari per aver parlato di “cervice uterina”. L’abominevole misfatto consiste infatti nel non aver usato esclusivamente il termine non-binario di “buco davanti”, front hole (volendo c’è anche il termine “bonus hole”).

Il sito della società oncologica canadese ha pubblicato una pagina intitolata As a trans man or non-binary person assigned female at birth, do I need to get screened for cervical cancer? (“Come uomo trans o persona non binaria assegnata femmina alla nascita ho bisogno di farmi visitare per il cancro alla cervice?”). Ovvero, con la santa pazienza tocca spiegare a individui confusi riguardo i loro apparati sessuali che a un maschio (geni: XY) non basta vestirsi da donna per avere una cervice uterina a rischio di cancro e non basta a una femmina (geni XX) credersi maschio per non avere una cervice uterina a rischio cancro.

Apriti cielo!

Dopo la pubblicazione della pagina era stato aggiunto un disclaimer in fondo che recitava il seguente:

Riconosciamo che molti uomini trans e persone non binarie possono avere sentimenti contrastanti o sentirsi lontani da parole come “cervice”. Potreste preferire altre parole, come “foro anteriore”. Riconosciamo i limiti delle parole che abbiamo usato, pur riconoscendo la necessità di semplicità. Un altro motivo per cui usiamo parole come “cervice” è quello di normalizzare la realtà che anche gli uomini possono avere queste parti del corpo.

Intanto, se qualcosa deve essere normalizzato vuol dire che normale non è. Secondo poi, vatti a fidare di un medico che sostiene che “anche gli uomini possono avere quelle parti del corpo”, visto e considerato che chiunque abbia avuto la sufficienza in biologia alle medie sa che gli uomini non hanno l’apparato sessuale femminile, altrimenti sarebbero femmine o casi teratologici. Ma, contenti i canadesi, contenti tutti.

In ogni caso, la pagina è stata riformulata mettendo “front hole” nella terza frase del secondo paragrafo: “Anyone with a cervix can get cervical cancer. The cervix is at the top of the vagina. Some trans men may call the vagina the front hole”. Però, resta gravissimo il fatto: quegli oncologi non inclusivi e discriminanti non si sono scusati.

Comunque l’articolo dei fact checker è istruttivo perché spiega come front hole – che noi abbiamo reso con “foro anteriore” ancorché “buco davanti” fosse una traduzione altrettanto corretta ma più immaginifica – sia un termine autorevolmente ed accademicamente accettato perché l’articolo di un certo J. Sevelius, “There’s no pamphlet for the kind of sex I have”: HIV-related risk factors and protective behaviors among transgender men who have sex with nontransgender men. (J Assoc Nurses AIDS Care. 2009 Sep-Oct;20(5):398-410. doi: 10.1016/j.jana.2009.06.001. PMID: 19732698; PMCID: PMC2785444), spiega che gli uomini trans preferiscano il termine “front hole”. Insomma, lo dice lasscienza.

Interessante tutto il dibattito per annullare il dimorfismo sessuale biologico, ma la realtà bussa sempre alla porta e presto o tardi porge il conto. Ai tumori non interessa nulla della tua identità di genere, cara la mia persona di marzapane dell’identità e delle performance di genere.

Non può mancare a questo punto il divertente commento della giornalista d’inchiesta Francesca Totolo su un tizio truccato da donna che orgogliosamente afferma di aver avuto la sua “prima mestruazione”: “come donna trans sto sperimentando il mio primo sanguinamento mestruale”. “Questo trans afferma di avere il ciclo: se fossi in lui, farei subito una visita dall’andrologo” commenta secca la Totolo. Amico, da’ retta a lei, è sicuramente meglio di un medico canadese…

Bonus finale

In coda, due buone notizie sulla frenata dell’avanza woke. L’atleta Lia Thomas (non vi fate ingannare dal nome: è un maschio) famoso per essere stato il primo atleta trans a vincere la massima serie della National Collegiate Athletic Association  per lo stile libero femminile, è stato prima interdetto dalle competizioni nelle categorie femminili e ha perso il ricorso legale per gareggiare come donna alle Olimpiadi di Parigi.

Nel frattempo il 29 maggio scorso il Department of Health and Social Care del governo britannico ha allargato la sospensione dei bloccanti della pubertà anche al settore privato imponendo una moratoria trimestrale. In pratica la questione è rimandata a dopo le elezioni del Regno Unito: i conservatori di Sunak hanno provato, a livello di immagine, ad arginare il fenomeno woke, ma a parte il tema transizioni minori, le iniziative sono apparse piuttosto poco convinte. E certamente i tories restano sfavoriti.

Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa dellacancel cultureche sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).

Saggista e divulgatore, tra le sue pubblicazioni Alessandro Blasetti. Il padre dimenticato del cinema italiano(Idrovolante, 2023). E con Emanuele Mastrangelo Wikipedia. L’Enciclopedia libera e l’egemonia dell’in­formazione (Bietti, 2013) e Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia(Eclettica, 2020).