Gran Bretagna – La Beard contro Farage. O a favore (non si capisce)

Questa volta il Telegraph che di solito è uno degli argini alle wokkate si presta ad un’operazione assolutamente cringe di concerto con la storica e accademica britannica Mary Beard, curriculum di assoluto livello (secondo il wokemetro, beninteso), famosa soprattutto per essersi prestata ad assecondare molte delle riletture, per dir così, “moderne” dell’antica Roma.

E stavolta nel parlare del suo ultimo libro in prelancio (sarà disponibile ad ottobre) ovvero Emperor of Rome e di populismo ha paragonato Nigel Farage a Giulio Cesare! Non c’è solo il titolo «Mary Beard: ‘Nigel Farage is today’s Julius Caesar’», ma anche il corpo dell’intervista:

“In realtà non mi piace tracciare linee nette tra il passato e l’oggi, ma molto del populismo moderno è tratto dal libro di Cesare: Cesare inizia il suo discorso dicendo “Renderò Roma di nuovo grande e prosciugherò la palude, e tra l’altro sto parlando direttamente a voi”. E ringrazia le élite metropolitane. Il discorso di Farage [quando ha annunciato che sarebbe diventato leader del Reform e si sarebbe presentato alle prossime elezioni] è stato più o meno quello di Giulio Cesare, con l’idea che sto intervenendo solo perché so che voi volete che lo faccia. Lo spartito populista non è cambiato molto”.

Rileggendo l’intervista non si comprende bene se la Beard è a favore o contro: voleva denigrare Farage paragonandolo al sanguinario ideatore di quel sanguinario impero del Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant (riferito da Tacito al condottiero caledone Calgaco)? Oppure se si tratta di un autentico endorsement nei confronti di uno di quei pochi politici riusciti veramente a nuotare controcorrente facendo diventare realtà la Brexit, dimostrando come una coerenza e una pazienza degna di Fabio Massimo il Temporeggiatore? Certamente la dichiarazione ha portato fortuna a Farage.

Inghilterra: graffitari, figli di papà e filo spinato

Al festival musicale di Glastonbury ha “surfato” sopra la folla un gommone con dei manichini per fare “sensibilizzazione” sul tema dell’immigrazione. Trovata del leggendario Banksy che ha rivendicato l’azione “artistica”. Da notare come il Festival abbia biglietti dell’ordine di 350 sterline, e soprattutto sia circondato da 8 chilometri della cosiddetta “Super Fortress Fence” che il fornitore rivendica con orgoglio sul suo sito rimarcando:

“Per contribuire a garantire il futuro del Glastonbury Festival, impedendo l’ingresso illegale nel sito e fornendo un ambiente sicuro ai frequentatori legittimi del festival, abbiamo progettato e sviluppato la loro formidabile Super Fortress Fence, una soluzione reale per controllare l’enorme sito”.

Nonostante la super fortress fence non mancano entusiasti che scavalcano la recinzione con braccialetti di accesso al festival venduti al mercato nero a 50 sterline al pezzo. Quale migliore allegoria dell’occidente contemporaneo di un festival super-esclusivo con 8 chilometri di recinzione dove nel pubblico si inneggia all’immigrazione senza controllo circondati da una recinzione pensata per tener fuori i pezzenti che non possono permettersi il biglietto?

Galles – Ecco la Legge Pinocchio contro le bugie!

Ma veniamo al Galles che, come dimostra il caso della scorsa settimana, dove si arriva a “decolonizzare” persino il museo nazionale delle miniere di carbone, sta cercando di diventare uno dei top player mondiali in tema di wokkate, provando a oscurare le gesta di Scozia, Canada e Australia!

La notizia fa veramente rabbrividire: si va oltre le norme liberticide contro l’hate speech. Nel Galles vogliono rendere reato penale le bugie elettorali dei politici. Il governo laburista vorrebbe introdurre entro il 2026 questa legge allo scopo di “ripristinare la democrazia e la fiducia nella classe politica”. Il promotore, Adam Price, è persona seria, nel 2004 fu tra coloro che giocarono la carta dell’impeachment nei confronti di Tony Blair e le sue menzogne per giustificare la guerra in Iraq. Come ha riportato il Guardian:

“Price ha presentato un emendamento che chiede di rendere illegale per un membro o un candidato del Senedd ingannare intenzionalmente il Parlamento o il pubblico. Una difesa potrebbe essere costituita dal fatto che la dichiarazione potrebbe essere ragionevolmente dedotta come un’opinione, una convinzione o un’intenzione futura piuttosto che come una dichiarazione di fatto”.

Al momento non si conoscono dettagli su come tale legislazione sarebbe implementata, e se si applicherà solo ad affermazione palesemente false fatte da politici ed immediatamente verificabili sul piano fattuale e numerico. Resta il fatto che leggi penali dalla fattispecie fumosa sono perfetti calderoni dentro i quali bollire vivi i propri avversari politici.

Dal declino cognitivo del presidente Biden, diventato elemento di verità assoluta dopo il confronto televisivo mentre fino al giorno prima torme di fact checker indipendenti spiegavano che c’era sempre qualcuno che stava salutando il presidente. O la questione del Covid che acriticamente doveva essere uno spillover per colpa di un mercato rionale cinese (come impongono i film catastrofici da un certo punto in poi), e non una fuga da laboratorio (come tutti i film catastrofici precedenti). O gli aspetti relativi ai lockdown, che persino Anthony Fauci ha definito il 18 giugno scorso “non una buona idea” (anche se si riferiva “solo” alle chiusure prolungate). Ovvio che il concetto di verità e politica sia influenzato dal tempo. Vedremo se il Galles riuscirà nella sua impresa.

USA – “Pronto polizia? Oggi siete aperti o chiusi?”

Ve lo ricordate lo slogandefund the police”, che sosteneva fosse giusto tagliare i fondi alla polizia perché ACAB e soprattutto perché hanno ammazzato George Floyd? Bene, come dicevano i vecchi, “a forza di sputare per aria ti casca in faccia”. Dopo Toronto, che consiglia di lasciare le chiavi in auto per evitare che i ladri d’auto possano diventare violenti ed entrare in casa a reclamarle (vedi bollettino n. 6), anche a sud dei Grandi Laghi si adeguano: Una no-profit di Chicago che si occupa di analisi statistiche sullo Stato dell’Illinois ci informa che anche in caso di rapina, aggressione o sparatoria c’è solo il 50 % di possibilità che il 911 risponda alla chiamata. Per fortuna che ci si può difendere da soli… ah, no, in Illinois hanno proibito il possesso di fucili automatici dal 2023.

USA – “The racism give me cancer

È diventato è diventato virale un estratto del telefilm a sfondo ospedaliero New Amsterdam che racconto come tra le cause dei tumori ci sia anche il razzismo. Il Daily Mail dà un resoconto abbastanza esaustivo degli “studi scientifici” che hanno ispirato l’episodio.

L’episodio sembrava riferirsi a un vero e proprio questionario del gruppo UNREST, che ha sviluppato un “quadro di resistenza sociale”. Esso “suggerisce che le relazioni di potere all’interno della società possono incoraggiare i membri di gruppi minoritari non dominanti a impegnarsi attivamente in atti di resistenza quotidiana, che possono includere comportamenti rischiosi e malsani”. Uno studio del 2019 condotto da scienziati della University of Southern California e della University of California di Los Angeles ha inoltre stabilito che gli afroamericani presentano livelli più elevati di molecole infiammatorie rispetto alle loro controparti bianche”.

Italia. Attivisti coccolati, attivisti bastonati

Da segnalare anche una breve di ADN Kronos in merito agli attivisti di Ultima Generazione: Ultima Generazione a rischio chiusura: “Ci tagliano i fondi”, in merito alle possibilità che il Climate Emergency Fund, no-profit californiana fondata nel 2019 da Aileen Getty e Rory Kennedy (sì, quei Kennedy e quei Getty), possa tagliare i fondi agli attivisti italiani per concentrarsi nelle attività statunitensi. La bolla insomma sembra si stia sgonfiando. Resta però la classica domanda: i grossi sponsor si limitano a dare visibilità a tendenze già presenti, o alimentano realtà che altrimenti, senza queste spinte, rimarrebbero minoritarie o forse non esisterebbero proprio?

LEGGI ANCHE
PRESENTAZIONE | Immigrazione. Le ragioni dei populisti

E proprio a dimostrazione che questa domanda è più che lecita, vale la pena di segnalare la vicenda avvenuta al Parco Don Bosco di Bologna nei giorni scorsi. Da mesi degli attivisti locali cercano di fermare l’abbattimento degli alberi del parco. Una deforestazione propedeutica a un cantiere per una nuova scuola che ne rimpiazzerà una vecchia coi fondi del PNRR. La protesta è alquanto rumorosa: si è arrivati perfino a rischiare l’incidente grave, con un attivista arrampicato su un albero durante le operazioni di taglio. Eppure, a parte stampa locale e rete della sinistra extraparlamentare, silenzio di tomba nei media mainstream.

E la domanda nasce spontanea: perché l’attivista da Instagram affetto da eco-ansia riceve copertura mediatica totale, con tanto di inviti in trasmissioni TV, mentre i ruspanti ecologisti vecchio stile vengono ignorati dai media? Perché per i primi che bloccano il traffico o lordano i monumenti restano impuniti (anzi, guai a chi cerca di sgombrare una strada, rischia l’arresto) si parla di “coraggiosi e straordinari ragazzi”, mentre per i secondi il sindaco di Bologna, il piddino Lepore (quello dei 30 all’ora) avverte minacciosamente che «occupare un cantiere è un reato molto grave» le loro imprese finiscono a manganellate della polizia?

Dunque, abbiamo attivisti che vogliono “salvare il pianeta” coccolati dalla stampa e tollerati dalle autorità, e attivisti che vogliono salvare gli alberi, che finiscono all’ospedale e in questura. Del resto è lo stesso paradosso del festival di Glanstonbury e della sua super fortresse fence. Il principio di non contraddizione nel mondo degli unicorni woke è sotto terra da un pezzo. Ma badate bene: per chi mette i soldi in questo flipper solo apparentemente impazzito, la logica razionale c’è, eccome.

Inghilterra – Sì alle regole sessiste, ma solo se sono africane

Che il principio di non contraddizione sia un ricordo lo dimostra anche il seguente caso al Pitt-Rivers Museum di Oxford che per i suoi programmi di decolonizzazione e “sicurezza culturale” (cultural safety) ha deciso di rimuovere dall’esposizione una maschera rituale della cultura Igbo, perché nel suo contesto etnologico è un oggetto che possono vedere solo i maschi! Quindi viva il patriarcato e via la maschera dall’esposizione, non sia mai che qualcuno si possa offendere. Lo Spectator fa sapere che anche al Great North Museum di Newcastle potrebbero rimuovere le scarpe di un boia per esecuzioni rituali aborigene perché anch’esse che non dovrebbero essere viste da donne e bambini.

Germania – vietato pregare in pubblico

Chiudiamo con una notizia che non arriva dalla Germania Est del 1954, ma da quella unita del 2024. Ci informa “Il Timone” che dal 5 luglio chi sarà sorpreso a pregare in pubblico per le donne in gravidanza entro i 100 metri dalla struttura dove si effettuano aborti, sarà multato per 5.000 euro. La nuova restrizione ai diritti religiosi dei tedeschi è stata approvata dal Bundestag. Si tratta dell’estensione delle cosiddette “buffer zone”, ossia le aree attorno alle cliniche che praticano aborti in cui è proibito effettuare manifestazioni pro-vita in quanto considerate “minacce” al personale e “molestie” alle donne che abortiscono. Ora, similmente a quanto accade già in altri paesi dell’anglosfera, la Germania passa a vietare perfino le preghiere silenziose, allineandosi alle norme introdotte in Inghilterra, Galles, Scozia, Irlanda del Nord, Australia e in una quindicina di Stati degli USA.

A corollario di questa vicenda, in Germania, paese con gravissimi problemi di denatalità e una sostituzione etnica oramai avanzatissima è invece perfettamente lecito svolgere campagne per la sterilizzazione degli esseri umani. Del resto, noi siamo il carbonio che loro vogliono eliminare…

Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa dellacancel cultureche sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).

Saggista e divulgatore, tra le sue pubblicazioni Alessandro Blasetti. Il padre dimenticato del cinema italiano(Idrovolante, 2023). E con Emanuele Mastrangelo Wikipedia. L’Enciclopedia libera e l’egemonia dell’in­formazione (Bietti, 2013) e Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia(Eclettica, 2020).