Il testo seguente è un adattamento dal discorso che Daniele Scalea, presidente del Centro Studi Machiavelli, ha tenuto a Budapest il 28 maggio 2024, nell’ambito della conferenza internazionale “Rule of Law as Warfare” organizzata da Danube Institute, Centro per i Diritti Fondamentali e “The European Conservative”.
Come il sistema giuridico italiano garantisce lo stato di diritto
In Italia vige una Costituzione rigida che richiede una quadruplice votazione parlamentare per essere modificata. Se nell’ultima votazione l’emendamento non ottiene la maggioranza dei due terzi in entrambi i rami del Parlamento, può essere sottoposto a referendum. Finora la Costituzione è stata modificata più volte, ma sempre in relazione ad aspetti marginali: le grandi riforme costituzionali sono fallite. Giorgia Meloni intende riprovarci, proponendo l’elezione diretta del primo ministro e conferendo maggiori poteri al governo.
La Corte Costituzionale in Italia è istituita per salvaguardare il rispetto della Costituzione. È composta da 15 membri: 5 nominati dal Presidente della Repubblica, 5 dal Parlamento e 5 da magistrati. L’accesso alla giurisdizione della Corte è limitato alle regioni e ai giudici ordinari durante i procedimenti giudiziari; non è previsto l’accesso diretto da parte di singoli cittadini o gruppi di cittadini. In sostanza, è responsabilità dei giudici aprire le porte alla revisione costituzionale.
L’interpretazione costituzionalmente conforme
Circa 20 anni fa, la Corte Costituzionale, allora presieduta da Valerio Onida (che sarebbe poi diventato un deputato di sinistra), introdusse un nuovo principio: una disposizione non deve essere considerata incostituzionale solo perché può essere interpretata in contrasto con la Costituzione; al contrario, una disposizione è incostituzionale se non può essere interpretata in modo coerente con la Costituzione. Questa dottrina della “interpretazione conforme” ha essenzialmente delegato l’interpretazione della legge ai giudici di livello inferiore. Ogni volta che la applicano, devono interpretare la legge in modo che a loro avviso sia conforme alla Costituzione. Se ciò è possibile, non hanno bisogno di rivolgersi alla Corte Costituzionale. Tuttavia, poiché solo i giudici possono appellarsi alla Corte Costituzionale, questo ha creato un sistema difettoso. Negli ultimi due decenni, i giudici non costituzionali sono diventati i veri interpreti della costituzionalità delle leggi. Quando reputano una legge incostituzionale, si limitano a reinterpretarla a loro discrezione.
È chiaro che questo nuovo principio ha avuto un impatto dove c’è tensione: la tensione tra la legislazione italiana, relativamente conservatrice, e la significativa componente della magistratura che è progressista.
Gli esempi
Consideriamo alcuni esempi.
Il primo riguarda la legittima difesa. La legge italiana riconosceva il diritto alla legittima difesa solo se la risposta era proporzionata alla minaccia. Sebbene questo principio sembrasse ragionevole, permetteva a molti giudici di sinistra di condannare onesti cittadini che si erano difesi da ladri e aggressori in casa propria, ritenendo la loro difesa sproporzionata. Di conseguenza, alcuni anni fa, la legge è stata modificata, eliminando il requisito della proporzionalità quando una persona affronta in casa propria, con un’arma legalmente posseduta, un intruso che la minaccia. Ma cosa hanno fatto i giudici di cui sopra? Hanno iniziato a stabilire che questa legge poteva essere interpretata come costituzionale solo se le persone che si difendevano… lo facevano in modo proporzionato. In sostanza, la nuova norma fu neutralizzata.
Ci sono molti esempi che riguardano l’immigrazione: ne citerò solo uno recente. L’anno scorso il governo Meloni ha varato un nuovo decreto. Tra le sue disposizioni c’è quella che stabilisce che i richiedenti asilo che non abbiano risorse economiche sufficienti per mantenersi devono rimanere ospiti dei centri di accoglienza finanziati dallo Stato, anziché vagare per l’Italia e ricorrere a mezzi di sopravvivenza spesso criminali. Tuttavia, una giudice ordinaria ha disatteso questa legge, ritenendola incostituzionale. È interessante notare che questa giudice aveva precedentemente partecipato a manifestazioni di sinistra radicale a sostegno degli immigrati clandestini.
Infine, possiamo menzionare le questioni di genere. Recentemente, nella rivista della principale associazione di sinistra dei magistrati, facendo riferimento al riconoscimento della genitorialità per i figli acquisiti da coppie dello stesso sesso attraverso la maternità surrogata all’estero (pratica vietata in Italia) è apparso un chiaro monito: “Ove questo bilanciamento non sia realizzato dal legislatore dovrà essere la giurisdizione non solo costituzionale a tenere conto dei plurimi indici di tutela individuati dalla Corte Costituzionale ed a tentare di rendere omogenea la condizione dei minori il cui processo generativo possa essere stato fondato su pratiche di p.m.a. non consentite nel nostro ordinamento”. Come a dire: se non ci pensa il Parlamento, ci penserà la giurisdizione civile.
“Intervento esterno” della magistratura
Vorrei aggiungere qualcosa su questa organizzazione, chiamata “Magistratura Democratica”. In Italia abbiamo delle vere e proprie fazioni interne alla magistratura perché ci sono le elezioni per il Consiglio Supremo della Magistratura, che è l’organo di autogoverno dei giudici. Magistratura Democratica è nata come ala comunista ed è ancora radicalmente di sinistra, ed è molto popolare tra i giudici. Per sua stessa ammissione, è stata fondata per mettere in discussione il ruolo tecnico e neutrale dei giudici, sostenendo un loro “intervento esterno” a fianco delle forze politiche e sociali che promuovono il “cambiamento”.
Appare evidente il problema insito in tale situazione. Il potere legislativo appartiene ai rappresentanti democraticamente eletti dal popolo. Il controllo costituzionale spetta ai giudici costituzionali, in quanto sono per lo più nominati dal Parlamento o dal Presidente eletto dallo stesso Parlamento. I giudici ordinari sono funzionari pubblici che si sono guadagnati la posizione vincendo un esame, non attraverso una nomina democratica. Il loro ruolo è quello di applicare le leggi, non di reinterpretarle o di ignorarle selettivamente.
Difendere lo Stato di diritto in Italia
Stato di diritto significa supremazia della legge. Questa supremazia si estende anche ai giudici. Quando i giudici si sostituiscono al Parlamento – essenzialmente, il popolo sovrano – nel fare le leggi, minano il sistema democratico e violano il principio fondamentale della separazione dei poteri, che è un’architrave dello Stato di diritto.
Pertanto, lo Stato di diritto in Italia è attualmente sotto attacco, ma non da parte del governo. Al contrario, deve affrontare la sfida portata da una minoranza (ma agguerrita e determinata) di giudici attivisti.
Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.
Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).
Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.
Scrivi un commento