di Enrico Petrucci

Il 3 luglio scorso Leonardo e Rheinmetall hanno firmato il memorandum per realizzare una joint venture paritetica nell’ambito della difesa terrestre con l’obiettivo primario della realizzazione di un carro armato da battaglia – Main Battle Tank, MBT – per l’Esercito italiano, e del nuovo mezzo di combattimento fanteria – Armoured Infantry Combat System – su base del Lynx destinato a rimpiazzare i Dardo.

Intesa fondamentale sia nell’ottica della difesa italiana che nell’ambito industriale, visto che, come riporta il memorandum, il 60% delle attività sarà realizzato in Italia. Un accordo che arriva a meno di un mese dalla rottura tra Leonardo e KNDS in merito all’adozione dei carri Leopard 2A8 da parte dell’Esercito italiano. Rottura da molti imputata alla scarsa disponibilità da parte di KNDS (holding franco-tedesca nata dalla fusione della francese Nexter con la tedesca KMW, Krauss-Maffei Wegmann, ditta che aveva sviluppato i carri Leopard 2 a partire dagli anni ’70) di consentire alla Leonardo l’adozione di sistemi di sua produzione per i Leopard 2 italiani, con le relative ricadute sull’industria nazionale.

L’apertura di una trattativa con Rheinmetall non ha stupito gli addetti ai lavori, sia per la presenza lo scorso giugno a Eurosatory 2024, il principale salone internazionale della Difesa e Sicurezza terrestre e aereo-terrestre, nello stand Rheinmetall di un KF41 Lynx 120 Fire Support dotato di torretta HITFACT Mk II realizzata proprio dalla Leonardo. Sia per alcuni elementi propedeutici all’accordo tra i due player della difesa che erano stati anticipati proprio al convegno del Centro Studi Machiavelli La forza terrestre e la sfida dell’innovazione dello scorso 11 giugno, come ricordato sia da Repubblica che da Analisi Difesa. Evento a cui avevano partecipato Lorenzo Mariani, co-direttore generale di Leonardo, e Alessandro Ercolani, AD di Rheinmetall Italia.

La prospettiva di questa joint venture paritetica tra Leonardo e Rheinmetall non è soltanto ottimale dal punto di vista delle ricadute per l’industria nazionale, ma anche quella sul piano della difesa e dell’adeguamento dei mezzi dell’Esercito italiano.

La questione degli IFV

L’accordo saltato con KNDS se da un lato avrebbe messo a disposizione dell’Esercito Italiano i Leopard A28, sicuramente il campione degli MBT europei, lasciava completamente scoperta la questione degli IFV, Infantry Fighting Vehicle, i veicoli da combattimento fanteria destinati a rimpiazzare i Dardo. Come evidenziato anche durante il convegno Machiavelli Difesa, se i carri Ariete possono meritare ancora aggiornamenti come interim in vista di un nuovo MBT, la flotta di Dardo, per quanto relativamente più recente, appare inadatta al nuovo contesto bellico evidenziato dal conflitto russo-ucraino.

Conflitto che ha anche evidenziato il ruolo fondamentale sul campo di battaglia degli IFV in grado di trasportare una squadra di soldati equipaggiati e contestualmente fornire fuoco di supporto, come con gli statunitensi M2 ed M7 Bradley. Quest’ultimo, infatti, si è rivelato forse il miglior mezzo occidentale a disposizione dell’Ucraina. Seppur in un ruolo diverso da quello degli MBT Leopard 2 e M1 Abrams, i Bradley non hanno deluso nessuna aspettativa, facendo tabula rasa delle controparti russe, e meritandosi anche il rispetto della propaganda del Cremlino.

L’accordo con KNDS lasciava completamente scoperto il tema degli IFV, e d’altra parte come fa notare Ares Difesa, le opzioni lato IFV da parte del conglomerato franco-tedesco non erano particolarmente entusiasmanti: o il Puma, sviluppato dalla joint venture Projekt System Management GmbH tra Krauss-Maffei Wegmann e Rheinmetall Landsysteme, dallo sviluppo particolarmente lungo e difficoltoso e che ha come unico operatore la Bundeswehr avendo fallito ad oggi qualunque commessa estera. O la variante cingolata del ruotato Boxer, presentata sì ad Eurosatory 2022, ma attualmente ancora non ancora sviluppata per l’impiego operativo.

Dal Lynx al Panther

Il Lynx sviluppato in autonomia dalla Rheinmetall e disponibile in due varianti, il KF31 presentato all’Eurosatory 2016 e il più grande KF41 (capace di una squadra di otto soldati contro i sei del KF31) presentato nel 2018, ha iniziato a imporsi rapidamente sul mercato, con l’Ungheria primo acquirente e possibili altri contratti in vista. Sicuramente non un mezzo maturo, ma certamente appare attualmente la piattaforma europea con i migliori margini di sviluppo.

Simili considerazione si possono fare per il KF51 Panther della Rheinmetall, destinato ora a diventare il nuovo MBT dell’Esercito italiano. Un mezzo sviluppato in autonomia dalla ditta tedesca e presentato al pubblico a Eurosatory 2022, come prototipo basato su uno scafo Leopard 2A4 ma dotato di una nuova torretta con cannone da 130 mm a caricamento automatico, una grossa innovazione per gli MBT occidentali. All’Eurosatory 2024 è stata presentata la variante KF51-U del Panther dotata di torretta completamente automatizzata, con i tre operatori tutti nello scafo.

La filosofia del caricamento automatico, che consente di ridurre l’equipaggio di un MBT da quattro a tre persone, è presente nella dottrina russo-sovietica già dagli anni ’60, con il T-64, ma in occidente non è mai stata implementata. Era stata proposta una versione del Leopard con caricamento automatico già negli anni ’90, e ad Eurosatory 2024 la KNDS ha presentato un Leopard con caricamento automatico, il Leopard 2 A-RC 3.0, ma con una distribuzione dell’equipaggio tradizionale a differenza del KF51-U.

La differenza di filosofia tra KNDS e Rheinmetall è evidente. Da un lato il Leopard: un piattaforma matura con diversi operatori in tutto il mondo, ma un mezzo la cui progettazione risale agli anni ’70. Dall’altro il tentativo della Rheinmetall di provare a produrre un mezzo di nuova concezione, pur ereditando al momento dal Leopard 2 la base meccanica che sicuramente è l’elemento meno soggetto alle radicali trasformazioni richieste dal mutato contesto che è emerso dal conflitto russo-ucraino.

KF51 Panther come soluzione che quindi guarda al futuro, ma senza le incognite di uno sviluppo di lungo periodo come quello rappresentato dall’MGCS, il Main Ground Combat System, pure citato nel comunicato stampa di Rheinmetall e Leonardo.

L’incognita MGCS

L’MGCS è il programma lanciato da Francia e Germania inizialmente con la KNDS per il nuovo sistema multipiattaforma destinato a rimpiazzare i Leopard 2 e i Leclerc, gli MBT francesi. Programma paritario tra i due stati a cui nel 2019 si è aggiunta anche Rheinmetall e che ha visto negli anni l’interesse di altre nazioni come potenziali osservatori. Nazioni tra cui l’Italia, il tema dell’MGCS era tra gli elementi di discussione con KNDS nel fallito accordo per i Leopard 2A8.

Quello dell’MCGS è sicuramente un programma ambizioso, ma che pure al netto della qualità e dell’expertise di KNDS, potrebbe facilmente deragliare in incubo burocratico. Basti pensare che dalle discussioni preliminari risalenti alla fusione tra KMW e Nexter del 2015 si è arrivati alla firma dell’accordo per la suddivisione del programma tra Francia e Germania solo nella primavera 2024, con tutte le incognite che si aprono sul fronte francese in merito alla frammentazione post-elettorale e al possibile ruolo governativo dell’estrema sinistra di Melenchon.

Insomma certamente il Leopard 2A8 avrebbe rappresentato per l’Esercito italiano disporre dello stato dell’arte attuale. Uno stato dell’arte in un contesto di trasformazione sempre più rapido e potenzialmente radicale. E in cui l’orizzonte dell’MGCS appare sempre più lontano, dal 2035 delle prime proiezioni, al 2040 fino al 2045 citato negli ultimi incontri.

Un polo europeo e l’attivismo sudcoreano

La scelta di Rheinmetall e Leonardo di puntare su Lynx e Panther appare come la scelta ideale per due realtà industriali capaci di continuare ad innovare e investire in maniera autonoma, proponendo sul mercato mezzi innovativi anche in assenza di commesse governative.

Il fallito accordo con KNDS e il mancato ordine dei Leopard 2A8 è stato visto da alcuni commentatori come un passo indietro dell’Italia nell’ottica della, spesso ipotetica, questione della difesa comune europea. Quasi una questione di lesa maestà nei confronti del Leopard 2 e dei suoi molti operatori europei e internazionali a livello di integrazione dei sistemi.

Ma è bene ricordare come la difesa europea si muova già in ordine sparso, magari anche ignorando i rispettivi campioni nazionali, e che la “difesa comune” il più delle volte è solo retorica buona per la prima pagina dei giornali. Basti ricordare la questione dell’European Sky Shield Initiative, ESSI, promossa dalla Germania e poi a livello europeo anche dalla Von der Leyen, programma per la difesa antimissilistica europea, che per il lungo e lunghissimo raggio punta sugli statunitensi Patriot e gli israeliani Arrow-3, contando su armi europee solo per il medio raggio con gli IRIS-T SLM di produzione tedesca. E ignorando deliberatamente i SAMP-T franco-italiani (Francia e Italia per il momento non fanno parte della ESSI).

O la questione dell’attivismo sud-coreano che si sta consolidando come un competitor rilevante per i player della difesa europea. Sul Machiavelli siamo stati tra i primi a parlarne e nel frattempo la penetrazione sul mercato dei mezzi corazzati dell’industria della difesa di Seul continua. Gli MBT K2 Black Panther sono già stati adottati dalla Polonia, sono in pole position anche per la Romania, in valutazione da parte della Slovacchia e presi in considerazione anche dalla Norvegia. Così come i semoventi K9 Thunder sono presenti in Polonia, Finlandia, Estonia, Norvegia e in ordine per la Romania. Dei cingolati sudcoreani solo l’IFV K21 al momento non è ancora impiegato da eserciti europei, ma potrebbe essere selezionato dalla Romania.

Seul, dovendo tenere a bada l’ingombrante fratello settentrionale, potendosi permettere di investire senza i cervellotici vincoli di bilancio di Bruxelles e avendo una filiera dell’industria assolutamente completa dalle acciaierie alle fabbriche di microchip, può oggi vantare un consistente ventaglio di prodotti in ambito della difesa. Arrivando a vendere carri armati anche nel cortile di casa di chi ha inventato il tank e le sue dottrine d’impiego.

Ben venga quindi l’iniziativa di Rheinmetall e Leonardo anche a prescindere dalle ricadute per l’industria italiana. Perché in un certo immobilismo industriale dell’Unione Europea, nell’attesa dell’MGCS, si sarebbe rischiato di finire con un fornitore di mezzi, parti di ricambio e assistenza dall’altra parte dell’Asia.

Foto: Rheinmetall

+ post

Saggista e divulgatore, tra le sue pubblicazioni Alessandro Blasetti. Il padre dimenticato del cinema italiano(Idrovolante, 2023). E con Emanuele Mastrangelo Wikipedia. L’Enciclopedia libera e l’egemonia dell’in­formazione (Bietti, 2013) e Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia(Eclettica, 2020).