di Umberto Camillo Iacoviello

Dopoguerra, baby boom e (temporanea) espansione demografica

Nel secondo dopoguerra il numero dei nati vivi torna ai livelli antecedenti il conflitto e, contemporaneamente, il tasso di mortalità scende al 10%, valore mantenuto fino a giorni nostri. Nei tre anni dal 1946 al 1948 il numero dei nati vivi superò il milione. Nei 14 anni successivi, tra il 1949 e il 1963, nascevano annualmente tra gli ottocentomila e i novecentomila bambini. Nel 1964 venne toccato nuovamente il picco del milione. Fu l’ultimo anno in cui in Italia si registrano così tante nascite.
Contemporaneamente, tra il 1946 e il 1971, sono emigrati all’estero, soprattutto verso il Nord Europa, 2,9 milioni di italiani. Nel ventennio successivo alla Seconda guerra mondiale, aumenta la migrazione interna: dalle aree rurali, dal Mezzogiorno e in parte dal Nord-est, soprattutto verso Lombardia, Piemonte e Lazio. Negli anni successivi al 1964 –anno in cui si registra l’ultimo picco di nascite- i nati vivi diminuiscono, fino a dimezzarsi in poco più di una generazione.

Il 1977 è l’anno che segna una tappa importante del declino demografico italiano: per la prima volta il tasso di fecondità scende sotto il 2. In assenza di migrazioni e con un costante tasso di mortalità, la media di due figli per donna è quella che garantisce la sostituzione della popolazione. Dal momento che nascono più maschi che femmine (ogni cento femmine nascono circa 106 maschi) e che la probabilità di raggiungere l’età riproduttiva è inferiore al 100%, convenzionalmente, il valore della fecondità che assicura la sostituzione è 2,1.

Nati vivi 1946-1996

Numero medio di figli per donna (1946-1996)

 

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Negli anni Settanta e Ottanta diminuiscono i flussi migratori sia interni che verso l’estero. Nonostante il progressivo calo del tasso di fecondità, la popolazione continua ad aumentare perché aumenta la speranza di vita che passa da 65 anni per le donne e 62 per gli uomini nel 1946 a 80 anni per le donne e 74 per gli uomini nel 1993. Questo aumento di circa 15 anni nell’arco di 47 anni riflette i notevoli progressi nella sanità pubblica, nell’alimentazione, nelle condizioni di vita e lavoro in Italia durante questo periodo. Al netto dell’emigrazione, la popolazione italiana passa da 45,5 milioni nel 1946 a 57,3 nel 1996. [3-continua. Le prime due puntate sono state pubblicate QUI e QUI]

Fonti:

Storia demografica dell’Italia dall’Unità a oggi, Istat, 7 febbraio 2023.
Popolazione residente per sesso, nati vivi, morti, saldo naturale, saldo migratorio, saldo totale e tassi di natalità, mortalità, di crescita naturale e migratorio totale – Anni 1862-2014 ai confini attuali, serie storiche.istat.it.

 

Umberto Camillo Iacoviello
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Battitore libero del pensiero non conforme, scrive per diverse testate e blog. Si interessa di dinamiche demografiche, storia, geopolitica e «ideologie alla moda».