di Enrico Petrucci

A Olimpiadi di Parigi concluse, le innumerevole polemiche scatenate si potrebbero ricondurre a un’unica chiave di lettura: quello che è andato in scena sulle sponde della Senna è stato uno scontro tra il pensiero magico e il principio di realtà.

Dalla cerimonia di apertura, al sesso dei pugili, fino alla questione della balneabilità della Senna si è provato a imporre il pensiero magico, il potere della parola, come unico metro della realtà. Il caso più evidente il fallimentare tentativo di rendere balneabile la Senna non solo per le Olimpiadi ma per farne una nuova attrazione turistica della capitale.

Nuota a Parigi e poi muori

Più facile a dirsi che a farsi: la Senna è un fiume non balneabile già dal 1923 (alle Olimpiadi di Parigi del 1924 si erano limitati al canottaggio) lungo oltre 700 km e con una portata di 500 metri cubi al secondo, che attraversa una città di oltre 2 milioni abitanti. Che devono convivere con i ratti che la infestano. Un tentativo di “buon vicinato” fortemente voluto dalla stessa amministrazione comunale di Anna Hidalgo, sindaco di Parigi, che nel 2022 e nel 2023 spiegava come con i ratti la città dovesse imparare a conviverci.

Le gare olimpiche poi hanno avuto i risultati che tutti conoscono. Tanto che persino il compassato Guardian in merito alle condizioni dei triatleti dopo la nuotata nella Senna ha parafrasato il motto olimpico con un titolo da far invidia a Libero: Citius, altius, antibioticus: Olympic triathlon a triumph of optics for Paris. Da sottolineare che a luglio, nonostante lo spin mediatico della nuotata della Hidalgo nella Senna, quando la balneabilità era al limite, si ipotizzava di far diventare il triathlon un biathlon abolendo la prova di nuoto. Questa sarebbe stata la soluzione migliore per la salute degli atleti.

Com’era prevedibile, il principio di realtà ha sconfitto il pensiero magico della Hidalgo e Macron, e il miliardo e mezzo di euro investiti per rendere il fiume balneabile non è servito a molto. Compreso il bacino di Austerlitz in grado di stoccare 50.000 metri cubi di acque reflue in caso di pioggia per rallentarne lo sversamento nella Senna: l’equivalente di una dozzine di piscine olimpioniche, pari alla quantità di acqua che passa per la Senna in 8-9 minuti…

Il problema non è solo fluviologico, la Senna è ovviamente un sistema complesso di 700 km, con un affluente importante come la Marna che si immette a ridosso di Parigi. A complicare la questione c’è soprattutto la natura di una città come Parigi. Come scriveva Il Post prima delle Olimpiadi, tutto l’armamentario idraulico e tecnologico era stato messo in atto per rendere balneabile il fiume. Dai classici principi idraulici separare della rete fognaria per acque chiare e acque scure, alle immancabili nuove tecnologie a base di acido performico o radiazioni ultraviolette fino ai citati nuovi bacini di decantazione. Una panoplia di elementi che hanno avuto come piano B nel caso di piogge che dilavassero nella Senna gli… umori della città semplicemente il classico “incrociamo le dita”: aspettiamo e speriamo che il livello batterico diminuisca.

Uomini e topi

Del resto, noi italiani siamo abituati alle situazioni alla speraindio. Ma qui c’è di più: l’assoluto paradosso di una amministrazione comunale che vuole far convivere le velleità balneari con situazioni da terzo mondo come le migliaia di senzatetto (per lo più immigrati) che all’ultimo minuto si è pensato di deportare dalla strade di Parigi poco prima delle Olimpiadi o l’invasione di cimici dei letti a Parigi nel 2023 (ovviamente, colpa del cambiamento climatico). E poi, i ratti. Convivere con i ratti mentre si cerca di far diventare balneabile la Senna è l’ennesimo esempio di battaglia contro la realtà e di esercizio di pensiero magico.

Sia per i patogeni dei ratti (non serve scomodare la peste nera, basta la leptospirosi, che è fra i rischi affrontati dagli olimpici nella Senna) quanto per i roditori stessi, davanti ai quali si è alzato bandiera bianca. Ecco cosa scriveva Politico nel giugno 2023:

“With guidance from the mayor, we have decided to form a committee on the question of cohabitation,” announced Anne Souyris, the city’s deputy mayor for public health, during Thursday’s meeting of the Council of Paris. She added that the group would be tasked with finding the method of dealing with the rats that proved to be both “effective” and “not unbearable” for Parisians.

E giù battute dalla platea sul cognome del vicesindaco, vista l’assonanza con souris, topi…

Questa capitolazione è l’epilogo di un investimento da 1,7 milioni di euro avviato nel 2017 per cercare di arginare la proliferazione dei ratti. Una resa senza condizioni quella dell’amministrazione Hidalgo avviata già nel 2022, mettendo le mani avanti con dichiarazioni da “volpe e l’uva”: “con i ratti bisogna conviverci…”.

Ma la calata di braghe dell’amministrazione parigina è andata oltre. Perché nella lotta contro la realtà occorre innanzitutto “decostruire” i pregiudizi della gente affinché si possa costruire una narrazione politicamente corretta (nel senso più ampio del termine). Infatti secondo la consigliera comunale del Parti Animaliste Douchka Markovic, le pantegane della Senna sarebbero “vittime di pregiudizio” e occorre iniziare a chiamarli con termini corretti: meglio parlare di surmulots (topo bruno di campagna) anziché di rats, perché “ratto ha una connotazione negativa” («moins connoté négativement») come riportava nel 2022 Le Figaro.

Toc toc. “C’est qui?”. “La réalité

Di nuovo il pensiero magico, il problema di percezione, decostruzionismo applicato: basta “cambiargli nome” e magicamente la pantegana diventerà un simpatico topino di campagna degno protagonista di un film Disney-Pixar. Ma la realtà bussa sempre alla porta con la brutalità di un postino latore di raccomandata in busta verde: poco dopo l’uscita della consigliera, l’Académie Nationale de Médecine si sentì in dovere di diramare un comunicato stampa per riaffermare l’ovvio: i ratti sono un pericolo per la salute pubblica e i casi di leptospirosi sono in aumento.

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È possibile rendere un fiume balneabile mentre si è costretti a convivere con uno dei principali sintomi del malessere igienico di una città? È ovviamente un’aperta contraddizione. Indipendentemente dal budget utilizzato e dalla tecnologia dispiegata, si sta applicando solo del pensiero magico: se non si risolvono organicamente tutti i problemi della città correlati all’igiene pubblica, la realtà l’avrà vinta. E il fiume al limite della balneabilità sarà un rischio per gli atleti.

Gli stregoni woke delle parole

La cautionary tale della balneabilità della Senna e la convivenza con i ratti non è solo un simbolo delle contraddizioni a cui siamo costretti a convivere da quando la buona amministrazione ha ceduto il posto al pensiero magico che è la prassi dell’ideologia wokeista. C’è un’altra interessante osservazione che parte proprio dalle dichiarazioni della consigliera comunale animalista: il problema del linguaggio e della percezione.

“Percezione” è la parola chiave di chi vuole negare la realtà. Meglio “topo di campagna” che “ratto” se vuoi “migliorare” la percezione del problema da parte dei cittadini. Meglio “mpox” che “vaiolo delle scimmie”, meglio “migranti” che “immigrati”, e via via tutta la catena di eufemismi che il politicamente corretto ci ha apparecchiato nel tentativo di ricostruire magicamente la realtà a suon di parole. Il pattern dei cittadini e delle loro percezioni si ritrova facilmente in molti dei temi caldi nostrani che li stregoni politici cercano di governare: così il tema della micro-criminalità e del degrado a Milano è solo un problema di “percezione”. Un’azione di stregoneria politica che può avvenire solo perché il grosso della stampa mainstream è mobilitato a derubricare o occultare le problematiche di sicurezza e a bollare come “panico da social” la diffusione di notizie e video che dimostrano il contrario. Così si è cercato di fare con la “percezione della balneabilità” della Senna: lo spin della nuotata di Anne Hidalgo era funzionale a rassicurare cittadini e atleti. Ecco cosa scriveva Il Post nell’articolo già citato:

«Oltre a continuare a ripulire il fiume e a controllare la qualità dell’acqua, la cosa difficile sarà far cambiare la percezione comune e convincere le persone che la Senna sia davvero pulita e sicura. Alle azioni sui batteri si aggiungono in questo caso quelle sull’inquinamento visibile come i rifiuti, principalmente in plastica, attraverso barriere galleggianti e barche cattura-rifiuti».

Il potere dell’immagine

È bastata una foto virale di un nuotatore che vomitava emblematicamente proprio sul logo olimpionico di Paris 2024 a far fallire la tirata propagandistica della Senna balneabile. E la storia dell’amministrazione comunale che voleva convivere con i ratti mentre provava a pulire il fiume cittadino rimarrà negli annali delle violazioni dei principi di realtà e di non contraddizione, come monito contro ogni decostruzionismo.

Nel frattempo, noi constatiamo di avere più di una difficoltà a commissionare all’IA un’immagine della Senna coi ratti (stringa: “la Senna con ratti” o “la Senna con topi”) che non faccia sembrare le banchine della Ville Lumiere una succursale di Sylvanian Family. Se la gente comune non s’è bevuta l’acqua pulita della Senna, l’IA c’è cascata dentro con tutte le scarpe.

parigi, senna con topi

“Parigi, Senna con topi”, IA su tela

La morale della favola è questa: diffidare di chi pensa che i problemi si possano risolvere cambiandogli nome, anziché intervenire materialmente. E soprattutto dei suoi propagandisti, in carne e ossa o virtuali.

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Saggista e divulgatore, tra le sue pubblicazioni Alessandro Blasetti. Il padre dimenticato del cinema italiano(Idrovolante, 2023). E con Emanuele Mastrangelo Wikipedia. L’Enciclopedia libera e l’egemonia dell’in­formazione (Bietti, 2013) e Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia(Eclettica, 2020).