di Francesco Erario e Emanuele Mastrangelo

Si infittisce la trama attorno all’arresto di Sean Combs, il rapper e imprenditore americano ai più noto come Puff Daddy, avvenuto il 16 settembre. Combs, accusato di crimini così gravi da vedersi rifiutata la proposta di cauzione avanzata dai suoi avvocati per ben 50 milioni di dollari, è attualmente detenuto presso il carcere federale di Metropolitan Detention Center di Brooklyn, dove ha fatto sapere di temere per la sua vita. Una vicenda che per certi versi ricorda lo scandalo che coinvolse Jeffrey Epstein e numerosissimi VIP di tutto il mondo.

L’imprenditore, il cantante, il personaggio

Nato e cresciuto tra le strade del quartiere popolare afroamericano di Harlem a New York, Sean Combs è figlio di Melvin Combs, uomo molto vicino a Frank Lucas, boss di altissimo profilo nella malavita newyorkese degli anni ’70, morto in seguito di un agguato armato quando il futuro rapper era appena un bambino. La fama di criminale di Frank Lucas, a cui Melvin Combs è direttamente associato, è tale che Ridley Scott dedicò lui nel 2007 il film American Gangster, con protagonisti Denzel Washington e Russel Crowe.

Fin da giovane Sean Combs si è dato l’obiettivo di sfondare nel mondo dell’industria musicale americana. Nel 1993 fonda la Bad Boys Records, mediante cui è riuscito ad influenzare la scena musicale rap per oltre un decennio, raggiungendo più volte le vette delle classifiche. Tra gli artisti che sono stati prodotti, The Notorious B.I.G., iconico rapper newyorkese di enorme successo, protagonista insieme al rivale Tupac Sakur di una grande e sanguinosa faida. Se Tupac, sotto contratto con la casa discografica Death Row Records, rappresentava infatti il movimento rap della West Coast, The Notorious “Biggie” B.I.G. era il campione della “costa est” e del rap di New York. Una vera e propria guerra combattuta non solo con le cantilene del rap, ma anche a colpi di pistola, che ha visto morire tra gli altri sia Tupac che The Notorious B.I.G., quest’ultimo appena venticinquenne. Anche per questi mai risolti crimini, rumors e dicerie hanno voluto Sean Combs come coinvolto più o meno direttamente in entrambi gli omicidi, senza che però nulla venisse mai confermato o accertato. Proprio dalla produzione dei dischi anche postumi di Biggie, Sean “Puff Daddy” Combs trae grandi profitti ed enorme ritorno in termini di visibilità nel jet set statunitense degli anni ’90 e dei primi duemila, fino a diventare un deus ex-machina dell’industria musicale e culturale made in USA.

Per capire il livello di potere che Sean Combs è arrivato a detenere è sufficiente guardare al suo patrimonio, che secondo alcune stime sarebbe compreso tra 800 milioni ed 1 miliardo di dollari. Nel corso degli anni ha scelto e utilizzato diversi nomi d’arte, dal primo e forse più noto Puff Daddy all’ultimo Diddy Dirty-Money, seguendo però sempre il medesimo leitmotiv: sesso e soldi. Sean Combs è anche un rapper di chiara fama, con all’attivo diversi successi mondiali. I’ll be missing you del 1997, ad esempio, pubblicato come tributo per The Notorious B.I.G. assassinato pochi mesi prima, è un successo planetario famoso ancora oggi.

Il 1998 è un anno centrale per capire le vicende attuali, e gli eventuali molto probabili risvolti che queste potranno avere. È l’anno infatti in cui Diddy dà il primo dei suoi famigerati White Party, feste sempre più esagerate ed eccessive, descritte come a metà tra un enorme baccanale e un rituale orgiastico simil-esoterico. A queste feste, a base di droghe e sesso, il cui obiettivo principale era la depravazione, hanno negli anni partecipato un numero tale di stelle della musica e di Hollywood che sarebbe più semplice ricordare i nomi di chi, soprattutto in questi giorni, si fregia di non avervi mai preso parte. Tra i nomi dei partecipanti ai White Party, che prendono il nome dal dresscode obbligatorio, ci sarebbero anche Leonardo DiCaprio, Ashton Kutcher, Megan Fox, Justin Bieber (quando era ancora minorenne), Jay-Z, Beyoncé, Mariah Carey, Usher, Khloe e Kim Kardashian, Paris Hilton e Jennifer Lopez, quest’ultima sua fidanzata nel 1999, quando entrambi vennero coinvolti in una sparatoria per cui Combs è stato processato e prosciolto per mancanza di prove.

LEGGI ANCHE
Condannati i rapper che profanarono Redipuglia: un monito sullo ius scholae
Le accuse

Almeno undici donne lo accusano direttamente di abusi sessuali avvenuti in diversi periodi, ma non solo: le accuse comprendono anche traffico sessuale, favoreggiamento della prostituzione, estorsioni e racket legato a droga e prostituzione. Già lo scorso maggio Sean Combs è finito su in prima pagina dopo che la CNN ha mostrato un video ripreso in una camera d’albergo in cui il rapper prende ripetutamente a calci e pugni l’ex fidanzata Cassie Ventura. Un episodio impossibile da negare, che ha portato ad un processo conclusosi con un accorso con plurimilionario tra vittima e aggressore.

Abusi e stupri che non avrebbero riguardato solo donne, ma anche uomini e ragazzi impuberi, non disdegnando di esercitare il suo potere e la sua posizione per promettere contratti o carriere nello spettacolo. Combs è stato dipinto come un predatore sessuale che con violenza approfittava delle sue vittime dopo aver fatto loro perdere i sensi con droghe da cavallo (letteralmente), sfruttando poi la sua fama per intimidirle e farle tacere, o ricattandole coi filmini che ritraggono i partecipanti alle sue feste intenti in atti sessuali di ogni genere. In questo senso, ogni dichiarazione, foto o filmato che in passato poteva sembrare al massimo pruriginoso, assume tutt’altri inquietanti sembianze: emblematico è il video che immortala Combs con l’allora quindicenne Justin Bieber, prima che i due trascorressero insieme ben 48 ore nella sua villa.

Il mondo dello spettacolo mostra dunque il suo lato oscuro. A essere coinvolto è in particolare quel settore musicale detto hip hop, che comprende in particolare il gangsta rap e più recentemente la trap, generi “musicali” (virgolette d’obbligo) su cui si allungano inquietanti ombre sulla loro reale natura. A far tremare dalle fondamenta il già traballante mondo delle star americane e dei loro altolocati amici è, a questo punto, una sola domanda: com’è possibile che nessuno sapesse niente? [1 – continua]

+ post

Laurea triennale in Comunicazione, editoria e giornalismo (Università Sapienza di Roma), laurea magistrale in Comunicazione d'impresa (Università di Salerno), corso post-laurea in Economia (Università di Parma). Si occupa di marketing e sviluppo commerciale in Italia per una piccola impresa estera. Appassionato di sociologia, media e politica, studia i fenomeni culturali e subculturali emergenti tra i giovani occidentali.

+ post

Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è redattore capo di "CulturaIdentità" ed è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa dellacancel cultureche sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).