di Emanuele Mastrangelo e Enrico Petrucci
Intro. Il wokeismo è in ritirata?
Dopo una breve pausa, torna il bollettino delle wokkate. A settembre il The Economist titolava America is becoming less “woke”, articolo a partire da un’analisi statistica della stessa testata su come l’interesse per il woke (o almeno per le ricerche online) sia in declino. A questo titolo sono state associate anche le pratiche DEI che sembrerebbero in remissione in alcuni grandi corporation. C’è la Toyota che rinuncia alla sponsorizzazione degli eventi LGBTetc, i casi di Harley Davidson (moto), Jack Daniels (Whisky) e John Deer (macchine per l’agricoltura) che avevano fatto passi indietro o eliminato il reparto DEI all’interno dell’azienda, anche perché alle loro clientele tradizionali dell’inclusività interessa poco, e difficilmente gli esponenti del ceto arcobaleno urbano si metterebbero a comprare trebbiatrici e motociclette. E anche Microsoft ha licenziato a luglio un team DEI all’interno dell’azienda specificando che non è più elemento critico del business come nel 2020.
Ma il woke è realmente in remissione? In realtà ci sono due elementi da considerare. Alla fine è un modo per risparmiare su divisioni non produttive, cosa che piace sempre agli azionisti. E soprattutto negli States siamo a ridosso della tornata elettorale delle presidenziali, e quindi gli stessi democratici per alcuni si stanno muovendo in maniera meno woke, come sottolinea “Il Foglio“.
Ma se del woke se parla semplicemente meno, e qualche lucrosa posizione di Diversity & Inclusion aziendale viene cancellata per migliorare la trimestrale, il woke è ancora lì. È qui per restare come dal titolo del saggio presente ne volume Woke – Cancel culture – Oicofobia.
A dimostrare l’ottima salute del wokeismo, le wokkate che non mancano mai.
Italia: laboratorio per bambin* trans e gender creative
In Italia ha fatto notizia l’evento “Laboratorio per bambin* trans e gender creativedai 5 ai 14 anni“. Locandina dell’evento che riportava la dicitura “La ricerca ha ricevuto l’approvazione del comitato etico dell’università di Roma 3”. Evento che ha portato una lunga scia di polemiche, tanto che sia l’università ha diramato un comunicato stampa (dove si parla di “7-14 anni” anziché i “5-14” della locandina pubblicata su numerose testate) sia il rettore è intervenuto in prima persona dalle pagine di “Repubblica”.
Nell’infuocato dibattito non sono mancati le accuse di fake news e caccia alle streghe e il ribadire che la ricerca è libera. Solo il “Feminist Post” ha evidenziato il potenziale conflitto d’interesse della ricercatrice promotrice del laboratorio è anche esponente di un’associazione che si occupa proprio di queste tematiche. Associazione che nel materiale promozionale sottolinea d’essere “la tua famiglia” (slogan che evoca inquietanti paralleli con una setta stile Charles Manson o le situazioni da film dell’orrore tipo “Speak no evil“), quasi che se i genitori dei minori in questione fossero troppo “gender critical” meglio tenerli all’oscuro.
Ovvero quello che avviene in California, la prassi di non informare i genitori delle decisioni in merito ai “pronomi alias” adottati nelle scuole. Vicenda che ha portato nove famiglie a fare causa allo Stato della California.
Scozia. I am a Teenage Werewolf
Alle istituzioni che appoggiano simili iniziative andrebbe domandato come si pongono in merito alle vicende californiane. E soprattutto in merito alla notizia che arriva dalla Scozia e riportata dal “Daily Mail”, ovvero del bambino che si identificherebbe come lupo. Auto-definizione accettata dalla scuola.
La notizia del tabloid britannico ad oggi non smentita è stata ripresa da diverse testate italiane, con spiegazioni su “disforia di specie”, “furry” (la parafilia) e “therian” (identità)
Per chi segue il Machiavelli sa bene che questi concetti sono ampiamente presenti nei gender studies di oltreoceano: nel settembre 2023 davamo notizia del foxgender. A voi trarre le conclusioni.
USA. Il gender fra i giovani, una malattia sociale in crescita
A margine rileviamo che il Center for Disease Control and Prevention statunitense in un ampio censimento su 20.000 studenti dai 14 ai 18 anni (Disparities in School Connectedness, Unstable Housing, Experiences of Violence, Mental Health, and Suicidal Thoughts and Behaviors Among Transgender and Cisgender High School Students — Youth Risk Behavior Survey, United States, 2023) ha rilevato come il 3.3 % degli studenti si identifichi come transgender e il 2,2 % come gender questioning (il CDC rileva che l’analisi potrebbe aver sottostimato i non binari avendo ristretto le opzioni a transgender, questioning e cis).
Trattandosi di un censimento statunitense i valori sono dettagliati Race or ethnicity: appare subito evidente che la comunità di studenti bianchi sia sovrarappresentata, ovvero il gruppo che presenta il numero più rilevante di transgender e gender questioning. Altri gruppi etnici sembrerebbero quindi meno soggetti al fenomeno.
USA. Caccia all’uccello
Su NPR la notizia che la American Ornithological Society ha intenzione di ribattezzare sei specie di uccelli per rimuovere ogni connessione con personalità legate a colonialismo, suprematismo eccetera. Subito dopo il caso George Floyd un uccello era stato ribattezzato perché il suo nome era dedicato a un ufficiale confederato. L’associazione ornitologica ha avviato lo scorso anno un programma di revisione delle denominazioni, stimando di dover valutare almeno un centinaio di denominazioni, per adesso la ridenominazione riguarderà solo sei uccelli. Ricordiamo il caso dei dinosauri (Bollettino n° 2) e delle piante (Bollettino n° 18)
USA. Minorenni al guinzaglio
Negli Stati Uniti nei mall, i centri commerciali, si sta diffondendo una nuova “usanza”: per evitare microcriminalità e violenza i minori possono entrare solo se accompagnati! Nel più antico centro commerciale del New Jersey lo chaperon è richiesto nel fine settimana a partire dalle 5 del pomeriggio. L’usanza si sta via via diffondendo in altri centri commerciali, mentre in California è richiesto ai minori di portare al collo un cartellino con i dati dei genitori.
Galles. Arte di regime, ma DEI
Ennesima novità dal Galles il cui governo laburista è un’autentica miniera di wokkate per la sua scelta di diventare per legge un paese anti-razzista entro il 2030 (Bollettino n° 11). Negli scorsi mesi abbiamo visto il tentativo di decolonizzare e rendere meno bianco il museo nazionale del carbone (Bollettino n° 15), le iniziative antirazziste che non si possono tenere in palazzi con retaggio coloniale per via del genius loci (Bollettino n° 20), le polemiche sulla statua dedicata al primo segnale radio transatlantico di Marconi che non può avere riferimenti a quel fascista di Marconi (Bollettino n° 19), la necessità di decolonizzare le biblioteche pubbliche (ibidem) e la proposta di far diventare reato le eventuali menzogne dei politici (Bollettino n° 16).
Stavolta è il turno dell’arte pubblica antirazzista, con sovvenzioni dalle 3.000 alle 15.000 sterline per realizzare installazioni e opere che promuovano “diversity, inclusion, and anti-racism”. Nulla di nuovo nel tema del rapporto tra arte e potere, ma occorre sottolineare come questa nuova arte inclusiva sovvenzionata debba raccontare la “right historic narrative”, ovvero la giusta narrazione storica. Arte di regime a tutti gli effetti, ancorché democratico e laburista.
UK. Niente trucco, siamo inglesi
Mentre nei musei inglesi (dopo le vicende dei paesaggi nazionalistici di Constable (Bollettino n° 6) e del fatto che gli stessi paesaggi di Constable (Bollettino n° 19) non tenessero conto delle condizioni socio-economiche dei contadini) è ora la volta di sottolineare il razzismo implicito del folklore locale. L’Haxey Hood è un evento in cui i partecipanti si mascherano, e alcuni si anneriscono il volto. Questa blackface è visibile in alcune foto che testimoniano l’usanza presso il North Lincolnshire Museum, le quali hanno richiesto l’apposito trigger warning. Non sia mai qualcuno dovesse scandalizzarsi.
Chissà che ad Arezzo e ad Ascoli non si troveranno presto a dover rendere più politicamente corretto le rispettive Giostra del Saracino e Quintana con i loro “mori” colpiti lancia in resta da cavalieri cristiani?
Redattore del blog del Centro Studi Machiavelli "Belfablog", Emanuele Mastrangelo è redattore capo di "CulturaIdentità" ed è stato redattore capo di "Storia in Rete" dal 2006. Cartografo storico-militare, è autore di vari libri (con Enrico Petrucci, Iconoclastia. La pazzia contagiosa dellacancel cultureche sta distruggendo la nostra storia e Wikipedia. L'enciclopedia libera e l'egemonia dell'informazione).
Saggista e divulgatore, tra le sue pubblicazioni Alessandro Blasetti. Il padre dimenticato del cinema italiano(Idrovolante, 2023). E con Emanuele Mastrangelo Wikipedia. L’Enciclopedia libera e l’egemonia dell’informazione (Bietti, 2013) e Iconoclastia. La pazzia contagiosa della cancel culture che sta distruggendo la nostra storia(Eclettica, 2020).
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