La ricerca della bruttezza come cifra espressiva è diventata una delle caratteristiche di quell'ambiente che una volta era radical chic e ora è soltanto tristemente radical kitsch.
Uno dei pilastri delle teorie wokeiste, l'intersezionalità, vorrebbe dividere l'umanità in categorie sulla base dei loro "privilegi". Tuttavia questa teoria non funziona nella realtà, dove sfumature e condizioni individuali travalicano gli schematismi.
Il "Campo Largo" in Sardegna si appropria di Grazia Deledda come feticcio. Ma la Premio Nobel non ha nulla a che fare col moderno femminismo, così come altre grandi donne del passato, citate troppo spesso a sproposito.
Il nuovo libro di Emanuele Ricucci, gli Indecenti, è un eccellente sistema per affrancarsi da un sistema politicamente corretto.
La conclusione del centenario dell'Aeronautica Militare è l'occasione per tracciare un bilancio del passato - senza dubbio glorioso - e guardare alle sfide tecnologiche, industriali e strategiche del futuro.
I risvolti mediatici dello spot "La Pesca" dell'Esselunga e dell'affaire Giambruno mostrano come la nostra società ha preso una piega sempre più egocentrica, segno di un pensiero adolescenziale che non riesce a diventare adulto.
La marea della moda genderless e ridicola sembra in ritirata. Molti segnali fanno pensare che l'ondata wokeista e femminista che puntava a rendere goffo e svirilizzato l'abbigliamento abbia iniziato a stancare anche i grandi marchi del fashion.
Il nuovo live action su "Barbie", la celeberrima bambola bionda della Mattel, si rivela un banale concentrato di femminismo tossico e misandria, in certi passaggi talmente esagerato da apparire quasi caricaturale.
Nella postmodernità, in cui si cerca di cancellare la storia e troncare le radici culturali, la nostalgia è un antidoto alla dissoluzione. Un concetto nato per descrivere il senso di malinconia dei soldati svizzeri lontani dalle loro case nel XVII secolo e che oggi si rivela come un'ancora di salvezza per l'individuo e per la società.
