Economia cinese, la fine di una narrazione
L'economia cinese appariva come lanciata alla conquista del mondo. Ma numerosi segni sembrano annunciare una stagnazione prossima ventura, in particolare per ciò che riguarda gli investimenti stranieri.
L'economia cinese appariva come lanciata alla conquista del mondo. Ma numerosi segni sembrano annunciare una stagnazione prossima ventura, in particolare per ciò che riguarda gli investimenti stranieri.
Le anomalie nei mercati finanziari suggeriscono manovre finanziarie informate preventivamente sull'attacco di Hamas a Israele. Questo solleva preoccupazioni sulla possibilità che organizzazioni terroristiche sfruttino le loro azioni militari per finanziarsi giocando sulle fluttuazioni in borsa che essi stessi provocano.
La nota del ministero delle Finanze non aggiunge nulla a quanto già noto sul MES mentre non affronta alcuni aspetti assai problematici della riforma tra i quali l’impatto sulla sostenibilità del nostro debito. La riforma infatti mette il nostro debito pubblico alla mercé delle dichiarazioni del Fondo europeo.
La Cina ha assunto il ruolo di prestatore di ultima istanza nei confronti di vari Paesi, di fatto realizzando un proprio sistema finanziario che si pone in concorrenza con l’attività fino ad oggi svolta dagli USA e dal FMI.
Le società cinesi, in particolar modo le società tecnologiche, per raccogliere capitali esteri, anche attraverso la quotazione negli USA ed Hong Kong, utilizzano ampiamente le VIE, tipicamente con sede in paradisi fiscali tra i quali spiccano le isole Cayman.
La ratifica della modifica al trattato del MES costituisce uno dei temi “caldi” del governo Meloni. Facciamo quindi il punto della situazione cercando di rendere il quadro più intellegibile rispetto al notevole grado di confusione che sembra regnare in materia.
La Turchia è un Paese trasformatore con una bilancia commerciale in passivo che ha estrema necessità di dollari per pagare l’import e i debiti delle proprie imprese, ma la difesa della lira sui mercati dei cambi ha esaurito le riserve di valuta senza arrestare la continua svalutazione della moneta turca.
La rilevante partecipazione di Credit Agricole pone una pesante ipoteca sul futuro di BPM, il terzo gruppo bancario italiano, generalmente considerato una preda nel contesto dell’atteso ulteriore riassetto del nostro sistema bancario.
Ciò che sembra mancare al TPI è la capacità di convincere i mercati dell’esistenza di uno strumento che possa essere agilmente impiegato per sostenere un Paese. Non rimane che auspicare una attenta gestione della tematica economica da parte del nuovo governo.