Bambini affidati a filo-pedofili? Due scandali scuotono l’attivismo LGBT
Due notizie di cronaca delle ultime ore riportano alla ribalta il tema del tentativo, in corso, di "normalizzare" la pedofilia.
Due notizie di cronaca delle ultime ore riportano alla ribalta il tema del tentativo, in corso, di "normalizzare" la pedofilia.
Dati gli alti tassi di utilizzo della tecnologia tra gli adolescenti e il disegno ideologicamente motivato degli spazi digitali, non c'è da stupirsi che i "Gen Z" che si identificano come trans siano di più rispetto a quelli delle generazioni più anziane.
È tempo di contrapporre all’intolleranza LGBT un’autentica resistenza culturale e civile in nome della libertà di espressione e di coscienza, senza paura e senza cercare di piacere a chi ci vorrebbe sudditi e silenti.
Nonostante quello che ci dicono gli attivisti di sinistra, la scienza non dimostra che i bloccanti della pubertà e gli ormoni trans-sessuali siano necessari per prevenire i suicidi. Anzi, dimostra semmai il contrario.
Se c’è una Regione che sta diventando laboratorio per l’educazione gender e per la sessualizzazione precoce è sicuramente il Lazio. La sperimentazione del “mondo nuovo” lgbt avviene sulla pelle dei più piccoli.
Femministe, liberali, radicali, comunisti, personaggi dello spettacolo. Uomini e donne messi in minoranza nel loro ambiente ma evidentemente, nel loro piccolo, ancora profondamente liberi. L’oggetto del contendere è il ddl Zan. Da Cacciari alla Canalis, da Rizzo alla Comencini, chi critica il ddl.
Proprio mentre in Italia ferve il dibattito sul ddl omofobia, al di là dell’oceano un incredibile episodio ha creato scompiglio nella comunità lgbt canadese. La vicenda personale di Amanda Jetté Knox è emblematica di quanto i più acerrimi nemici di omosessuali e transgender siano gli stessi attivisti lgbt