Giornalisti, politici e intellettuali stanno magnificando il nuovo fenomeno à la page della Sinistra, ossia le “Sardine” in piazza a Bologna, Modena e presto in tante altre città italiane, come un sublime esercizio di democrazia. Niente di più falso.

Vedete: si può manifestare pro e si può manifestare contro. Normalmente, quando si manifesta contro, lo si fa contro una misura, una legge, una norma, un provvedimento da parte del governo o di qualche altra autorità. Anche contro l’autorità stessa, ma in opposizione a ciò che fa e che concretamente sta influenzando la vita di chi manifesta. A Bologna e Modena, invece, si è manifestato contro l’opposizione in sé e per sé. Si manifestava contro l’altro, colui che la pensa diversamente, che ai comunisti (vetero- post- o neo- che siano; non si abbia paura di chiamarli così) non è mai andato giù.

Tutto legittimo, nel senso di legale. Ma guardando il fenomeno da un punto di vista politico e morale, bisogna dire: altro che “piazza democratica” e men che meno “liberale”! A Bologna c’era tutta la sintomatologia di un pensiero totalitario e intollerante, del fanatismo di chi si crede “giusto” e deve delegittimare l’altro come malvagio (“razzista”) o incapace d’intendere e di volere (“analfabeta”). La retorica delle Sardine e dei loro sostenitori pubblici è guerresca – “L’Emilia non si espugna”, “Modena non si lega” e via dicendo. La stessa ragion d’essere – quella di contrapporre a ogni comizio e raduno dell’opposizione una concentrazione se possibile superiore di sostenitori governativi – è quasi mimica di una battaglia.

Forse le Sardine, a differenza dei violenti scesi anche loro in piazza a Bologna, non mirano a impedire materialmente le manifestazioni dell’opposizione, ma certo esprimono un disagio e una contrarietà al fatto che chi non la pensa come loro possa avere agibilità politica – e il ricorso a terminologia da anni Settanta non è casuale. Non sorprende dunque che una dei leader di questo strano movimento, Samar Zaoui, on Facebook abbia pubblicato una foto di Salvini a testa in giù condita con l’esplicita invocazione a “un giustiziere sociale, di quelli che compaiono nella storia, che dopo aver ucciso vengono marcati come anarchici”.

La controprova di ciò che s’afferma qui è che, se un movimento analogo a quello delle Sardine fosse apparso ma d’orientamento destrorso, intento a contrapporsi fisicamente a ogni manifestazione della Sinistra, ora gli stessi media che le magnificano starebbero gridando alla minaccia anti-democratica e all’istituzione di commissioni parlamentari e nuovi reati d’opinione.

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Cosa ha dunque a che fare la piazza di Bologna con la democrazia? Che è l’ennesimo monito affinché le persone civili e moderate, con lo strumento pacifico del voto, tolgano qualsiasi leva di potere a coloro che non sanno accettare il pluralismo democratico; perché essi, inevitabilmente, le userebbero (come già i loro sponsor istituzionali stanno facendo) per limitare la democrazia e le libertà dei cittadini.


Daniele Scalea è Presidente del Centro Studi Machiavelli

Founder and President of Centro Studi Machiavelli. A graduate in History (University of Milan) and Ph.D. in Political Studies (Sapienza University), he teaches “History and Doctrine of Jihadism” at Marconi University and “Geopolitics of the Middle East” at Cusano University, where he has also taught on Islamic extremism in the past.

From 2018 to 2019, he served as Special Advisor on Immigration and Terrorism to Undersecretary for Foreign Affairs Guglielmo Picchi; he later served as head of the technical secretariat of the President of the Parliamentary Delegation to the Central European Initiative (CEI).

Author of several books, including Immigration: the reasons of populists, which has also been translated into Hungarian.