È la strana storia di un principe simpatico e guascone trasformato in ranocchio vegano e conformista da una spigliata americana, sorta di Rula Jebreal di più fresca edizione. Harry ora è un senza famiglia (reale) e deve adattarsi al ruolo di junior partner della iper-progressista moglie Meghan. L’obiettivo della duchessa di Sussex è quello di coinvolgere il rosso di casa Windsor nel sofisticato mondo della beneficenza radical chic: buone cause umanitarie, anche se raramente riguardanti la working class o le vittime della deindustrializzazione dell’Occidente, molti scatti fotografici e ancor più soldi. Il brand “Sussex Royal” dovrebbe coprire questa molteplicità di interessi e il primo significativo impegno risulterebbe essere un contratto della Disney per lei.

Come da accordi, la coppia “ribelle” ha rinunciato alla quota di “Sovereign Grant” (l’appannaggio che viene garantito annualmente dal governo al fine di finanziare le funzioni ufficiali dei membri della Royal Family) che però dal sito di Meghan ed Harry risulta rappresentare solo il 5% delle loro entrate. Il 95% viene dal Ducato di Cornovaglia, ossia da un’ampia distesa di terreni che spettano all’erede al trono britannico e che il Principe Carlo ha accettato di corrispondere ancora per un anno ai ragazzi mentre si stabilizzano finanziariamente: si parla, secondo il “Daily Mail”, di 2 milioni e mezzo di sterline all’anno.

Inoltre le spese per la sicurezza rimarranno a carico dei contribuenti, e si calcola una cifra tra 1 e 8 milioni di sterline, che si divideranno la Madrepatria inglese e il leale Canada. Proprio questo capitolo di spesa ha di molto raffreddato gli entusiasmi dei Canadesi per l’arrivo dei principi, anche se il premier Trudeau continua a considerare positivo l’approdo nel nuovo mondo dei Sussex, probabilmente sul filo di una sintonia profonda con l’ideologia liberal di Meghan.

È curioso come Harry, che aveva costruito la sua immagine su un certo piglio anticonformista, si sia lasciato travolgere dall’iniziativa della moglie che in breve tempo lo ha trasformato in pallida icona liberal. Harry pare sia diventato vegano (almeno nei titoli di stampa) e ha accettato che suo figlio venga cresciuto in una stanza “no gender”, come se crescere i bambini in maniera de-generata sia una conquista di civiltà e non una alienante intrusione ideologica. Questa “liberal-izzazione” è forse un clamoroso autogoal se si pensa che in questo momento storico la retorica liberal è in forte declino: in Inghilterra Boris Johnson ha appena vinto una clamorosa battaglia storica in nome della bandiera e della democrazia nazionale; in America il maschio alfa Trump va avanti sulla strada della difesa dei confini, della re-industrializzazione e della libertà dei bambini di mangiare a scuola gli Hamburgher che la first-lady emerita Michelle voleva sottrarre loro.

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A proposito di Michelle e degli Obama, sembra che oggi la coppia venuta dal Sussex ambisca a sostituire queste icone in declino nell’immaginario dei progressisti ingioiellati. Ma sorge il sospetto che queste star del Bene si brucino con una facilità simile a quella con cui i rapper e i trapper (tipo Bello Figo, Young Signorino, Achille Lauro, Junior Cally) si passano la stecca del quarto d’ora di celebrità cattivista. Gli Obama già sbiadivano dopo la fine del problematico ottennio di presidenza democratica, mentre la lugubre stella apocalittica di Greta saliva all’orizzonte; ora che il gretismo sempre più manifesta le sue contraddizioni la coppietta inglese cerca di ritagliarsi il proprio spazio nel mondo della beneficenza radical chic.

Ma in quanto a contraddizioni – per non dire ipocrisia – neanche loro scherzano: “The Sun” ha fatto notare che mentre i due fanno gli ambientalisti, viaggiano continuamente sul jet privato di Elton John, non esattamente una scelta a basso impatto ambientale. E ancora: il baby shower (festa per il nascituro con amiche e amici) organizzato a New York è stato all’insegna di uno sfarzo pacchiano. Meghan ha speso mezzo milione per un party, poi però ha fatto con Harry dichiarazioni sul fatto che bisogna pensare ai poveri… Tralasciamo invece per garantismo le voci che volevano a corte una Meghan screanzata con gli impiegati e la servitù, tanto da innervosire la stessa Regina per questo.

Ma non è tanto il tiro al bersaglio contro la lady americana che qui ci interessa, ma piuttosto ci preme lanciare, da militaristi, sovranisti e anche tendenzialmente monarchici (se la monarchia esprime l’orgoglio nazionale proiettato nei secoli) un appello: “Salvate il soldato Harry”. Restituiteci l’Harry in divisa o anche goliardicamente nudo, ebbro come ogni soldato deve essere dopo aver compiuto il suo dovere, appassionato di belle donne e carnivoro. Insomma un giovane maschio che possa essere da esempio positivo al proprio figlio.


Alfonso Piscitelli, docente di storia e filosofia, collaboratore de “La Verità”.