Col divieto di radunarsi o incontrarsi, i social network sono divenuti ancor più il luogo di confronto e scontro (più raramente di dibattito e dialogo) tra i cittadini italiani. Per reazione alla lentezza con cui il Governo sembra intenzionato a rimuovere le gravi restrizioni imposte col lockdown, che mettono in discussione le libertà fondamentali, vari intellettuali liberali e conservatori hanno chiamato alla mobilitazione su Twitter, lanciando l’hashtag #TorniamoLiberi.

Il messaggio invita a utilizzare l’hashtag domani sera, mercoledì 29 alle ore 21; ma non è stato necessario aspettare tanto dal momento che #TorniamoLiberi si trova già prima tendenza in Italia. Anche il leader dell’Opposizione, Matteo Salvini, lo ha rilanciato:

Non è mancata la dura reazione dei partigiani della chiusura a oltranza, i quali utilizzano il prevedibile argomento che la riapertura porterà all’estinzione degli Italiani e che dunque chi la chiede è un assassino:

In chiusura, riceviamo e pubblichiamo questa riflessione di un nostro lettore sul tema:

“É cambiato il mondo”. chi l’ha cambiato? In che modo? Perché? Da due mesi sembra di essere stati sobbalzati, d’un tratto e senza preavviso, in una realtà distopica che ricorda molto quelle immaginate da Orwell e Huxley.

All’improvviso, ma proprio all’improvviso perché un attimo prima diffondevano i video “Milanononsiferma” oppure mangiavano involtini cinesi, hanno messo 60 milioni di italiani agli arresti domiciliari, li hanno privati della libertà personale, della libertà religiosa, del loro lavoro, lo hanno fatto violando la legge e dopo hanno multato e preso con la forza chiunque non si allineasse. Ci sono riusciti in meno di un mese, senza che nessuno osasse obiettare e senza dare spiegazioni.

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È bastato dichiarare un non ben precisato “stato di emergenza” – non previsto dalla Costituzione, che conosce soltanto lo Stato di guerra (art. 78) che è un’altra cosa – per azzerare tutte le libertà costituzionali ed accentrare nelle mani del Presidente del consiglio tutti i poteri. L’estate scorsa tutti inorridivano all’idea di un uomo che chiedeva pieni poteri, oggi che qualcuno invece di chiederlo, lo fa e basta, restano in fila come pecore per avere il loro sussidio statale. Nessuno, tranne Camillo Langone su Il Giornale con un bellissimo articolo del 14 aprile e Nicola Porro tutti i giorni sul suo blog, osa parlare di libertà.

Eppure, la nostra Costituzione (ve le ricordate? La più bella del mondo?) all’articolo 13 recita testualmente: “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o di perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell’autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”. Qualcuno, per caso, quando ha ricevuto la notizia che doveva restare chiuso in casa, ha ricevuto un atto motivato dall’autorità giudiziaria?

Hanno provato a giustificare l’abuso di potere con l’articolo 16 “Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale, salvo le limitazioni che la legge stabilisce in via generale per motivi di sanità o di sicurezza”. Ma l’articolo 16, che viene dopo il 13 non per caso, si riferisce alle restrizioni che possono essere imposte ad un malato, o al divieto di accedere a determinate aree, non certo a delle restrizioni totali applicate indiscriminatamente a tutta la popolazione. E se anche fosse, fino a che punto si può sacrificare la libertà personale per motivi di sanità? Fino a che limite può arrivare la restrizione? Al comune di residenza, o 200 metri o cento metri o anche ad una cella?

Con i decreti legge hanno usato strumenti legislativi in maniera abusiva, come denunciato anche da Sabino Cassese, senza interpellare il Parlamento, che in compenso è stato prima chiuso e poi chiamato a ratificare.