di Giovanni Giacalone

L’approvazione al Senato, nella giornata di mercoledì 27 maggio, dell’accordo di cooperazione in ambito di istruzione, università e ricerca scientifica tra Italia e Qatar rischia di non essere così innocua e costruttiva come molti auspicano e nasconde invece dei rischi enormi di infiltrazione islamista all’interno degli ambiti accademici.

Un recente report del Lawfare Project di New York parla chiaro: dal 2012 il Qatar, tramite le sue fondazioni, ha versato oltre $1,5 miliardi a ben 28 università. Il problema è che nel contempo il Qatar sta anche divulgando negli ambienti accademici statunitensi un islamismo radicale che viene promosso positivamente e senza alcun tipo di dibattito critico ed equilibrato. Questo è un problema, visto che l’ideologia divulgata rischia di influenzare l’ambito universitario con ripercussioni sia in ambito di studio e ricerca, ma anche di indirizzo di politica estera. In aggiunta, il “prodotto” che ne esce rischia di apparire come genuinamente proveniente dalle università, mentre trattasi in realtà del risultato dell’infiltrazione e dell’influenza del Qatar.

Il report cita poi la diffusione dell’anti-semitismo promosso dal Qatar e ricorda come il piccolo emirato sia il principale sostenitore dei Fratelli Musulmani, del suo ramo palestinese “Hamas” ma anche di gruppi affiliati ad al-Qaeda.

È bene ricordare che il leader spirituale dei Fratelli Musulmani, Yusuf Qaradawi, fa base a Doha da dove pontificava sugli schermi dell’emittente qatariota al-Jazeera. Tra le varie “perle di saggezza” di Qaradawi vi sono invocazioni al jihad in Siria, giustificazioni degli attentati suicidi perpetrati da Hamas in territorio israeliano, elogi all’Olocausto, definito “punizione divina” e “nella speranza che la prossima volta ciò avvenga per mano dei credenti”, ma anche l’applicazione della pena di morte per chi lascia l’Islam.

Non a caso il Qatar è stato isolato da gran parte dei Paesi del Golfo e dall’Egitto in quanto accusato di sostenere il terrorismo islamista in Siria e in Libia. Bisogna inoltre tener presente i rapporti tra Qatar, Fratelli Musulmani e Iran, emersi in particolar modo durante l’anno di governo Morsi in Egitto. Nulla di strano: del resto gli islamisti iraniani seguaci dell’ideologia khomeinista da sempre guardano con ammirazione al leader della lotta armata della Fratellanza, Sayyid Qutb, e ne studiano attentamente i suoi scritti. Non a caso Hamas è supportata sia dai Fratelli Musulmani che dall’Iran.

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Tornando all’accordo siglato tra Italia e Qatar, visto il tipo di “cultura” esportata da Doha, sarebbe bene esaminare attentamente ed approfonditamente certe questioni prima di lanciarsi in pericolose iniziative che rischiano di aprire le porte delle università italiane a questo tipo di ideologia.

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Ricercatore del Centro Studi Politici e Strategici Machiavelli. Laureato in Sociologia (Università di Bologna), Master in “Islamic Studies” (Trinity Saint David University of Wales), specializzazione in “Terrorism and Counter-Terrorism” (International Counter-Terrorism Institute di Herzliya, Israele). È analista senior per il britannico Islamic Theology of Counter Terrorism-ITCT, l’Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Università Cattolica di Milano) e il Kedisa-Center for International Strategic Analysis. Docente in ambito sicurezza per security manager, forze dell’ordine e corsi post-laurea, è stato coordinatore per l’Italia del progetto europeo Globsec “From criminals to terrorists and back” ed è co-fondatore di Sec-Ter- Security and Terrorism Observation and Analysis Group.