di Davide Lanfranco
Da ragazzo uno dei miei racconti preferiti era La Metamorfosi di Franz Kafka: la storia del povero Gregor Sama che si risveglia una mattina ritrovandosi trasformato in un enorme scarafaggio. Un fenomeno simile, ma ripetuto con frequenza incredibile, si sta ripetendo ormai da mesi nelle alte sfere della politica italiana. Il fenomeno, chiaramente, non è la trasmutazione in insetto di qualche ministro (sempre che dai virologi mediatici non arrivi, a breve, l’ipotesi che il virus pandemico abbia pure queste conseguenze) ma le ripetute metamorfosi di una carica istituzionale dal cognome nobiliare che, da quanto siede sugli alti scranni, riesce a diventare sempre qualcos’altro o qualcun altro.
Lo abbiamo visto trasformarsi, in un giorno solo, da professore universitario di diritto privato (senza nessun tipo di esperienza politica o dirigenziale pregressa) in avvocato del popolo e presidente del consiglio di una maggioranza parlamentare euroscettica e sovranista. Dopo pochi mesi lo abbiamo visto mutarsi, in una settimana, dal capo del governo giallo-verde in presidente del consiglio giallo-rosso ovvero capo di una maggioranza parlamentare europeista e progressista.
Lo abbiamo visto trasformarsi da impavido difensore dei confini nazionali (perché, ricordiamolo, le decisioni in merito non vengono mai prese dal solo ministro degli interni) ad amorevole soccorritore di rifugiati. Lo abbiamo visto, a settembre di due anni fa, sentirsi ispirato dalla figura di Aldo Moro per poi trasformarsi a febbraio di quest’anno (trasformazione che però io non ho notato) nello Winston Churchill dell’Ora più buia; magari però questa metamorfosi ora dovrà negarla visto che alcuni “progressisti”, mondo di cui sarebbe uno dei leader (secondo uno che prima gli era avversario ed ora è mutato in alleato), durante una manifestazione hanno imbrattato la statua dell’ex Primo Ministro di Sua Maestà a Parliament Square, perché lo considerano alla stregua dei fondatori del Ku Klux Klan.
In questi giorni l’ultima, in ordine di tempo, metamorfosi; pare si sia trasformato nel re di Francia Filippo il Bello ed abbia convocato gli Stati Generali. Non si tratta però degli Stati Generali del 1302 in cui il sovrano francese originale convocò a Notre-Dame i rappresentanti di clero, nobiltà e ‘terzo stato’. Più modestamente – ma certo non è colpa sua se tutto il resto del mondo non si trasforma con lui – verranno convocati i rappresentati della parti sociali per discutere di quello che sarà il futuro economico dell’Italia, avendo la certezza che, alla fine della kermesse, resteranno solo le chiacchiere, utili per riempire editoriali dei giornali e post dei social network.
Stante la varietà delle metamorfosi già realizzate, non ci si può azzardare a prevedere le prossime mutazioni, però una considerazione mi sento di farla. Deve fare molta attenzione “il nobile mutante” a non subire, una delle prossime mattine, la stessa metamorfosi di Gregor Sama; non tanto per l’orrore di vedersi tramutato in insetto (al giorno d’oggi sembra che la condizione peggiore al mondo sia quella di essere un maschio bianco occidentale) ma perché il finale del racconto, visto come allegoria politica, potrebbe essere premonitore di un futuro poco lieto.
Nel racconto dello scrittore boemo, infatti, il protagonista, ormai divenuto un peso ed odiato dalla propria famiglia, muore di fame e solitudine. La famiglia invece, cinicamente, si dimentica di lui e, dopo averne gettato il cadavere nella spazzatura ed aver lasciato la casa in cui vivevano insieme, progetta, in breve tempo, una nuova e felice vita in una casa più piccola.
Laureato in Sociologia (Università La Sapienza di Roma) con Master in Economia e Finanza degli Intermediari Finanziari (Università LUISS). Da vent’anni lavora per lo Stato Italiano nel settore delle Forze di Polizia.
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