di Nicola De Felice

Ancora una volta questo Governo risulta perseguire una politica estera e di sicurezza lontana dagli interessi vitali e strategici della Nazione, anteponendo gli interessi economici di Fincantieri alla sacrosanta necessità di soddisfare il requisito della sicurezza e difesa in mare richiesto dalla nostra Marina Militare.

Oltre a rendere incomprensibile dal punto di vista operativo la cessione di un simile strumento bellico in mano al nemico (l’Egitto) del nostro campione e amico in Libia (al-Serraj), la svendita delle due fregate FREMM all’Egitto, preziosi gioielli della tecnologia italiana sia per la parte scafo che per la parte sistema di combattimento e della propulsione, colpisce nel cuore la Marina italiana, già severamente penalizzata con la vicenda della mancata consegna degli F35B, avendo sempre questo Governo favorito l’Aeronautica Militare nelle consegne del primo lotto di aerei, sguarnendo la portaerei Cavour della sua ragione di esistere. Conseguentemente, oltre ad avere per un lungo periodo di tempo una portaerei senza una squadriglia di aerei, avremo anche una flotta senza il sostegno imprescindibile ed indispensabile del numero di fregate richieste dalla realtà della sicurezza e difesa dei nostri marinai in mare. Per contro (benedetta Italia!) avremo un’Aeronautica – unica al mondo – con aerei a decollo verticale per non si sa bene quale requisito operativo e un’altra potente Marina nel Mediterraneo capace di sostenere i nostri avversari nella disputa in Libia, a meno che non abbiamo cambiato cavallo su cui puntare in quella guerra civile.

Non è peraltro certo che la Marina abbia avuto evidenze contrattuali tali da ricevere – nel prossimo futuro – una compensazione adeguata alla cessione delle due fregate multiruolo. Le fregate sono una classe di navi fondamentali per lo strumento aeronavale, in particolare le “general purpose” come queste cedute all’Egitto, oltre ad avere capacità antisommergibili, sono all’avanguardia per la difesa aerea, ma soprattutto soddisfano il requisito di assicurare con i propri armamenti – made in Italy, unici al mondo – il sostegno di fuoco e la protezione in profondità delle nostre truppe a terra. Ci stiamo privando di un importante strumento militare e lo stiamo dando a chi potrebbe ledere i nostri interessi in Africa, senza nulla in cambio.

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Mi domando chi può aver consigliato di tale scellerata manovra il nostro Presidente del Consiglio: mi sembra difficile che alla Difesa non si siano resi conto di quanto stia accadendo; possibile che le manovre economiche ovvero diplomatiche di questo tipo possono andare a ledere gli interessi della Difesa e quindi della Nazione? Se manca il personale per coprire le esigenze della tabella organica degli equipaggi, non era forse oggettivamente più corretto rivedere il blocco degli arruolamenti e adeguare l’organico della Marina, già diventata la cenerentola delle Forze Armate? Cosa devo dire all’amico Mario Pini, discendente della medaglia d’oro al valor militare Capo Palombaro Emilio Bianchi – del quale era stato dato il nome ad una delle due fregate – che partecipò nel dicembre del 1940 all’audace forzamento della base di Alessandria come incursore di Marina insieme al Tenente di Vascello Luigi Durand de La Penne, portando il suo mezzo esplosivo sotto la chiglia della nave da battaglia inglese Valiant, affondandola? Esiste ancora un’etica che possa avere un valore superiore alle esigenze economiche?

Checché ne dicano in Presidenza, non è stata una furbata questa svendita, ma un’altra legnata alla nostra Marina, una manovra diplomatica potenzialmente pericolosa ed un oltraggio alla nostra bandiera, ai nostri eroi.

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Senior Fellow del Centro Studi Machiavelli. Ammiraglio di divisione (ris.), già comandante di cacciatorpediniere e fregate, ha svolto importanti incarichi diplomatici, finanziari, tecnici e strategici per gli Stati Maggiori della Difesa e della Marina Militare, sia in Patria sia all’estero, in mare e a terra, perseguendo l'applicazione di capacità tese a rendere efficace la politica di difesa e di sicurezza italiana.