di Federico Cenci

Ha imbrattato i muri di un’università americana con frasi razziste. Ne sono scaturite agitazioni studentesche e roventi polemiche. Così i vertici dell’ateneo hanno sborsato una lauta cifra per assumere una figura specializzata ad occuparsi di inclusione e diversità. Il responsabile del putiferio è forse un bianco suprematista con il cappello da baseball arrecante la bandierina confederata e la spilla di Donald Trump fissata sullo smanicato di jeans? No, niente affatto. L’autore del gesto vandalico è un nero, non uno studente universitario ma un uomo di 54 anni in preda, evidentemente, a stravaganti pulsioni grafomani.

Il primo fatto è avvenuto nell’autunno scorso nell’Università di Salisbury, nel Maryland. Come racconta il sito specializzato in notizie dal mondo universitario statunitense, “The College Fix“, la quiete nel campus è stata interrotta dopo l’apparizione di una scritta sui muri di un bagno che definiva il Black History Month, trenta giorni in cui nei Paesi anglofoni si celebra l’importanza delle persone della diaspora africana, un “mese da negri”. Insomma, una stupida scritta come tante che si leggono nei bagni delle scuole e delle università. La quale, tuttavia, ha scatenato gli animi. L’Università ha persino chiamato in causa l’Fbi per indagare sugli episodi e risalire all’autore. Sotto l’insegna dell’antirazzismo, studenti di Sinistra hanno dato vita a violente proteste. Ne è seguita la decisione del presidente dell’Università, Charles Wight, di prendere una serie di iniziative, tra cui l’annullamento delle lezioni per una giornata da dedicare alla riflessione collettiva su quanto avvenuto (il riferimento è alla scritta, non ai tumulti) e l’assunzione di un nuovo vice-presidente esperto di diversità e diritti al costo di 140mila dollari l’anno.

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Poi, a febbraio, la svolta nelle indagini da parte dell’Fbi e delle altre forze di sicurezza chiamate in causa. Il portavoce dell’ateneo ha annunciato che le autorità erano risalite all’autore della scritta. Tuttavia, ha rifiutato di dare ai media ulteriori informazioni su costui. L’identità del vandalo è rimasta oscura, fin quando, lunedì 8 giugno, sulla pagina Facebook dell’Ufficio del procuratore dello Stato per la contea di Wicomico, sono apparse le sue foto e generalità. Egli si chiama Jerome Kevin Jackson, ha 54 anni e – piccolo dettaglio – è nero. Nel comunicato si legge che l’uomo è accusato di quattro episodi analoghi. Il falso allarme razzismo all’Università di Salisbury non è una novità: nel 2016 su una lavagna era stato disegnato un omino impiccato accompagnato dall’hashtag #whitepower. Subito si era pensato alla presenza di suprematisti bianchi tra i corridoi dell’ateneo, salvo poi scoprire che gli autori erano degli studenti neri.

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Giornalista e scrittore, ha lavorato per l’agenzia di stampa cattolica "Zenit" e per "In Terris". Attualmente collabora con varie testate, tra cui "Il Quotidiano del Sud", "Culturaidentità", "International Family News". Per Eclettica Edizioni ha dato alle stampe nel maggio 2020 il libro Berlino Est 2.0 - Appunti tra distopia e realtà.