di Alessandro Previdi

“L’uomo è sopra tutto, un animale accomodativo. Non c’è turpitudine o dolore a cui non s’adatti”. Tocca dar ragione al D’Annunzio de L’innocente, romanzo del 1892. Alla luce dei recenti eventi pare che ci si stia abituando perfino alla follia delle frange più radicali e distruttive del movimento Black Lives Matter.

Da un lato è vero che il pubblico italiano ha dato una ricezione largamente negativa della follia d’oltreoceano e le quotazioni del movimento sembrano essere in caduta libera sui quotidiani tricolore, visto lo spazio sempre minore che vi viene dedicato – fatti salvi i soliti utili idioti e le pedine arcobaleno del progressismo più squallido, ormai intenti a parlarsi addosso da soli ma non per questo privi di appoggi politici.

Dall’altro lato basta però aprire un qualsiasi sito di informazione USA per rendersi conto di come la situazione non sia assolutamente più leggera rispetto a due settimane fa: le proteste continuano, le devastazioni anche, per non parlare delle distruzioni di statue che ormai colpiscono indistintamente dal colore politico del rappresentato. Ciliegine sulla torta? Nella “zona autonoma” di Seattle è avvenuta l’ennesima sparatoria, che ha visto un gruppo di sconosciuti aggredire due minorenni, e un sedicenne è morto sul colpo mentre un quattordicenne è in gravissime condizioni; e il consiglio cittadino di Minneapolis, addivenuto infine alla risoluzione di abolire il dipartimento di polizia locale, si è già premurato di assumere una forza di polizia privata per la propria difesa. Chi lo avrebbe mai detto?

Il clima è tutto tranne che rilassato; e proprio in questo clima due personaggi sono in poche ore diventati iconici di una resistenza civile “dal basso” alla dissoluzione che sembra voler ingoiare gli USA.

Si tratta di una coppia di avvocati di mezza età, Mark e Patricia McCloskey. I due, uniti nel lavoro e nella vita, sono proprietari di una villa all’interno di una gated community di Saint Louis, Missouri. Ed è sotto le finestre dell’abitazione, dopo aver rotto – o oltrepassato, comunque illegalmente – un cancello, che arriva una folla di alcune centinaia di aderenti a BLM diretta, così riferiscono gli stessi, verso la casa del sindaco di Saint Louis per richiedere (pretendere?) i nomi dei membri del consiglio cittadino che hanno votato contro il taglio dei fondi per la polizia locale. Già questa motivazione sarebbe da valutare: l’avvocato McCloskey infatti è noto sostenitore di lunga data del Partito Repubblicano; possibile che siano passati di lì per punirlo e magari razziarne la proprietà? Non è da escludere. Quello che però forse non sapevano è che soltanto l’anno scorso McCloskey ha difeso un giovane afroamericano malmenato dalla polizia di Saint Louis. Dettagli?

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Con una folla sotto casa, i McCloskey scendono in giardino stringendo in pugno un AR-15 e una pistola semiautomatica intimando ai manifestanti di andarsene dalla loro proprietà. Seguono alcuni momenti di grave tensione e atteggiamenti senza dubbio criticabili dal punto di vista della gestione delle armi da parte dei due avvocati: resta il fatto che la folla, di lì a poco, si disperde senza creare ulteriori danni.

Perché l’evento – più o meno casuale – che ha trascinato Mark e Patricia McCloskey in strada a brandire le proprie armi da fuoco è assolutamente emblematico? Innanzitutto perché rende alla perfezione l’idea di un’anarchia che inizia a strisciare per gli USA: una folla minacciosa di cinquecento persone può muoversi indisturbata e senza controllo.

Secondariamente per la natura stessa del confronto: a imbracciare un’arma in questo caso non è stato il prototipo del veterano dei Marine o del redneck cresciuto a pane e calibro 12. I due non soltanto sono altoborghesi avanti con gli anni ma anche piuttosto fuori forma fisica, senza un particolare allenamento all’uso delle armi e senza altro mezzo che le armi stesse, nude e crude. Niente chest rig, niente elmetti, nessun caricatore di riserva, niente mirini o red dot. La coppia è lo stereotipo della propria classe sociale, più che agiata e anche per questo ben lontana da qualsiasi velleità tactical.

Si tratta, né più né meno, di due persone normali che hanno dovuto decidere in pochi minuti se assistere impotenti alla distruzione della propria proprietà – e perché no, alla messa in pericolo della propria incolumità – o se difendersi con i mezzi a loro legale disposizione: delle due l’una. Mark McCloskey e sua moglie non sono due fanatici della polvere da sparo – non che vi sia alcunchè di male in questo – che si sono addestrati una vita intera per l’autodifesa; sono un uomo e una donna che hanno rappresentato un minuscolo ma significativo argine alla distruzione. Difendendo sé stessi e ciò che hanno creato con il proprio lavoro hanno simboleggiato in pochi minuti quelli che dovrebbero essere alcuni tra i veri valori dell’Occidente.

Erigete una statua ai McCloskey.

Giurista schmittiano e studioso di geopolitica