di Nathan Greppi

Da quando i classici supereroi della DC Comics hanno cominciato a passare di moda, a discapito della rivale Marvel che al contrario è diventata sempre più forte soprattutto grazie ai suoi film e all’acquisizione da parte del gruppo Disney, lo storico editore ha cercato un modo per riconquistare il pubblico, e in particolare i giovani. Tra le varie soluzioni adottate dall’azienda spiccano in particolare certi rifacimenti politicamente corretti del più classico dei supereroi, Superman: nel 2016 pubblicarono una nuova serie in cui il celebre supereroe era cinese, dove tuttavia ci furono comunque polemiche perché il nome del suo alter ego, Kenji, suonava più giapponese che cinese. Mentre nel marzo 2021 è stato annunciato che la DC sta lavorando a un nuovo film con protagonista un Superman nero.

Questi esempi sono solo gli ultimi di una lunga lista di stravolgimenti in chiave politicamente corretta dei supereroi Marvel e DC, avvenuti negli ultimi anni. Già nel 2015 l’Uomo Ragno era diventato un ragazzo di colore, Miles Morales, e la nuova versione è stata al centro del film animato del 2018 Spider-Man – Un nuovo universo. E se in questo caso almeno gli va riconosciuto il merito di aver dato fama a un’artista italiana, la disegnatrice marchigiana Sara Pichelli, in altri invece non si salva niente e nessuno: nel 2019 la Marvel ha annunciato che nei prossimi film il dio del tuono Thor sarebbe stato interpretato da una donna (si pensava a Natalie Portman, che nei film precedenti era la ragazza del Thor “tradizionale”), dopo che già dal 2000 i fumetti avevano creato una versione femminile del celebre eroe tratto dalla mitologia vichinga. Mentre nel marzo di quest’anno è stato annunciato un nuovo fumetto in cui Capitan America sarà gay.

Questo nuovo modo di fare si era già riflesso anche nei film e nelle serie tv tratte dai fumetti: al termine della saga iniziata nel 2008 con Iron Man, si era deciso che Capitan Marvel sarebbe stata l’eroina più potente di tutti e che avrebbe segnato in modo decisivo l’esito dello scontro finale col malvagio Thanos. Non a caso, durante lo scontro in Avengers: Endgame del 2019, si riunivano intorno a lei tutti i personaggi femminili della saga, per creare un chiaro effetto simbolico per le femministe. Tuttavia, anche in quel caso i radical chic hanno trovato delle scuse per criticare il film, ad esempio accusando di “body shaming” le scene comiche in cui si scherza su Thor divenuto grasso (persino un quotidiano “autorevole” come il “Guardian” lo ha attaccato per questo, e l’autore del pezzo li accusò addirittura di avergli “spezzato il cuore”).

Il problema è che in alcuni casi si arriva anche a cancellare personaggi storici perché ritenuti razzisti secondo i parametri di oggi: per il film Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli, tuttora in lavorazione e la cui uscita è prevista per il 1 settembre 2021, si è deciso di rimuovere il cattivo dei fumetti Fu Manchu in quanto sarebbe associato a stereotipi verso gli asiatici che venivano accettati negli anni ’70 ma oggi non più. Per fare un confronto con il fumetto italiano, è come se la Bonelli ripudiasse il personaggio della Tigre Nera, tra i maggiori antagonisti di Tex Willer: un principe malese che, dopo essere stato spodestato dai colonialisti inglesi, fondò varie organizzazioni criminali per combattere i bianchi in America. Fortunatamente da noi la cultura è meno soggetta a certi fenomeni di cancellazione, tanto che il disegnatore Claudio Villa, copertinista di “Tex” e creatore della Tigre Nera, in un’intervista alla rivista “Fumettologica” del maggio 2020 spiegò che proprio il principe malese è uno dei personaggi della serie a cui è più legato.

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Uno dei problemi nella comprensione di questo fenomeno sta nel fatto che non è del tutto chiaro se la Marvel e la DC alimentino questa ondata di politicamente corretto o se cerchino piuttosto di adattarsi a qualcosa che era già in atto a prescindere dalle loro decisioni (della serie: è nato prima l’uovo o la gallina?). Il fumettista italiano Leo Ortolani, autore della serie “Ratman”, in un incontro dell’aprile 2014 all’Università degli Studi di Milano spiegò che i Fantastici Quattro, un tempo tra i personaggi più seguiti della Marvel, hanno smesso di avere successo nel momento in cui è venuta a mancare l’istituzione della famiglia come veniva intesa fino a pochi decenni fa.

Ancor meno chiaro è quando l’inclusione di minoranze è dettata da agende politiche e quando da logiche puramente commerciali: nelle serie tv sui Power Rangers, ad esempio, ci sono sempre stati eroi di colore o donne; tuttavia, la prima serie è iniziata nel 1993, quando la fissa per l’inclusione delle minoranze non era diffusa come oggi, e quindi non è chiaro se era dovuto a scelte politicamente corrette o di altro tipo. Stesso discorso vale per il modo in cui viene trattata l’omosessualità: mettendo da parte i supereroi, nel corso dei decenni hanno fatto discutere i comportamenti di celebri personaggi di serie per bambini come Bugs Bunny, che pur essendo fidanzato con la femmina Lola Bunny viene visto sin dagli anni ’50 baciare maschi, spesso nemici che vuole provocare. Difficile dire se si trattasse di un personaggio bisessuale o se fossero solo scherzi goliardici per far ridere.

Pertanto, la diffusione di imposizioni politicamente corrette non va sottovalutato, ma al tempo stesso non va neanche affrontato in maniera superficiale, formulando giudizi affrettati. Occorre studiare questi argomenti in modo scientifico, cercando di comprendere le opere del passato laddove i fautori della cancel culture pensano solo a giudicarle con gli occhi del presente.

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Giornalista pubblicista, ha scritto per le testate MosaicoCultweek e Il Giornale Off. Laureato in Beni culturali (Università degli Studi di Milano) e laureato magistrale in Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale (Università di Parma).