di Daniele Scalea

Un anno e mezzo è trascorso da quando Giuseppe Conte, non a caso esponente del M5S, decise di reagire all’epidemia di covid-19 importando in Occidente un modello cinese, quello del lockdown, che il regime comunista di Pechino aveva trasposto dal piano securitario-repressivo a quello sanitario. Visto tutto ciò che è successo da allora, nessun ulteriore attentato alle libertà riesce più a stupirci; non di meno, è doveroso reagire e resistere. Speranza e i suoi “tecnici” lavorano a una draconiana rivisitazione dei parametri per imporre più restrizioni: se fino ad oggi era sufficiente avere un tasso d’occupazione per pazienti covid del 30% in area medica e del 20% in terapia intensiva per godere di (quasi) tutte le libertà, il ministro di LeU vuole abbassare le soglie rispettivamente a 10% e 5%. Perché? Boh. Lo dice “la Scienza” o forse, più semplicemente, serve ad imporre la “nuova egemonia culturale” di cui vagheggiava il Ministro nel suo libro anche se oggi le terapie intensive sono occupate solo al 2%? Di certo vediamo sempre più rovesciarsi il rapporto tra emergenza e stato di emergenza: non è più il secondo a servire a risolvere la prima, ma la prima a servire per giustificare il secondo.

Nel frattempo, in guisa di Green Pass vaccinale obbligatorio per svolgere attività anche essenziali (vedi infausto “modello Macron” che subito ha conquistato la Sinistra “repressista” italiana, inclusa quella con penna bianca sul cappello), si apre la strada ad un’altra “innovazione” cinese pronta a sbarcare in Italia: il “sistema di credito sociale”. Grazie ai moderni strumenti di sorveglianza (spionaggio informatico, telecamere, programmi di riconoscimento facciale, algoritmi ecc.), il regime comunista cinese riesce a osservare minuziosamente il comportamento d’ogni singolo cittadino e gli assegna un “punteggio”, in base al quale avrà accesso o meno a determinati servizi o potrà subire delle punizioni. “Orwelliano” è aggettivo spesso abusato ma che in questo caso calza a pennello.

Certo: il Green Pass macronianamente inteso riguarda solo la situazione vaccinale di un individuo e serve solo a rendergli impossibile di vivere. Ma è così impensabile, vista la china presa, che un giorno non lontano quel Qr Code possa contenere molte più informazioni sull’individuo cui è assegnato? E che le informazioni raccolte con le telecamere di sorveglianza e altri strumenti di intelligence massiva possano decidere (come accade in Cina) se potrai viaggiare, se potrai iscrivere i tuoi figli alla scuola d’eccellenza, se potrai lavorare ecc. ecc.? La popolazione italiana sembra già predisposta ad un’entusiastica accettazione: così come desidera il Green Pass per punire chi non si vaccina, perché non dovrebbe desiderare il sistema di credito sociale per punire chi genericamente si “comporta male” (a insindacabile giudizio dello Stato)? Davvero siamo così lontani da ciò che Macron e la Sinistra italiana fanno oggi del Green Pass?

Se pensate che siamo lontani, ritornate con la mente a gennaio 2020. Immaginate di dire al voi stesso del passato cosa sarebbe successo di lì a poco. Ci avrebbe creduto? No. Ma è successo lo stesso…

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Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.

Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).

Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.