di Daniele Scalea

A settembre i cittadini italiani saranno chiamati a confermare la riforma costituzionale che taglia il numero dei parlamentari. Fortemente voluta dal M5S, è motivata con l’intenzione di risparmiare ogni anno circa 50 milioni per la Camera e 30 milioni per il Senato. Il rovescio della medaglia è quello ovvio quando si riduce il numero di rappresentanti del popolo democraticamente eletti: il Parlamento italiano diventerà uno dei meno rappresentativi al mondo, vale a dire che per eleggere un deputato o senatore servirà un maggior numero di elettori e, di conseguenza, si ridurrà il potere di scelta del cittadino e si amplierà la distanza tra esso e il suo rappresentante legislativo. Abbiamo già trattato in maniera specifica tale questione.

Per curiosa coincidenza, sempre a settembre ci saranno le prove scritte del concorso per diventare consigliere alla Camera dei Deputati. La camera bassa, che come noto è presieduta da Roberto Fico, esponente del M5S, si appresta infatti ad assumere fino a 300 funzionari, tra consiglieri, documentaristi, segretari, tecnici e assistenti. Sia chiaro: esperti e tecnici, in politica come in qualsiasi altro settore, sono necessari. Tuttavia, sono non meno necessari i parlamentari in una democrazia. Viene dunque da chiedersi perché, se per i parlamentari eletti prevale la valutazione economica (“tagliamoli così risparmiamo”), lo stesso non valga per i tecnici non eletti.

Facciamo due conti. I nuovi consiglieri assunti saranno 38; con retribuzione all’ingresso di 65mila euro e rotti costeranno annualmente poco meno di 2 milioni e mezzo. Siccome la retribuzione aumenta con l’anzianità, fra 10 anni costeranno 5,6 milioni e fra 40 anni 13,7 milioni. L’altro bando già uscito è quello per assistenti parlamentari: 50 posti. Il loro costo all’ingresso sarà di 1,7 milioni, fra dieci anni di 2,5 milioni, fra quarant’anni di 6,9 milioni. Restano da pubblicarsi i bandi per segretari, operatori e collaboratori tecnici e documentaristi. Assumiamo siano complessivamente 200 nuove assunzioni, equamente ripartire tra le quattro categorie, così da poter calcolare uno stipendio medio: il loro costo all’ingresso sarà di 6,8 milioni, dopo dieci anni di 12,8 milioni e dopo quarant’anni di 34,5 milioni. Tiriamo le somme: i nuovi funzionari della Camera voluti da Fico costeranno, annualmente, 11 milioni all’inizio, 21 milioni fra un decennio e 55 milioni fra quarant’anni. Certamente bisogna considerare che, nel frattempo, numerosi tra i 127 funzionari attualmente in organico alla Camera andranno in pensione, ma rimane notevole il raffronto coi 50 milioni da risparmiare anche a costo di ridurre la rappresentanza democratica dei cittadini. Possiamo dire che siamo di fronte al manifestarsi del vero volto di un movimento che, dietro la demagogica maschera dell’anti-politica, cela forse i meno avvenenti lineamenti della tecnocrazia?

A margine, non possiamo poi fare a meno di citare l’articolo odierno de “La Verità”. Francesco Bonazzi e Alessandro Da Rold ci informano che, tra i 500 selezionati per partecipare al concorso da consigliere parlamentare, si trovano l’assistente, due dottorandi e il figlio d’un collega del professore che presiederà la commissione esaminatrice su delega di Roberto Fico – professore che è anche membro del comitato scientifico della fondazione di Luciano Violante e Anna Finocchiaro, ex parlamentari di quello che è oggi il PD. C’è pure un leader dei giovani del PD oggi consigliere d’un ministro di Italia Viva, un membro dello staff di Giuseppe Conte, il nipote dell’ex presidente di una grande azienda pubblica e la figlia del consigliere di un ministro PD.

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Per carità: essere “figlio di” o “collaboratore di” non rende automaticamente né raccomandati né inadeguati al ruolo per cui si è candidati. Ma siccome l’italiano medio è malizioso e pensa sempre male, considerando che arriveranno a fine carriera a guadagnare più d’un parlamentare, potrebbe arguire: non era meglio lasciare ai cittadini la scelta se eleggerli o no?

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Fondatore e Presidente del Centro Studi Machiavelli. Laureato in Scienze storiche (Università degli Studi di Milano) e Dottore di ricerca in Studi politici (Università Sapienza), è docente di "Storia e dottrina del jihadismo" presso l'Università Marconi e di "Geopolitica del Medio Oriente" presso l'Università Cusano, dove in passato ha insegnato anche in merito all'estremismo islamico.

Dal 2018 al 2019 è stato Consigliere speciale su immigrazione e terrorismo del Sottosegretario agli Affari Esteri Guglielmo Picchi; successivamente ha svolto il ruolo di capo della segreteria tecnica del Presidente della Delegazione parlamentare presso l'InCE (Iniziativa Centro-Europea).

Autore di vari libri, tra cui Immigrazione: le ragioni dei populisti, che è stato tradotto anche in ungherese.