di Marco Malaguti

Si è concluso con qualche ora di anticipo il tredicesimo congresso di Alternative für Deutschland tenutosi a Riesa, in Sassonia, a metà strada tra Lipsia e Dresda. Causa dell’imprevisto il conflitto ucraino, che ha finito per rappresentare l’ennesima occasione di scontro tra le due componenti del partito sovranista tedesco: da un lato quella liberalconservatrice, denominata Alternative Mitte (ossia “Centro Alternativo”, AM), prevalente nell’ovest del Paese, e dall’altro quella nazional-identitaria, denominata Der Flügel (l’Ala), particolarmente radicata nell’Est e fresca di successi elettorali alle recenti consultazioni federali.

Virata a destra-est

Prima di dividersi sull’Ucraina, vera e propria patata bollente del momento, i delegati del movimento hanno rieletto la diarchia che già lo guidava. Sia Tino Chrupalla sia Alice Weidel sono infatti stati riconfermati come co-presidenti del partito sconfiggendo i loro rispettivi avversari. Chrupalla, vicino al Flügel, ha sconfitto il moderato Norbert Kleinwächter, mentre Alice Weidel, considerata anch’essa ormai sempre più vicina all’ala radicale del partito, ha agilmente battuto l’altro candidato, Nicolaus Fest, noto però per posizioni ancora più radicali.

Subito dopo sono stati eletti anche i tre vicepresidenti, nelle persone di Stephan Brandner (Flügel), Peter Boehringer (vicino al Flügel) e Mariana Harder-Kühnel (vicina ai moderati). In poche parole, il partito vira decisamente a destra, forte anche dell’indiscutibile vittoria, alle elezioni federali, dei candidati del Flügel (17 eletti ai collegi uninominali dell’Est) contro quelli del Centro Alternativo (nessun eletto nei collegi uninominali dell’Ovest), e la corrente più identitariamente connotata conquista quattro delle cinque cariche in palio.

La risoluzione della discordia

Ma la frattura vera e propria, quella che ha portato il congresso a chiudersi in anticipo, ha riguardato la risoluzione “Europa neu denken” (“Ripensare l’Europa”), preparato dal leader di AfD in Turingia Björn Höcke. Essa contiene posizioni che il Centro Alternativo giudica inammissibili. Il documento (pagina 8) include anche i consueti richiami all’identità tedesca e alla lotta all’immigrazione di massa, temi sui quali nel partito esiste un consenso tutto sommato condiviso; ha però fatto discutere per quanto riguarda il suo orientamento geopolitico. In particolare, due sono i passaggi che hanno seminato zizzania.

Il primo (pp. 12-36), accennando alla crisi in corso in Ucraina, sottolinea come ormai gli interessi degli Stati Uniti e quelli della Europa, e di conseguenza della Germania, non siano più sovrapponibili. In questo scenario, il futuro che si profila è quello dello scontro tra grandi blocchi culturali (Kulturräumen) quali Stati Uniti e Repubblica Popolare Cinese, nel quale l’Europa, ora come ora, non potrebbe essere altro che il teatro di un conflitto nucleare. La definizione di “blocchi culturali”, che ricorda il concetto celeberrimo di “civiltà” (e di scontro tra esse) teorizzato da Samuel Huntington, richiama però, differentemente dalle teorie del politologo statunitense, all’esigenza di un’Europa strategicamente autonoma dagli Stati Uniti e dai loro interessi geopolitici. L’Europa avrebbe quindi bisogno, secondo Höcke, di trovare un suo modus vivendi non solo in termini di riscoperta culturale delle proprie radici, ma anche in termini di proiezione geopolitica, in modo da generare un polo europeo forte “che possa proteggerci” (“einen starken europäischen Pol in der multipolaren Weltordnung, für ein Europa, das uns schützt”, pp. 30-31). Posizioni, queste, sgradite ad Alternative Mitte, che invece è scettica, per non dire fermamente ostile, all’idea di costituire un polo alternativo all’alleanza atlantica.

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Ma la vera pietra dello scandalo è la posizione del Flügel in merito ai rapporti con la Russia, che dovrebbero configurarsi, secondo il documento, in un equilibro (Ausgleich) con Mosca (pp. 166-172). A ingenerare polemiche è, ancora prima di quello che il documento contiene in questi punti, l’assenza di qualsiasi parola di condanna nei confronti delle azioni della Russia e del presidente Vladimir Putin. Il documento analizza infatti la situazione, peraltro senza mai usare la parola “guerra”, secondo una prospettiva freddamente realista, focalizzata esclusivamente sugli interessi geostrategici della Germania e dell’Europa. Quest’ultima, e Berlino con essa, dovrebbe ricercare relazioni paritarie e mutualmente vantaggiose non solo con Mosca ma con l’intera Unione Economica Eurasiatica (che oltre alla Russia comprende anche Bielorussia, Kazakistan e Armenia). Per quanto riguarda l’Ucraina, il documento sostiene come essa debba essere neutrale e interpretare il ruolo di Stato-ponte (Brückenstaat) non allineato, in una posizione di neutralità che sembra ricordare quella dell’Austria o della Finlandia durante i decenni della guerra fredda.

Una posizione vicina, per non dire assolutamente congruente, con quella proposta da Putin alla vigilia dell’intervento militare contro Kiev; un fatto, questo, che ha scatenato polemiche non solo da parte del Centro Alternativo, ma anche dal resto dell’arco parlamentare tedesco, con l’eccezione della Linke.

Una tregua temporanea

I delegati del Centro Alternativo, con un forte fuoco di sbarramento dialettico, hanno attaccato la risoluzione, giudicandola “contenutisticamente tossica” e “linguisticamente inquietante”, chiedendone lo stralcio da parte dell’assemblea – istanza però respinta dal 55% dei delegati. Chrupalla e Weidel, intervenendo per gettare acqua sul fuoco assieme al presidente onorario Alexander Gauland, hanno fatto presente che il documento contiene effettivamente alcune frasi da rivedere, ma che nel complesso “va nella giusta direzione”. Chrupalla ha inoltre ammonito che un documento così importante come Europa neu denken non dovrebbe essere approvato da una maggioranza troppo risicata come quella che si stava profilando al congresso, proponendo quindi di inviarlo al più ristretto Consiglio di Amministrazione Federale, che avrà il compito di riadattarlo collegialmente per poterlo approvare con una base più ampia al prossimo Parteitag.

Con un clima ormai avvelenato dalle polemiche, poco più della metà dei delegati di Riesa, il 56%, ha votato quindi per interrompere in anticipo il congresso, onde non estendere i malumori generati dalla discussione sull’Ucraina anche ad altre tematiche, con un effetto deleterio sull’unità del partito. Probabilmente assisteremo, quindi, ad un nuovo Parteitag tra qualche mese (il quattordicesimo in poco meno di otto anni di storia del partito), nel quale vecchie e nuove questioni saranno regolate.

Nel frattempo, su due partite, Höcke e gli identitari ne incassano una e mezzo.

Marco Malaguti
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Ricercatore del Centro Studi Machiavelli. Studioso di filosofia, si occupa da anni del tema della rivalutazione del nichilismo e della grande filosofia romantica tedesca.