Forti preoccupazioni si sono diffuse in Italia, perlomeno tra gli addetti ai lavori, da quando in Cina è stato introdotto il sistema del credito sociale. In pratica, il comportamento di tutti i cittadini viene registrato dagli algoritmi, e avere mostrato segni di dissenso nei confronti del regime può portare a sanzioni o multe nel migliore dei casi, nel peggiore alla privazione di diritti fondamentali. Vista la crescente diffusione di tecnologie legate alla sorveglianza e al prevalere nell’ultimo periodo della tecnocrazia sulla democrazia parlamentare, c’è chi teme che ciò non rappresenti una parentesi, ma un modello destinato a imporsi anche da noi nel lungo termine. Tali preoccupazioni sono state espresse dal giornalista e scrittore Mario Arturo Iannaccone nel suo romanzo La Fuga, edito in allegato al mensile cattolico “Il Timone”.
La storia è ambientata nella Milano del futuro. I coniugi Marco e Silvia Miliani vivono assieme ai due figli, Elisabetta “Betta” e Matteo, in una società dove la libertà di espressione è stata di fatto eliminata, in cui la popolazione viene suddivisa in delle specie di caste sulla base di quanto sono attenti alle energie sostenibili, al linguaggio politicamente corretto e più in generale a ciò che il governo gli chiede di rispettare. Coloro che ubbidiscono in maniera più acritica ottengono ricchezze e privilegi, chi non si adegua si vede imporre dall’alto crescenti restrizioni e obblighi, e in alcuni casi estremi viene spinto a suicidarsi. Soffocati da questo clima, i Miliani decidono di provare a fuggire da quello che viene chiamato lo “Stato Corretto”, per dirigersi in un luogo dove potranno vivere liberi da questo sistema totalitario, dovendo superare non pochi ostacoli lungo il percorso.
I riferimenti ad altri romanzi distopici non mancano: oltre a 1984 di George Orwell, si possono fare molti parallelismi con il futuro immaginato da Aldous Huxley nel suo Il mondo nuovo, dove la fede nel progresso tecnologico aveva sostituito la religione e le persone avevano come unici obiettivi il lavoro e il perseguimento del piacere. Altro riferimento sta nel fatto che, così come Huxley aveva immaginato uno spazio naturale rimasto incontaminato, allo stesso modo nell’Italia rurale del futuro immaginato da Iannaccone possono sopravvivere residui del mondo precedente alla tirannia del credito sociale: un mondo con uno stile di vita imperfetto, ma tutto sommato migliore di quello nato con l’avvento delle nuove tecnologie. E così come in 1984 erano i bambini ad essere i più radicalizzati dall’indottrinamento di Stato, allo stesso modo ne La Fuga i giovani nati nella nuova Era accettano in maniera più scontata i dogmi, dalla sorveglianza di massa alla sessualità fluida, rispetto a chi ha vissuto nel mondo precedente.
Nel romanzo si trovano anche molte citazioni e riferimenti ad eventi accaduti negli ultimi anni o a personaggi più o meno famosi. L’acida e bacchettona maestra di Betta di cognome fa Lorenzin, mentre il miglior amico della famiglia Miliani si chiama Aldo Visalli, ispirato al già vaticanista della Rai Aldo Maria Valli. Vi sono poi dei riferimenti, ad esempio, agli eventi accaduti in seguito alla diffusione del coronavirus, nonché all’assalto al Campidoglio USA del 2021 e allo “sciamano” Jake Angeli.
In merito a questo e ad altri eventi, l’autore sembra sostenere l’idea che essi siano stati sfruttati dai progressisti per reprimere il dissenso prendendo di mira chiunque non la pensasse come loro, senza distinzioni. Un’idea, questa, che è stata sostenuta anche dal giornalista americano Glenn Greenwald, noto per aver essere stato colui che ha reso pubblici sul “Guardian” i documenti sui sistemi di sorveglianza della CIA trafugati da Edward Snowden. Dopo l’assalto al Campidoglio, Greenwald espresse nella sua newsletter sulla piattaforma “Substack” la tesi secondo cui l’amministrazione Biden avrebbe sfruttato i fatti del 6 gennaio per limitare le libertà individuali e aumentare il controllo, allo stesso modo in cui Bush fece dopo l’11 settembre. Una tesi simile fu sostenuta anche dal presidente del Centro Studi Machiavelli, Daniele Scalea, su questo stesso blog.
Nel romanzo di Iannaccone molti parallelismi tra il futuro immaginato e il nostro presente appaiono assai inquietanti. Ma in un certo senso, è questo che fanno le opere distopiche davvero riuscite: spaventare proprio per metterci in guardia su ciò che potrebbe accadere, e sul prezzo che potremmo essere costretti a pagare se non reagiamo in tempo.
Giornalista pubblicista, ha scritto per le testate Mosaico, Cultweek e Il Giornale Off. Laureato in Beni culturali (Università degli Studi di Milano) e laureato magistrale in Giornalismo, cultura editoriale e comunicazione multimediale (Università di Parma).
Bell’articolo. L’ho già letto e concordo che quanto raccontato nel libro fa temere per il futuro. È un romanzo distopico, ma non si discosta molto da ciò che sta accedendo e che accadrà se l’ingranaggio non si bloccherà.
Unica cosa, io l’ho acquistato su Amazon, non è allegato alla rivista Il timone.
Intendevo dire ciò che sta accadendo…