I talebani non sono cambiati. E l’Afghanistan tornerà santuario del terrorismo
Non ha neanche senso interrogarsi sulla possibilità che l’Afghanistan torni ad essere un santuario del jihad globale, perché i fatti recenti sono più che eloquenti.
Non ha neanche senso interrogarsi sulla possibilità che l’Afghanistan torni ad essere un santuario del jihad globale, perché i fatti recenti sono più che eloquenti.
All’interno di un Paese in cui sono assenti gli ingredienti propri del patriottismo, l’esercito afghano, addestrato per anni dalle truppe occidentali, ha scelto di arrendersi senza colpo ferire.
Da più parti, anche tra i cosiddetti populisti sovranisti, si chiede che gli afgani che sognavano una vita diversa non vengano lasciati nelle mani dell’orda talebana. Benissimo. Quali sono le soluzioni?
Quale sarà la nuova declinazione della ideologia necessaria per dare lustro alla volontà di potenza del Quarto Impero? Probabilmente l’ideologia verde della transizione alle rinnovabili.
I leader talebani hanno già proclamato l’Emirato islamico e tra i primi a congratularsi con loro non poteva che esserci Hamas. Sul lato turco della Fratellanza non sono mancate le aperture di Erdogan ai talebani.
Nel mondo globalizzato anche i problemi diventano inevitabilmente globali: è impensabile, oggi, che i seimila chilometri che ci separano da Kabul possano tenerci al riparo dalle conseguenze del ritorno dei talebani al potere.
La crisi tra Italia ed Emirati è seria e rischia di costare molto caro al nostro Paese, sia sul piano politico-strategico, sia su quello economico. Grazie alle linee prettamente ideologiche dettate da Di Maio e compagni, l’Italia rischia grosso e bisognerà lavorare in fretta se si vuole evitare il disastro.
Gli Emirati Arabi hanno chiuso lo spazio aereo al Boeing 767 dell’Aeronautica militare con a bordo tutta la stampa italiana diretta a Herat, Afghanistan, per partecipare alla cerimonia dell’ammainabandiera del tricolore presso la base di Camp Arena.
Sconfitta. Ritirata. Vergogna. Basterebbero queste tre parole degne della Conferenza di Monaco per descrivere l’imminente fuga dall’Afghanistan dell’Occidente a guida statunitense. Tale guida iniziò nel 1941 con l’approvazione della legge "Affitti e Prestiti" ed oggi appare quanto meno stanca.