DEBITO PUBBLICO. Un macigno sulla sovranità nazionale
La storia del debito pubblico italiano, dalla nascita dello Stato unitario fino ai giorni nostri. Quali soluzioni esistono per risolvere questo problema?
La storia del debito pubblico italiano, dalla nascita dello Stato unitario fino ai giorni nostri. Quali soluzioni esistono per risolvere questo problema?
La nota del ministero delle Finanze non aggiunge nulla a quanto già noto sul MES mentre non affronta alcuni aspetti assai problematici della riforma tra i quali l’impatto sulla sostenibilità del nostro debito. La riforma infatti mette il nostro debito pubblico alla mercé delle dichiarazioni del Fondo europeo.
L'economia italiana, dopo il drammatico crollo del PIL del 2020 in piena crisi pandemica ed il significativo, ma pur sempre parziale recupero del 2021, sta attraversando una fase molto delicata, nella quale la crescita del PIL sta perdendo slancio e si sta ridimensionando rispetto alle previsioni del Governo e dei maggiori analisti.
Il libro analizza gli ultimi cinquant'anni cercando di leggere tra le righe degli eventi e spiegare come e perché sia mutata la società. Imprescindibile per lo studioso di cose americane, interessante e prezioso anche per gli altri.
Che la triste vicenda diventi uno scandalo nazionale che occupa i titoli di giornali ed il dibattito pubblico, è segno del pessimo livello della situazione che viviamo. Forse il “chiacchiericcio indignato” serve anche ad evitare di parlare di ben altri scandali.
In estrema sintesi l’accordo del 21 luglio è rilevante primariamente sotto l’aspetto politico e simbolico (si pensi alla mutualizzazione del debito), ma di limitato impatto sul ciclo dell’economia e sull’Italia, tardivo nonché munito di una governance discutibile.
La somma della garanzia della BCE e dei rendimenti offerti importa una elevata domanda per i nostri titoli ad un tasso comunque ragionevole. È una finestra temporale di opportunità per lanciare sul mercato nuove emissioni con lunga durata e rastrellare mezzi finanziari dei quali avremo un gran bisogno in futuro.
Il reshoring manifatturiero e societario, da stime basate sui dati storici e su analisi comparative, potrebbe portare un contributo incrementale annuo al nostro PIL di almeno 20 miliardi di euro nel 2021 e di almeno 100 miliardi al termine di un programma quinquennale.
Il rimpatrio produttivo e societario rappresenta per l'Italia una opportunità ed anche una necessità, che può valere ben 377.000 nuovi posti di lavoro e 120 miliardi di PIL aggiuntivo.