Ormai da tempo negli Usa è in atto un deciso, consistente ed inesorabile processo di reshoring sul territorio nazionale e rilocalizzazione in “Paesi amici” delle aziende e delle filiere ubicate a suo tempo in Cina e considerate strategiche per l’economia e la sicurezza nazionale.
Per cercare di mitigare nel medio-lungo termine gli effetti della delocalizzazione, il Governo francese ha messo tra le priorità del recovery plan post pandemico tutta una serie di iniziative e di misure mirate a favorire il reshoring ed il back-reshoring di singole realtà produttive e di intere filiere
Il rimpatrio produttivo e societario rappresenta per l'Italia una opportunità ed anche una necessità, che può valere ben 377.000 nuovi posti di lavoro e 120 miliardi di PIL aggiuntivo.
Nel contesto della crisi economica implementare una seria strategia di reshoring è una necessità e può rappresentare per il nostro Paese una grande opportunità, perché ci consentirebbe di riportare in Italia aziende e stabilimenti produttivi localizzati (o a suo tempo delocalizzati) in altri paesi europei ed extra europei.
Lo smart working è una buona cosa ma contiene anche rischi. Dislocare smart working nel Far East non è oggi un’idea facile, ma l’Europa ne è attratta comunque. Per vari motivi: economici, strategici, politici.
Dagli anni '80 la ristrutturazione economica, fatta di delocalizzazione e precarizzazione del lavoro, ha provocato gravi danni al tessuto industriale e sociale dell'Italia. Lo Stato, giocando a fare il super partes, è rimasto impotente: ora serve una politica industriale.
