Decifrare la posizione di Putin nell’intervista a Tucker Carlson
L'intervista rilasciata dal presidente russo Putin al giornalista statunitense Tucker Carlson va letta in filigrana, cogliendo aspetti non immediatamente evidenti.
L'intervista rilasciata dal presidente russo Putin al giornalista statunitense Tucker Carlson va letta in filigrana, cogliendo aspetti non immediatamente evidenti.
Bisogna dismettere la chiave di lettura ideologica o, se si preferisce, valoriale, e analizzare il conflitto come uno scontro tra le politiche di potenza di due blocchi contrapposti, con interessi diversi e difficilmente conciliabili.
Ci sono due personaggi, uno storico ed uno vivente, che a prima vista non condividono praticamente nulla. Vi sono, tuttavia, anche delle similitudini che, col passare delle settimane, appaiono sempre più interessanti e, da un certo punto vista, inquietanti.
La Destra italiana fatica a tematizzare, alla luce della guerra oggi in atto tra Ucraina e Russia, la propria posizione politica, presente e passata, riguardo alla Federazione Russa e al suo presidente.
Alla luce dell’evolversi della situazione interna bielorussa e della necessaria unità della Civiltà europea di fronte alla minaccia cinese, è la Russia stessa ad avere tutto l’interesse ad un cambio di leadership a Minsk, purché le si conceda di mantenere la Bielorussia nella sua sfera d'influenza.
Un eventuale annullamento delle sanzioni economiche internazionali non farebbe che migliorare la predisposizione generale della Russia verso l'Occidente e favorirebbe la nascita di alternative più compatibili con gli ideali europei. La discriminazione porta rancore e aumenta le incomprensioni.
Una finestra di opportunità per l'Italia si è aperta con la richiesta del GNA all'Italia di sminare l’aeroporto internazionale appena riconquistato e che dovrà essere ricostruito da un consorzio italiano. È un piccolo progetto ma forse è l'ultima occasione per l'Italia di svolgere un ruolo in Libia.
Comunismo e liberalismo, accomunati dall'economicismo, fin dagli anni '90 hanno entrambi fallito la prova dell'immigrazione di massa, ignorando che le identità solide dei nuovi venuti non sarebbero state piegate dalla società dei consumi.
Greta è appoggiata dall’upper-class occidentale, è neutrale nei confronti dei colossi iperinquinanti d’Oriente, propone politiche che si tradurrebbero in un salasso per i ceti medio-bassi d’Occidente. Per cui si ripropone la domanda: cui prodest? A chi giova il movimento di Greta?